Nel segreto… una comunione
(2Re 2,1.6-14 / Sal 30 / Mt 6,1-6.16-18)
Quella preghiera
che palpita segreta
nel profondo del cuore
e non s’è ancora vestita di parole,
Tu già conosci.
(Isabella Cinti)
Dal Vangelo secondo Matteo (6,1-6.16-18)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Un mese fa circa, iniziando a leggere il libro di Pablo d’Ors «L’oblio di sé» interamente dedicato alla figura di Charles de Foucauld, mi ero ripromesso di trascriverne le parole che seguono e che sembrano fare eco al brano di Vangelo che oggi meditiamo.
«Quando qualcuno mi domanda cosa deve fare per incontrare Dio, la mia risposta è sempre la stessa: prega, digiuna; e non mi limito a dirlo, ma prego e digiuno insieme a lui, perché all’inizio difficilmente ci riuscirà da solo. Non si deve mai dire a qualcuno di pregare o digiunare se non si è disposti a pregare e digiunare al suo fianco. Anzi: dirlo e non farlo potrebbe essere controproducente.
Dio si rivelerà a qualsiasi uomo o donna di questo mondo, se avranno pregato e digiunato; e sfido chiunque la abbia fatto ad affermare il contrario. Dio non oppone resistenza di fronte a chi dimostra una tale disposizione d’animo. Il problema non è mai la resistenza di Dio; è piuttosto l’uomo che si nega a scoprirlo o, il che è lo stesso, che disdegna il digiuno e la preghiera.
Il silenzio e la sobrietà, sarebbe a dire la preghiera e il digiuno, sono il metodo migliore che l’uomo ha per trovare se stesso. Eppure, c’è qualcosa in noi che ci spinge a cercare la compiutezza percorrendo il cammino opposto. E così, per esempio, rinunciamo a fissare la nostra dimora in luoghi silenziosi per vivere in città rumorose e stordirci di ogni tipo di rumore. Allo stesso modo, invece di essere sobri e morigerati, ci gettiamo avidamente su qualsiasi cibo o bevanda, oggetto o sostanza con cui stordire i nostri sensi e confondere il nostro spirito. L’uomo si realizza nella semplicità. […] Quanto più consideriamo importante ciò che intendiamo realizzare, tanto più dovremmo pregare e digiunare. Senza la preghiera e il digiuno, ci sono sempre troppo rumore e troppa avidità. E il rumore più tenue e l’avidità più piccola sono – questa è la mia esperienza – i principali ostacoli per la conquista della felicità.
Quando mi chiedono cosa bisogna insegnare ai bambini a scuola, la mia risposta è sempre la stessa: insegnate loro a digiunare, a meditare. L’anima non può rinvigorirsi senza questi due esercizi e, anzi, qualsiasi religione o spiritualità consiste, soprattutto, nel praticarli in maniera rigorosa e continuata. Do per scontato che il mondo faticherà a comprendere queste affermazioni, ma non importa.
Di sicuro non mancherà chi, nel leggere quanto scritto mi considererà esagerato. Da parte mia, gli direi che chiunque ama sa che l’amore è sempre esagerato, non esiste amore senza esagerazione. E non mancherà nemmeno chi giudicherà radicale quanto, molto succintamente, ho appena esposto: persone inclini a immaginare che, se seguiranno i miei consigli, saranno vittime del fanatismo e dell’insensatezza. A questa obiezione ribatterei sostenendo che credere fermamente in ciò che si è sperimentato non significa affatto essere un fanatico. Nella società d’oggi abbiamo raggiunto un livello tale di confusione che tendiamo a considerare fanatismo una presa di posizione decisa a favore di una determinata verità. Solo se impediscono di amare il prossimo, una verità o una morale possono essere tacciate di fanatismo. Perché la verità, senza l’amore, è soltanto un idolo. E perché, per quanto duri siano stati il mio pregare o il mio digiunare, non mi hanno mai impedito di comprendere e amare i miei simili.
