Siamo fatti di Luce

Trasfigurazione del Signore (A)

(Dn 7,9-10.13-14 / Sal 96 / 2Pt 1,16-19 / Mt 17,1-9)

Tu che con la tua luce hai santificato tutta la terra,
riscatti il mondo dal peccato […]
Tu che allora hai fatto brillare la tua gloria sui discepoli,
illumina le nostre anime.

(dal «Pentecostario», testi liturgici bizantini)

Ad un certo punto fu normale interrogarsi circa il cammino che stavano compiendo. Avevano lasciato tutto e s’erano messi a seguire un uomo le cui origini si perdevano per certo tra vicoli di un villaggio – Nazareth – sconosciuto fin ad allora. Di origini «altre» non sapevano molto, non sospettavano nemmeno. Lo avevano incontrato sulle rive del Mare di Galilea, dove vivevano e dove lavoravano. Lo seguirono subito, sedotti dalle sue parole, ammirati della risposta delle folle, sorpresi di segni e miracoli che qua e là aveva già compiuto.

Un giorno chiese ai suoi discepoli che cosa mai la gente potesse dire a suo riguardo. Immerso com’era Lui pure nel suo contesto ebraico, così appartenente a quel popolo che già incarnava la storia di salvezza di un Dio che vede, ascolta e parla, sapeva benissimo quanto, ad ogni piega della storia, gli uomini del suo popolo attendessero un Messia, un Salvatore mandato da questo Dio che mai s’era rivelato indifferente o sordo.

Quel popolo se l’era scelto per farlo diventare il depositario della fede, contro ogni idolatria, contro qualsiasi altra divinità in cui gli uomini, nel tempo della prova e del bisogno, finiscono per rifugiarsi. E dunque la storia di quel popolo racconta di infinite attese di un Messia: ogni volta che qualcuno veniva eletto per governare le sorti del popolo e di quella precisa porzione di terra, le attese messianiche si condensavano e si concentravano sempre attorno all’ultimo salito in trono.

Quando l’uomo venuto da Nazareth cominciò a spiegare la meta di quel suo camminare, quando il Figlio dell’Uomo parlò apertamente della morte e non in senso generico ma proprio riferendosi esplicitamente alla sua morte, dovette essere proprio lì, a quel momento preciso del suo parlare e del suo procedere, che i suoi discepoli cominciarono pure loro a porsi qualche domanda.

Probabilmente lo seguivano per ricevere alla fine del cammino gli onori che da un trono riverberano anche per coloro che stanno accanto a colui che detiene il potere. La madre dei figli di Zebedeo – cuore di mamma – lo chiese esplicitamente di poter far sedere i suoi figli uno alla destra e l’altro alla sinistra del trono di questo nuovo e presunto Messia. Per tutta risposta, il Nazareno chiese ai due figli se erano disposti anch’essi a bere il calice amaro della passione. Diciamo dunque che fu sempre chiaro nel suo parlare e mai creò l’illusione di un cammino facile, esente da prove, dove la morte – ostacolo ultimo – sarebbe stata semplicemente evitata. 

L’uomo vive nutrendosi di sogni, di visioni, di speranze o di attese. Niente di male in tutto questo, anzi! Finché facciamo sogni e abbiamo visioni, potremmo dire c’è una finestra aperta sul futuro, ci si proietta in un mondo nuovo, un tempo in cui poter finalmente essere liberi da affanni, da dolori, da prove… vivendo semplicemente nelle luce senza doverla più cercare come si cercano le stelle in mezzo alle notti dell’uomo. Non dimentichiamolo mai che il Dio di quel popolo, fu proprio lui a chiamare Abramo chiedendogli in piena notte di contare il numero delle stelle. Un esercizio che focalizzasse già l’uomo alla ricerca della luce. 

Siamo fatti di carne e di acqua. Siamo fatti per camminare. Siamo fatti per ascoltare. Siamo fatti per parlare. Ma probabilmente siamo fatti anche di Luce, quella Luce che ci attira fin da quando abbiamo sentito, un bel giorno, il bisogno di aprire gli occhi dopo essere venuti alla luce. E si scopre il mondo, con gli occhi, con l’udito, con la bocca… i nostri sensi ci fanno conoscere il mondo. Camminiamo come in bilico tra la ricerca di felicità e la paura che questa – semmai l’avessimo trovata – possa prima o poi finire, scomparire come un sogno. La vita, mentre si procede nel cammino, può presto apparire come una marcia verso qualcosa di inevitabile, di ineluttabile. C’è Qualcuno che può salvare dalle tenebre? C’è qualcuno che può accendere la Luce? C’è qualcuno che può liberare dalla morte? 

Dopo aver parlato della sua morte – che sarebbe avvenuta a Gerusalemme, meta del suo camminare, morte violenta e ingiusta per mano di coloro che se non altro avrebbero potuto assicurare pane e vita al popolo che sperava e credeva – quando comprese che i suoi discepoli non riuscivano proprio ad accettare l’idea di un Messia apparentemente sconfitto e perdente, prese con sé tre dei suoi discepoli e li porto in cima al monte che la tradizione ha presto identificato nel Tabor, unico rilievo notevole nella valle di Galilea, prima della depressione terrestre che scende verso il mar Morto. 

