A te darò le chiavi
29 giugno – santi Pietro e Paolo
(At 12,1-11 / Sal 33 / 2Tm 4,6-8.17-18 / Mt 16,13-19)
Oggi si viaggia per castelli, quelli della Loira. Le immagini in calce alla riflessione di oggi parlano da sole. Parlano di edifici antichi che non rischieranno l’abbandono perché qualcuno ha deciso di farli vivere ancora. Siamo al castello di Chenonceau. A parlare e a testimoniare di tanta cura e della vita che ancora scorre, ci sono nelle stanze di questo castello delle composizioni floreali, di fiori prodotti nei terreni di proprietà del castello e realizzati da artisti che i visitatori non vedranno mai.
Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Un dialogo che dalla gente arriverà a concentrarsi al cuore del discepolo. Un crescente dialogo che dal ciò che si dice giunge perfino a farci sentire la voce dello Spirito che parla dalle labbra di un uomo. Un crescente dialogo che fa respirare tutta la fiducia che Gesù ha nei confronti dell’uomo. A te darò le chiavi del regno dei cieli. La sua vita pubblica, quei tre anni appena, passati ad annunciare la vicinanza del regno di Dio, la sua presenza tangibile in mezzo agli uomini… e poi la promessa che al compimento avrebbe dato le chiavi di quello stesso regno a Pietro. Al compimento, perfino dopo il rinnegamento, perché Egli è fedele e non ritratterà la sua alleanza, la sua promessa.
Dare le chiavi del regno è affidare la cosa più preziosa che si ha, senza trattenere nulla per sé. Quel Regno di Dio non sarà solo da cercare più di ogni altra cosa. Sarà anche affidato, perché il discepolo ne sia fedele custode.
Attorno ai castelli della Loira che stiamo visitando si percepisce ancora oggi una cura intensa, appassionata e particolarissima. Non è la sontuosità dei palazzi o il numero di stanza. Forse è più il fatto che dalla sommità di queste terrazze e guglie si percepisce l’ampiezza di un paesaggio che sorprenderebbe qualunque cittadino, anche il meno avvezzo alla contemplazione. Nemmeno l’ampiezza di questi paesaggi dice ancora esattamente del regno di Dio. È nel cuore dell’uomo che nasce l’amore per il regno di Dio, quando sentiamo l’urgenza della custodia e della cura.
Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Eppure…
(dal salmo 8)
La riflessione è breve, un semplice accenno, uno spunto. Ora si prosegue la visita al castello di Chambord.
La cura della composizione di questi bei vasi sono una bella testimonianza della cura per il giardino da cui provengono. Anche la cura degli spazi verdi, della natura (addomesticata o meno), è cura delle bellezze del creato, e non è la sola! Siamo circondati di bellezza, che si nasconde sotto i nostri occhi, nelle nostre quotidianità. Può essere in un piccolo sorriso, in un nido nella siepe fuori casa, in un piatto composto con amore, nella condivisione di un momento particolarmente bello o particolarmente brutto… Ce n’è a bizeffe. Sta a noi ricordarcene e valorizzarla, gustarla e preservarla. Già questo, io credo, è un bel modo per onorare Dio.
La cura del creato, la cura del fratello che incontriamo anche casualmente, anche in posti angusti, quando ti fermi g a chiedergli: “come Ti chiami? Da dove provieni?” E se Lui ti stringe la mano con le sue guardandoci negli occhi, vedi l’amore di Gesù che ci sorride, è nel cuore che senti la consapevolezza che nessuna burrasca – comunque finisca – la supereremo insieme.
Grazie don Stefano. Attraverso immagini e racconti del pellegrinaggio, virtualmente anche la mia famiglia è con Voi.
“È nel cuore dell’uomo che nasce l’amore per il regno di Dio, quando sentiamo l’urgenza della custodia e della cura.”
La cura, la custodia tema a me molto caro, come la Francia…riaffiorano i ricordi…le sue parole e le istantanee, come chiavi, aprono la stanza della memoria. Un senso di leggerezza mi pervade…grazie e à bientôt