La direzione di una missione
XV domenica del Tempo Ordinario (B)
(Am 7,12-15 / Sal 84 / Ef 1,3-14 / Mc 6,7-13)
Io ci provo di nuovo. A riaprire questo blog intendo. Nonostante i numerosi attacchi a cui è stato esposto in questi tempi. Competenze e tempo di esperti sono serviti per provare a riparare nuovamente il pirataggio. Gli abbonati alla newsletter avranno ricevuto almeno una mail con del testo scritto in altri caratteri… incomprensibili. Chi, servendosi di intelligenza artificiale, ha provato a tradurre, s’è accorto che il testo non aveva nulla a che vedere con i contenuti del blog.
Riapro questo blog sperando che questa «malattia autoimmune» che lo ha affetto non continui a fare danni. In effetti – se ho capito bene – succedere proprio che mentre io accedo al blog per potervi scrivere, da qualche parte di questo stesso blog e nello stesso tempo, qualcuno o qualcosa sovrascrive su vecchi articoli altre cose in altri caratteri. Ovviamente, non si può far altro che procedere ad eliminare il testo sovrascritto… ma questo provoca pure la cancellazione del vecchio scritto che qui era custodito.
Non dispero affatto. In alcun caso. Se funziona, si continua e più che volentieri. Se invece continua ad inceppare e l’hackeraggio imperversa, non me la prenderei più di tanto. Ogni cosa ha il suo limite. Sarà pure che la carta stampata e la forma di un libro mi hanno sempre dato più sicurezza… forse potrebbe essere un invito a ripensarci seriamente. Senza alcuna pretesa, senza alcuna ambizione. Solo per non gettare nel fondo di questo vasto mare che surfiamo da anni ormai.
Per intanto – per oggi almeno – bentrovati o bentornati. Staremo a vedere cosa succede. Vigilando attentamente.
… Concedi alla tua Chiesa
di confidare solo nella forza dello Spirito
per testimoniare a tutti le ricchezze della tua grazia.
(dalla liturgia del giorno)
Dal Vangelo secondo Marco
(6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
È curioso e intrigante questo partire completamente sguarniti di tutto ciò che potrebbe agevolare un po’ il viaggio. E chi partirebbe, appunto, senza nemmeno chiedersi cosa poter prendere e cosa lasciare? Sarebbe anche una questione molto seria quella di scegliere cosa prendere con sé prima di una partenza. Potrebbe essere l’occasione per dare il giusto valore alle cose e distinguere l’essenziale dal superfluo. Ci sono a volte cose che appaiono così utili ma che col tempo appaiono soltanto un inutile ingombro.
Come che sia, questi discepoli non partono sguarniti. Le consegne che ricevono dal loro maestro fanno la funzione di ciò che è realmente necessario. Queste parole di Gesù sono la direzione stessa della missione. C’è una visione chiara e precisa che Gesù stesso porta nel cuore ed è proprio questa visione che da senso a quell’invio. Egli stesso «da ricco che era si è fatto povero» (2 Cor 8,9). In fondo questo presentarsi sguarniti è davvero condizione innegabile per ogni sano approccio. Ostentare potere o ricchezza è qualcosa che potrebbe indubbiamente generare imbarazzo o disagio. È passata solo una settimana da quando abbiamo ascoltato le parole di Paolo nella seconda lettera ai Corinzi: Egli [il Signore] mi ha detto «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12,9). Paolo, certo, parlava di debolezze personali, ma anche la povertà di mezzi e strumenti potremmo ricondurle alla debolezza. E dunque eccone Vangelo odierno l’ordine perentorio di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
C’è una domanda di fondo che possiamo far emergere da questo Vangelo: cosa ci si aspetta da un cristiano e cosa significa essere discepoli di Gesù? Le cose di cui ci circondiamo sembrano volere convincerci di una certa stabilità del vivere. Circondati da cose materiali, ci pare d’aver acquisito una certa sicurezza… eppure mai come oggi ci sentiamo più insicuri. E ancora, queste stesse cose che i discepoli sono invitati a non prendere per il viaggio, ci sembrano mezzi utili per definire la nostra identità. Il Vangelo non chiede a noi di affermare la nostra identità a scapito di altri.
Il Vangelo chiede a noi uno slancio di fiducia nei confronti dell’umano. Partire senza alcun punto di riparo è esporsi a quelli che sono i bisogni più condivisibili con ogni creatura: trovare riparo per la notte; un abito per proteggersi dal freddo o perfino dalla forza opprimente della calura; trovare del pane di cui sfamarsi e dell’acqua di cui dissetarsi… questo ci aiuta certamente a sviluppare quella comune solidarietà con l’essere umano e con tutte le creature che si perdono sempre di più quanto più si cerca di affermare se stessi.
