Il senso della storia
novena di Natale – quarto e quinto giorno
(Is 7,10-14 / Sal 23 / Lc 1,26-38)
(Cant 2,8-14 / Sal 32 / Lc 1,39-45)
Tu che vieni per salvare ogni cosa
l’Universo senza Te perisce
fa’ piovere su di lui la tua gioia
Tu che vieni per salvare tutto.
Vieni a salvare i tuoi figli perduti
dispersi e moribondi di freddo
Dio, che fosti un giorno sulla croce
vieni a salvare i tuoi figli perduti.
Vieni ad offrire ancora il tuo pane
e il tuo vino ai miseri,
perché vedano il dono di Dio
vieni ad offrire ancora il tuo pane.
Tu che vieni per salvare tutto
Fa’ sorgere finalmente il giorno
della pace nel tuo amore
Tu che vieni per salvare tutto.
Dal Vangelo secondo Luca
(1,26-45)
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Da che parte si legge la storia? In che senso la si deve guardare? È sufficiente un ordine cronologico dei fatti oppure serve uno sguardo retrospettivo che dal presente si volge a rileggere quanto già accaduto? Un cammino di fede chiede certamente di guardare al futuro. Il tempo dell’Avvento è tutto proiettato a tener vivo il senso del ritorno di Cristo. Ora tuttavia lo sguardo ritorna a fatti raccontati con dovizia di particolari.
L’incontro tra Maria ed Elisabetta che segue immediatamente il racconto dell’annunciazione dell’angelo a Maria, sta al centro dell’affresco mentre la scena è per così dire osservata da due punti di vista, come a sottolineare che ogni fatto lo si può osservare da differenti punti di vista. Cosa succede dunque se i fatti che raccontiamo e ricordiamo in questi giorni relativi alla nascita di Gesù li rileggessimo non in senso cronologico ma piuttosto con uno sguardo di fede che parte dalla Pentecoste? Nessuno può dire Gesù Cristo è Signore se non sotto l’azione dello Spirito. Altrimenti cosa potremmo dire di quel bambino nato a Betlemme? Anche nei vangeli natalizi è lo Spirito santo ad essere il vero protagonista. Lo Spirito che come ombra viene a ricoprire Maria fino a fecondarne il grembo. È sempre lo Spirito che farà esclamare Elisabetta a riconoscere Maria come benedetta, insieme al figlio che pure lei ha in grembo.
«Pieno di Spirito santo» sarà ritornello evangelico al quale dovremmo abituare l’orecchio. E pure l’occhio. Dal giorno di Pentecoste, quando tutti furono pieni di Spirito santo, noi rileggiamo i fatti dei Vangeli per ritrovarvi sempre il Dio-con-noi. Dal giorno del nostro battesimo, il giorno della nostra rinascita in Cristo, questo stesso Spirito è stato riversato nei nostri cuori perché nei nostri giorni impariamo a ritrovarlo vivo e presente. Questo tempo della novena – così come il tempo di Natale – è tempo per rileggere la storia dalle sue origini, la nostra esistenza dalla sua nascita contemplando le persone che hanno saputo farsi presepio attorno alla nostra fragilità come persone piene di Spirito santo. E la storia acquista un nuovo senso: una storia di salvezza. È questa pienezza di Spirito santo che ci salva, che ci dona occhi per vedere ciò che nella Parola è da sempre annunciato e compiuto.
Vi è un attore nella nostra storia, invisibile ma molto attivo ed è lo “Spirito di Dio” che già nella Creazione “aleggiava sulle acque”.
Da allora ha continuato instancabile ad operare guidando, avendo cura e ispirando l’uomo durante la sua vita.
Ma se vuoi renderti conto della sua presenza devi tenere aperto cuore, mente e il tuo spirito.
Così i Profeti, Giovanni Battista, Maria, Giuseppe, Elisabetta… fino agli Apostoli nella Pentecoste.
Anche Gesù, nella sua parte umana, ha invocato la presenza dello Spirito del Padre.
Dunque lo Spirito ha scritto con noi la nostra storia, anche se troppo spesso lo abbiamo ignorato.
La nostra storia la intendiamo sempre vedere proiettata verso il domani, tralasciando ciò che è stato e quello che il passato insegna… ma questa è un’altra storia…
Lo Spirito dunque, nella Pentecoste, aveva dato forza agli Apostoli.
Da lì e soprattutto da Risurrezione di Gesù, fatto eclatante, ha avuto inizio la prima Comunità Cristiana, dove importante era fare memoria dell’Eucarestia, della predicazione di Gesù e di quanto successo dopo la sua morte.
L’Evangelista Luca fa un passo in più.
Per dare fondamento alla fede del suo amico Teofilo si comporta, diremmo noi, come un giornalista che vuole indagare e andare alle fonti.
Non so se dico una panzana ma mi sembra di aver letto che Luca è andato ad “intervistare”, diremmo noi, i protagonisti degli avvenimenti successi e anche Maria.
Da lei ha raccolto quello che noi leggiamo all’inizio del suo Vangelo.
Tutto è importante sapere nelle vicende, nelle storie delle persone perché noi contemplando il presepio con tutti i suoi personaggi, guardando Gesù Giuseppe e Maria facciamo già memoria di tutto quello che succederà dopo questo “racconto di Natale”.
Umanamente usiamo dire “lo spirito della terra, lo spirito dei popoli, lo spirito del creato” salvo poi cercare di ignorare lo Spirito ma sentirne nel profondo la mancanza.
Davvero lo Spirito dovrà così lavorare ancora su di noi, dal cuore di pietra.
Che Gesù Bambino ci porti in dono la sete di Dio, che solo nello Spirito potremo soddisfare.
Cristo è il senso della vita
Cristo è il centro della storia.
Sono le parole de La natività, un canto di Natale
Mi sembra che riassumano e ripetano proprio il commento al vangelo di oggi.
C’è un tempo per ogni cosa
Dal libro del Qoèlet (Qo 3,1–11)
“Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo”…(e sulla terra).
Un tempo questo di attesa, come quella di due grembi, gravidi d’amore e speranza, tanto agognata quanto attesa.
Una vita la nostra fatta di attese. Che cosa o chi attendiamo? La risposta orienterà i nostri passi…e come vivremo forse dirà di Lui più che di noi.
Auguro a te Don Stefano, alla tua famiglia, alla tua e a questa comunità giorni gravidi di parole benedicenti, di silenzi eloquenti, di pace, gioia, amore e ogni bene. Sarà Natale ogni giorno ed ogni volta che sapremo accogliere e partorire il Bene, proprio come fa un grembo, accogliendo un seme di speranza.