Il Padre vostro sa
(Sir 48,1-14 / Sal 96 / Mt 6,7-15)
Se tu ci presterai i tuoi occhi,
avremo la misura esatta
di quello che vale ogni persona:
i tuoi occhi vedono
in ogni nostro fratello
uno per cui Dio ha donato la vita.
Amen.
Dal Vangelo secondo Matteo (6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Rivolgersi parole è in qualche modo sempre un segno di misericordia. La preghiera che Gesù oggi insegna ai suoi discepoli non appare anzitutto come una parola dell’uomo rivolta a Dio, ma suona ai nostri orecchi come una parola di Dio rivolta e insegnata all’uomo. Quando giungono parole ai nostri orecchi noi ci sentiamo vivi ed esistiamo in un mondo che prende forma per le parole stesse che entrano nel nostro cuore o escono dalle nostre labbra.
In effetti l’uomo non ha mai parlato da sé e se non ripetendo qualcosa che già altri pronunciavano. Così anche la preghiera ha bisogno d’essere udita dalla labbra di qualcuno perché possiamo a nostra volta ripeterla. È così che non si sprecano parole.
Parlare è fare esistere. Dare il nome ad ogni cosa è fare chiarezza. Pregare è – come detto altre volte – dichiarare precarietà. Ma questa preghiera che oggi riceviamo dal Maestro della preghiera toglie subito alla nostra precarietà il senso dell’incertezza e della paura. Cosa dirò? Mi capirà? Subito Egli toglie dal nostro cuore la paura di non essere compresi: il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Chiedere dunque nella preghiera, con poche parole, è qualcosa che fa bene a noi e ci permette di mettere a fuoco i nostri reali bisogni.
Le parole non vanno sprecate perché ogni parola possa conosce il tempo del silenzio e dell’attesa. È il tempo della pazienza della sua maturazione e del suo pieno compimento. È il tempo della mia e dell’altrui esistenza. Le parole nella preghiera non vanno sprecate perché ogni parola diventa poi un impegno alla sua piena realizzazione.
E così, con poche parole, salviamo l’uomo dalla sua precarietà. Con una leggera insistenza Gesù ritorna sul tema del perdono senza il quale l’uomo continua a rimane sospeso nella precarietà e la vita sembra non avere un orizzonte dentro il quale muoversi, né in terra né in cielo. Da questa preghiera vengono a noi il dono della paternità di Dio e delle fraternità tra gli uomini. È come figli e fratelli che noi siamo al mondo.
Se crediamo che il perdono
è più forte del male che ci colpisce,
e più grande del nostro orgoglio
e della nostra sofferenza;
se crediamo che il perdono
è capace di trasformare lo spirito e il cuore
per strapparci ai nostri limiti e spingerci oltre;
se crediamo che il perdono
è sorgente di una più grande libertà,
pace e dolcezza e che fa crescere la vita;
se crediamo che il perdono
è accoglienza, umiltà e maturazione
e che è in grado forgiare un essere nuovo e bello;
se crediamo che il perdono
fa crescere nel più profondo di noi stessi
la gioia della resurrezione e l’allegria della Pasqua;
allora noi trasformeremo la nostra vita.
(Cristina Raimbolt)
A riprova che le parole necessitano di tempo perché possano essere comprese a fondo, ecco che solo oggi, dopo anni che ripeto questa preghiera, dopo le molte riflessioni raccolte, mi rendo conto dell’assoluta semplicità del messaggio di fondo. Di fatto è un atto di fiducia in Dio Padre. È lui che ci ricorda che possiamo, e dobbiamo, fidarci perché, come ha detto suo figlio, egli “sa di quali cose avete bisogno”. Non ci ho mai pensato, ma mi sembra davvero sia un po’ come una mano tesa verso di noi. Un gesto semplice, eppure così grande.
“L’uomo diventa la parola che ascolta…se ascoltiamo la voce di Dio diventiamo figli di Dio” (p. Silvano Fausti) ed è questo ciò che più desidera Dio, diventare Padre nostro, non mio, non tuo o suo ma di tutti.
Forse allora è proprio “Tempo di ricominciare” (Gen Verde) per poter “comporre in terra un firmamento” perché le stelle non possono che lasciare intravedere la meraviglia, la grandezza e l’infinito di Dio.
“Santo cielo stellato” è una frase che dico ed a volte sento ripetere ai bimbi del nido…che accresca il desiderio di cielo, in noi e fuori di noi.
“Se guardo il cielo, la luna e le stelle…” sento di essere una piccola parte di un grande, meraviglioso ed infinito Tutto, che all’uomo ha donato ogni cosa. Che il Signore ci aiuti a vivere di e in preghiera, per diventare la preghiera che esce dal cuore, si posa sulle labbra e raggiungere così fratelli e sorelle di quest’unico Padre.
“… non sprecate parole…”
Già duemila anni fa Gesù ci poneva sull’avviso.
Oggigiorno davvero, oltre alle tante cose che sprechiamo, siamo riusciti a farlo anche con le parole che tante volte sembrano essere diventate vuote e prive di significato, tanto da voler sopperire la qualità con la quantità.
Si dice tanto ma si fa molto poco.
E la parola è importante!
Parlare è comunicare, dare forma a tutti i nostri sentimenti, azioni, pensieri come dono a chi ci ascolta.
Anche la scienza ci dice che per le persone in coma o con deficit cognitivo, sentire qualcuno che parla, (perché comunque l’udito è sempre attivo), può contribuire a stimolare una risposta positiva.
Così la preghiera…
Personalmente mi capita di ripetere, durante tutta la giornata, un solo versetto tratto dai Salmi, perché sono un vero e proprio concentrato di senso.
Il mio preferito: “Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra”.
Lo sa il Cielo e Lui quanto abbiamo bisogno di questo rinnovamento!
E il Padre nostro?
Rimane un capolavoro da meditare ripetendolo, fino a che ti entra nelle ossa e nello spirito, così che non potrai fare a meno di agire come richiesto dalle sue Parole.