Il Vangelo è da sempre questo invito di cui c’è sempre urgenza: lasciare le più umane rassicurazioni per esporci al rischio della fede, di dare cioè fiducia a questa Parola di Dio che ci permetterebbe di essere meno discriminanti e più solidali, meno giudicanti e più misericordiosi. Il discepolo di Gesù – stando alle sue parole – si espone perfino al rischio di essere rifiutato, non accolto piuttosto che essere lui la fonte stessa del rifiuto o dell’esclusione.
Quando desiderassimo stare maggiormente alla presenza di Dio, quando desideriamo conoscere meglio Gesù che nella fede abbiamo voluto come nostro Signore, dovremmo altrettanto sapere e desiderare di poter ripartire da quell’incontro già pronti ad andare e tornare nel mondo, rinvigoriti. Dalle nostre comunità cristiane, dalle nostre assemblee domenicali, dovrebbe uscire questa semplice forza benefica. Non ci ritroviamo la domenica per rifugiarci tra simili impauriti ma per scoprire che il Vangelo è subito accoglienza, misericordia, solidarietà e comunione fraterna. È da come stiamo nel mondo che si comprende se abbiamo davvero udito e accolto il Vangelo.
Signore,
aiutami ad essere una persona
che attende senza stancarsi,
che accoglie con bontà,
che dà con amore,
che ascolta senza fatica,
che ringrazia con gioia.
Una persona che si è sempre certi
di trovare quando se ne ha bisogno.
Aiutami ad essere una presenza sicura,
a cui ci si può rivolgere quando si desidera;
ad offrire un’amicizia riposante,
ad irradiare una pace gioiosa,
la tua pace, Signore.
Fa’ che sia disponibile ed accogliente
così senza compiere opere straordinarie,
io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino,
Signore della tenerezza.
Umberto Boccioni (1882 – 1913) La strada entra nella casa (particolare)
Grazie per queste riflessioni mi sono di aiuto nel mio pellegrinaggio di vita, sia nella gioia che nelle difficoltà.
Sapevo che prima o poi le riflessioni sul blog sarebbero tornate, la fiducia posta con fede non delude. In attesa dei nuovi spunti approfitto per rileggere quelli del passato.
Abbiamo bisogno dei tuoi spunti per le nostre riflessioni.
Io ne ho bisogno sicuramente don.
Quindi per favore non farci mancare il tuo Dono costante, che ci aiuta a restare accanto a Gesù intuendo i valori fondamentali per vivere bene e pienamente la Vita.
Ti siamo grati perché il tuo dono ci aiuta a mantenere il passo e a trovare il senso del Cammino.
Grazie don Stefano!
Ti aspettiamo online o su carta, senza scadenza.
È bello ritrovare questo gradito compagno di viaggio. Trovo anche significativo che si riapra con queste riflessioni: aiutano a ricordare che non è necessario appoggiarsi a supporti extra, che sono comodi sí, son confortevoli sì… Ma la chiave dell’ autentica fede non sta lí. Non potrei essere più felice di tornare a trovare questi appunti di catechismo, ma è anche utile e prezioso aver occasione di ricordare che non è bene “appoggiarsi troppo”. È un graditissimo compagno di viaggio, ma è utile ricordarci che il percorso può (e deve) continuare anche senza.
Ecco, partirei proprio dalla preghiera posta alla fine di questa riflessione perché ho cercato, cerco e cercherò di farne la mia “missione” non senza fatica, ma mi è più faticoso non ascoltare chi mi dice e chiede “perché lo fai, tanto quando tu hai bisogno gli altri non ci sono”….
Non importa, dirsi cristiano e non essere “accanto” agli altri è credere a metà.
E con quali strumenti?
Ha ragione Gesù, non servono “cose”, serve l’adesione al suo progetto e missione.
Però quando mi serve qualcosa ho imparato…
“Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto, cercate e troverete” e davvero la Divina Provvidenza sì alza e si mette all’opera prima di noi.
Comunque ogni tanto mi faccio sentire anch’io…Ehi, dove sei Signore, ho bisogno di te… E una risposta, un segnale…. arriva, bisogna avere fede.
Grazie don Stefano per aver scelto di continuare su questo blog, ma secondo me, sarebbe bello poter stampare queste riflessioni e farne dei libretti, da consultare al bisogno e soprattutto rimarrebbero per sempre.
Questo è il mio suggerimento, buona ripresa del cammino e speriamo non ci siano più intoppi.