Disvelamenti
(At 19,1-8 / Sal 67 / Gv 16,29-33)
Dal giorno in cui ti abbiamo incontrato
il nostro cuore fu colmo di pace.
In Te crediamo, Unico Bene.
Mai vogliamo dimenticare la Luce contemplata.
Vogliamo portarti sempre con noi,
non volgiamo lasciarti mai fuori del cuore.
(da «Il libro della preghiera universale» a cura di Giovanni Vannucci)
Dal Vangelo secondo Giovanni (16,29-33)
In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
Tutto quanto aveva annunciato – che cioè il Figlio dell’uomo doveva soffrire, morire e risorgere – stava di lì a poco per compiersi. La croce sarà l’avvenimento in cui Gesù – con la sua stessa vita – parlerà senza veli, senza più parabole, senza più similitudini. Quell’amore di Dio fatto della più totale misericordia rimarrà la parola definitiva: una rivelazione chiara che tuttavia all’uomo è sempre difficile da comprendere. La croce è l’ora in cui Gesù non parlerà più in modo enigmatico: queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre (Gv 16,25).
L’ultima similitudine che dovette mandarli in confusione nell’ora della morte, faceva riferimento al travaglio d’un parto: «La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo» (Gv 16,21). La croce divenne così il breve tempo del travaglio di una comunità che stava per venire alla Luce. Non saranno eliminate tribolazioni, sofferenze e solitudine ma si faranno avanti fede, pace e coraggio.
Non provò risentimento di alcun tipo nello scoprire che i suoi discepoli lo abbandonarono. Assomigliarono per un attimo a pecore senza pastore, ma anche questo smarrimento dei suoi seppe ricondurlo alle parole dei profeti, parole già scritte e che dovevano solo avverarsi. Che bisogno ebbero i discepoli scrivendo i Vangeli di sottolineare la loro paura, la loro incapacità di stargli accanto, le loro fughe e i loro abbandoni? Fu proprio nell’ora dei loro abbandoni che scoprirono la Sua fedeltà. Il Padre è con me, disse Gesù. Forte di questa vicinanza, di questa presenza, Egli non fuggì l’ora della passione testimoniando la medesima vicinanza in favore dell’uomo. Nessun rimprovero, nessuna insinuazione che possa far nascere il benché minimo senso di colpa nei suoi. Il Risorto non farà alcuna allusione all’ora dell’abbandono dei suoi discepoli ma donerà semplicemente la pace della sua presenza.
Mio Dio,
quando pronuncio il tuo Nome,
il tempo scompare.
Il tuo Nome è eterno,
pronunciato in tutte le lingue.
Chi è preso dal tuo amore,
dimentica il proprio essere.
Creasti il corpo e l’anima,
l’universo intero è opera tua,
le ricchezze della terra sono tue,
o scrigno di magnanimità.
Tutte le lingue cantano la tua bontà,
i tuoi giardini e le tue vigne sono in fiore.
Mio Dio,
le rose che tu hai guardato
non appassiscono mai.
Chi non è immerso nell’oceano del tuo amore,
chi non ha visto la tua bellezza
non è ancora nato al mondo.
(Yunus Emré)
Quello che Gesù ha predetto ai discepoli, quello che è poi successo, è lo specchio di quello che succede anche oggi a noi.
Un momento di preghiera ispirata, un incontro speciale e ti senti in pace.
Ma subito dopo, una difficoltà, un dolore, e ti senti solo, lontano, abbandonato.
“Vi ho detto questo perché abbiate pace in me”… nel Vangelo c’è la Sua risposta e la sua promessa.
Questo mi fa anche comprendere che c’è sempre un modo nuovo di leggere e meditare la Parola di Dio, anche se ci sembra di averla già letta tante volte.
“Il Padre è sempre con me”, però nel momento supremo si chiederà perché è stato abbandonato…E comunque rende l’anima al Creatore. Un suggerimento per chi dispera, per chi in questo momento ha paura ed è solo e ha perso tutto: Dio non abbandona MAI anche se a volte ci pare di sì. È parso così anche suo Figlio, e poi è resuscitato.
Vieni, Santo Spirito!
Cada il velo dai nostri occhi
Si squarci il velo del nostro cuore
????Santa Maria,
Madre della vera Fede,
prega per noi
Alla luce di questa riflessione è diverso anche il ripensare alle pagine della passione… C’è un tassello in più, mai colto a dovere prima, che fornisce un senso nuovo al tutto. Gesù sa che “cadranno” e li lascia cadere, li lascia esperire la fragilità delle loro promesse orali davanti ai timori reali. Lo sapeva da prima, ad alcuni l’aveva annunciato, ma non si oppone alla caduta nè la condanna, restano comunque “i suoi” cui vuol bene. È questo, capisco ora, il segno più grande, disseminato appena prima di compiere l’atto supremo di offrirsi in sacrificio. Grazie per avermi aiutata a capirlo!