[…] Quanto più mi astengo dal digiunare e dal pregare, tanto più Dio mi appare lontano e vago; da ciò si deduce che la sensazione della Sua presenza è direttamente proporzionale al mondo e all’intensità di queste pratiche, da me adottata non appena ne ho scoperto gli enormi e folgoranti benefici. Dopo pochi mesi dedicati a meditare seriamente, mi sono accorto che era in corso in me una trasformazione. Ovvia, era bastato impormi di mangiare un po’ memo perché il mio appetito aumentasse e io cadessi preda di voglie e capricci irresistibili. Ma contrariamente a quanto si crede, il primo giorno di digiuno è molto più duro del secondo, il secondo del terzo, il terzo del quarto, e così via. Quindi non ho dovuto fare chissà quali sforzi per iniziarmi alla sacra pratica del digiuno, emblema – come la preghiera – della mia capacità di dominare i desideri e della mia sottomissione alla volontà di Dio.
[…] Vorrei anche parlare del misero di Dio, poiché, in fin dei conti, è quello in cui mi imbatto quando prego e digiuno. E così, dunque, parlerò di come Dio mi ha chiamato, mi ha guidato e plasmato; e di come io non gli ho prestato ascolto, preferendo le mie vie alle Sue, sprecando la grazia che Lui ha sempre riversato su di me».
Io grido verso di Te,
Signore mio Dio.
Io invoco il tuo Nome santo,
ma non riesco ad afferrarti!
Signore mio Dio,
tu sei più grande delle nostre parole,
più silenzioso dei nostri silenzi,
più profondo dei nostri pensieri,
più elevato dei nostri desideri.
Donaci o Dio,
così grande e così vicino,
un cuore vivente,
degli occhi nuovi,
per scoprirti e accoglierti
quando vieni a noi.
(Francesco di Sales)
…Quando mi chiedono cosa bisogna insegnare ai bambini a scuola, la mia risposta è sempre la stessa: insegnate loro a digiunare, a meditare..
Queste parole, e anche dove si dice della difficoltà di trovare il silenzio, del meditare, nelle città frastornanti, mi hanno ricordato un testo letto di ricette che ho cercato e ritrovato.
Ecco cosa scrive nel suo libro
“Ma dove vanno le parole” Chandra Candiani, poetessa , che ha tenuto seminari di poesia nelle scuole elementari di Milano, a proposito dell’insegnare il silenzio,e quindi il meditare come ascolto, nelle scuole:
“Inizio spesso i miei seminari con il tema del silenzio. Perché i bambini conoscono perlopiù il silenzio teso, il comando a cui si obbedisce facendosi piccoli, raggrinzendosi. E invece cerco di trasmettergli un silenzio che allarga, il piacere del silenzio che è ascolto di sé, del mondo, dell’altro, della sinfonia di cui facciamo parte. È con meraviglia che scoprono il mondo che il silenzio rivela. E alla fine gli dico: ora vi do un compito che dura tutta la vita. E loro abbassano le orecchie, Ma quando dico: ascoltare il silenzio, farci tana, aspettare lì le parole, ridono. E una volta una bambina cingalese mi ha chiesto avvicinandosi a me fino a poter soffiare pianissimo le parole: “maestra, c’è sempre tanto rumore in giro, con le macchine, le moto e gli urli , come faccio? Ci insegni ad ascoltare il silenzio nel rumore? “Perfetto! Il silenzio non è l’assenza di rumori, è il loro sfondo, il loro riposo.
” Il calore che avrai dato agli altri rimarrà per sempre … ” Saper sorridere è distribuire un po’ di gioia”.
( Dalla bella poesia di ieri)
Buon Compleanno, carissimo don Stefano, e che il tuo sorriso risplenda sempre, come ti ricordiamo, per te e per tutti noi
Grazie per la condivisione della parola di Charles de Foucauld.
Mi è molto piaciuto l’accostamento preghiera – silenzio.
Ieri sera sul balcone di casa, luci e TV spenti, si sentiva solo il canto degli uccelli: un momento di pace assoluta.
Anche questo è preghiera?
Si,il fanatismo si riconosce perché non sparge amore vicino,ma declama di spargere amore lontano!