La Luce delle origini, quella Luce che serviva pure al Creatore per vedere la bellezza di ogni cosa creata, si manifesta nuovamente come indizio certo. A conferma che siamo fatti di Luce e che solo in quella Luce possiamo scorgere perfino il senso di ciò che appare contrario alla Vita. Per verificare la fede di quel popolo, molti lo avevano compreso, non c’era altra via che scrutare le Scritture: interrogarsi certamente ma restando aperti a qualche parola che potesse provenire da ben oltre le nostre domande, una parola che tuttavia non ignori affatto le questioni decisive dell’uomo. Mosé ed Elia, gli uomini che salirono altri monti, il Sinai e l’Orbe. Mosé ed Elia che incarnavano al contempo la ricerca dell’uomo e l’attenta e discreta cura di Dio. La Legge per indicare il cammino e la voce di una brezza leggera per sorprendere l’uomo e invitarlo al silenzio, alla contemplazione, allo stupore. Dio è questo: la voce forte che guida il cammino e il silenzio che stupisce e dona pace mentre sosti prima di riprendere la strada.

In quella Luce, sul monte Tabor, videro nel Maestro che li aveva chiamati, il Figlio dell’uomo per come da sempre ne parlano le Scritture. Videro nell’uomo di Nazareth Colui che mai avevano guardato alla Luce delle Scritture. Non c’è da interrogarsi sulla legittimità di quel Messia. Mosé ed Elia conversano dapprima con Lui come in un dialogo tra amici che si ritrovano, si riconoscono, si sorprendono di una coerenza interna alle vicende umane. Non sono estranei l’uno all’altro pur avendo vissuto in epoche diverse. Poi, improvvisamente Legge e Profeti scompaiono. Mosé ed Elia hanno assolto al loro compito. Ora non resta più che concentrarsi nell’ascolto dell’unico Figlio. È la voce stessa del Padre a dirlo. 

Scesi dal quel monte, il percorso non cambierà, la meta rimarrà Gerusalemme perché la trasfigurazione non nutre alcuna illusione ma chiede di proseguire fidandosi della parola udita, chiedendoci solo di ascoltare quel Figlio di cui il Padre si compiace. La Luce di quel giorno illuminerà anche l’ora buia della morte. Avvolti dalle tenebre della morte, lì per lì i discepoli non ricorderanno che quel Figlio è la Luce stessa. Lo Spirito di Dio, quella voce di vento silenzioso, soffierà presto nella valle inaridita delle nostre morti e i discepoli si risveglieranno al ricordo di quanto egli aveva detto loro… Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti.

Dal Vangelo secondo Matteo
(17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».


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Piccoli Pensieri (4)

Anna

Vorrei dedicare il Vangelo di questa domenica a mio fratello, a sei mesi esatti dalla sua morte.
Alcuni anni fa, quando compì 60 anni, realizzò il sogno di recarsi come pellegrino in Terra Santa. Il programma prevedeva di salire a piedi sul monte Tabor. Ci salì, ma, mi raccontò al ritorno: “… arrivai trasfigurato dalla fatica!”. Ridemmo tanto insieme e lo presi pure in giro, come si fa tra fratelli che si vogliono un bene dell’anima.
Ora, sorrido mestamente ma ringrazio per averlo avuto accanto in tanti momenti, belli e non.
E faccio mie le parole ispirate al Cantico di Simeone che la sua comunità ha cantato prima di accompagnarlo al cimitero: ” Ora lascia o Signore che io vada in pace perché ho visto le tue meraviglie…”

7 Agosto 2023
Arianna

Ecco un altro testo che ora conosco, e comprendo, decisamente meglio di prima. Questo grazie alla sapienza e dedizione comunicativa di un appassionato “addetto ai lavori”. Gazie Don Stefano, grazie di cuore.

6 Agosto 2023
Dania

Piccoli stralci di testo, dal meraviglioso canto di adorazione “Sono qui a lodarti”:

“Luce del mondo nel buio del cuore
Vieni ed illuminami
Tu mia sola speranza di vita
Resta per sempre con me…
…Io mai saprò quanto ti costò
Lì sulla croce morir per me…”

Penso davvero che quando questa Luce irradia la nostra vita, mettendo in risalto ciò che era all’ombra o era sotto le macerie di anni trascorsi a cercare altrove il senso dell’esistenza, quella felicità e pace del cuore, che una volta ricevuti in dono cambiano il nostro sguardo, migliorano noi stessi ed il nostro vivere…beh allora sì che il vero timore è poterla perdere questa Luce.
Ma poi credo fortemente che Colui che dona al mondo ogni bene, che desidera “che la nostra anima sorrida e che cade con noi per rialzarci con Lui” (dal discorso di Papa Francesco alla via Crucis di questa GMG) non ce ne priverà mai. Accresci la mia e nostra fede, così che il nostro compito sia di custodirla, alimentarla con la Tua Parola, perché non venga mai meno l’olio, e non permettere a niente e nessuno di spegnerla.

6 Agosto 2023
Maria Rosa

Grazie don Stefano per la condivisione del tuo ascolto

6 Agosto 2023

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