Cosa e dove ci perdiamo?

O divino Spirito,
per le nostre vele cadenti o ripiegate sull’abitudine,
sii vento impetuoso che sospinge
verso l’avventura e il largo della vita.
Per noi, sordi per comodo ai tuoi richiami,
sii rombo e tuono possente.
Per noi, abituati alla monotonia
delle scuse e dei compromessi,
sii novità, fantasia e rischio d’amore.
Per noi, indifferenti e glaciali
in un mondo come l’attuale,
che ha tanto bisogno di calore,
sii irresistibile fuoco
che scioglie, purifica e divampa.
Per noi, pavidi e calcolatori,
vecchi, stanchi e disperati,
sii coraggio, o santo Spirito,
capacità di dono senza misura,
giovinezza, ristoro e speranza.
Per noi, ossa inaridite, immobili e morte,
sii carne, dinamismo e vita,
o Spirito di Dio.
Amen.

(Lanfranco Agnelli)

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,35-40)

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

È sempre un po’ riduttivo leggere a piccoli brani quotidiani quell’unico discorso nato attorno al segno del pane moltiplicato e condiviso. Il capitolo sesto del vangelo di Giovanni è un unico discorso attorno al pane di vita. Il rimando, nell’ascoltare queste parole, è sempre a quel gesto di Gesù che prende il pane, rende grazie e condivide. Sarà pure il gesto dell’ultima cena; sarà il gesto di ogni comunità che lo ripeterà in memoria di Lui nel celebrare l’Eucarestia e nel vivere la carità.

Lo si è detto già altre volte: c’è una conoscenza che passa proprio attraverso la bocca. I piccoli, nella loro esplorazione del mondo, conoscono ciò che è buono e ciò che non lo è, portando alla bocca. Per noi è scontato dire questo è buono, commestibile e questo non è buono, è velenoso. E così è necessario che un bambino, mentre esplora il mondo, lo esperisce e ne fa conoscenza, sia accompagnato da qualcuno che lo aiuti a comprendere. Non vi nascondo che a volte, mentre mangio, mi perdo in simpatici pensieri di riconoscenza verso quegli esseri umani che per primi hanno provato ad assaggiare un cibo senza sapere se fosse buono o velenoso. 

La conoscenza del bene e del male, della vita e della morte passa anche attraverso l’arte di mangiare. Il discorso di Gesù attorno al pane della vita si fa dunque altamente simbolico. È pane che fa bene alla vita ciò che so riconoscere come dono e ciò che so condividere con gli altri. Dove non c’è riconoscenza, dove non si è più in grado di accorgerci che ciò che siamo è sempre dono e frutto di lavoro altrui, lì iniziamo a perderci fino a morire. E ciò che non sappiamo condividere è già destinato a perire. Ecco dunque il pane della vita: ciò che riceviamo e ciò che doniamo. Il pane diventa allora segno della nostra capacità di vivere in comunione con Dio, in quanto da Lui tutto proviene, e della capacità di vivere in comunione con i fratelli. 

Ho trovato un piccolo racconto sapienziale che può esserci utile a comprendere dove e come facilmente perdiamo il senso della vita e ci incamminiamo verso smarrimento e morte. Ecco il racconto:

Quando il popolo di Dio entrò nella terra promessa disse: «Che buono Dio!». E danzò e tacque di stupore.
Il secondo giorno disse: «Che buono Dio che ci ha dato la terra!» e cantò e guardò con gioia il cielo e la terra.
Il terzo giorno disse: «Che buona la terra che Dio ci ha dato!» e guardò con piacere la terra e il cielo.
Il quarto giorno disse: «Che buona la terra!»; e guardò con avidità la terra. 
Il quinto giorno tacque, dimenticò il Padre e guardò con avidità il vicino.
Nel sesto giorno ognuno cominciò a litigare con il fratello, per ampliare i propri confini. Così ebbe inizio – e continuò – tutto ciò che leggiamo nei libri di storia e sui giornali: furti e omicidi, imbrogli e menzogne, violenze e ingiustizie, oppressioni e mali di ogni tipo. Il giardino diventò deserto e tutti furono in esilio, senza terra, senza Padre e senza fratelli.

Appare più chiaro il riferimento a quel dono che è per noi l’aver conosciuto Gesù Cristo, l’aver fede in lui. Certo, a volte sembriamo vivere come se non l’avessimo mai incontrato, come se di lui non avessimo mai ascoltato una parola o visto un gesto. Si comprende come la vita di Gesù, fedele spiegazione della volontà di Dio, è simboleggiata e riassunta nell’immagine del pane ricevuto da Dio e condiviso. Non è dunque impossibile risorgere qui ed ora. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Che pure si potrebbe tradurre: e io lo risusciterò fino all’ultimo giorno.

Ti benediciamo, altissimo Dio,
Signore della misericordia,
che per noi continuamente operi
cose grandi e inscrutabili.
Ti ringraziamo
perché non ci hai fatto perire
per le nostre disobbedienze,
ma ci hai trattati con amore e affabilità.
Illumina gli occhi del nostro spirito
e scuoti la nostra mente
dal profondo sonno della tiepidezza;
aprici la bocca e riempila della tua lode
cosicché possiamo, senza distrazioni,
cantare, inneggiare e confessare te,
Padre senza principio,
con il tuo Spirito tutto santo,
buono e datore di vita,
ora e sempre e per i secoli dei secoli.

(San Basilio Magno)


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Piccoli Pensieri (1)

Savina

Rifletto sul pane e rifletto su tutti i mali spirituali dell’umanità.
Il pane… la sua mancanza ha sempre provocato, anche ai nostri giorni, rivolte e rivoluzioni, la sua mancanza provoca violenza, la sua mancanza evidenzia grosse ingiustizie.
E ben lo sapeva Gesù, che ha scelto proprio il pane come simbolo per spiegare la sua missione.
Taumaturgo dei nostri mali, soprattutto quelli dell’anima, non con alti discorsi filosofici, ma con il segno del Pane…
Perché per quanto sia preparato in cento, mille forme diverse, il primo gesto che si fa con il pane è quello di spezzarlo… dobbiamo solo fare il passaggio successivo, cioè condividerlo, un passaggio che, purtroppo, non abbiamo ancora imparato nonostante gli insegnamenti di Gesù.
In questi giorni leggiamo, dagli Atti degli Apostoli, gli inizi della Chiesa che agiva proprio sulla condivisione.
Spiace aver visto come le vicende siano andate molto diversamente e sembriamo incapaci di seguire l’esempio di Gesù.
In questi giorni, poi, di fronte a quello che sta succedendo, devo constatare che alla base di tutto ci sono ancora interessi economici che fanno gola a tutti, in quella terra contesa che dicono sia ricca di minerali e terre rare indispensabili all’elettronica.
Quando impareremo a condividere quello che ci è stato donato con la creazione?
Chiedo al Signore di aiutarmi a sperare che ciò che Lui ci ha detto si possa realizzare.

4 Maggio 2022

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