Non carichiamo di attese chi nasce… Ci basti iniziare!
Natività di San Giovanni battista
(Is 49,1-6 / Sal 138 / At 13,22-26 / Lc 1,57-66.80)
Noi ti ringraziamo, Signore, perché in questo nuovo giorno ci hai chiamati alla tua presenza per farci dono della tua Parola: fa’ che l’accogliamo con attenzione e umiltà; manda su di noi il tuo santo Spirito affinché, dimorando e vivendo il presente, possiamo trovare in esso un’occasione per vivere il Vangelo e così dare forma alla nostra vita e crescere nell’amore, nella fede e nella speranza.
Dal Vangelo secondo Luca (1,57-66.80)
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Ieri sera, uscendo dalla chiesa dopo la celebrazione di un “funerale in sospeso” (avendo sepolto i nostri cari con la paura negli occhi insieme alle lacrime, ora ci prendiamo il tempo di un vero e proprio congedo e chiediamo al Signore di non farci mancare la sua consolazione), ieri sera dunque, uscendo dal portone centrale, dritto davanti agli occhi una splendida falce di luna, gobba a levante, Luna calante. Un amico mi invita a guardare la luna e mi dice: “Scattagli una fotografia e pubblicala su ottogiorni.it”. E così sia!
Quella Luna, ogni sera si leva nel cielo a testimonianza che l’indomani sorgerà nuovamente il sole che ora già illumina altre terre e altri uomini. “E non è mai completamente notte, mai completamente giorno” (cit.). Da alcuni giorni per scrivere questa pagina non faccio più le ore piccole (piccolissime a dire il vero). Da alcuni giorni mi sperimento nella scrittura mattutina, poco prima dell’alba, prima che sorga il caldo Sole dei nuovi giorni d’estate, al quale chiedo di splendere su di noi, ma senza inaridire la Terra, senza fiaccarci con il suo calore. Non lo reggerei proprio un caldo torrido. Ma tant’è il Sole ha da fare il suo mestiere.
Parlando dei due astri maggiori, sorella Luna e fratello Sole, non posso che pensare alle parole che ogni mattino molti portano alle labbra, quando ripetendo le parole di Zaccaria, non più muto, inauguriamo il nuovo giorno salutando sempre anche suo figlio Giovanni chiamandolo “profeta dell’Altissimo“, l’unico tra i nati di donna autorizzato a stare innanzi al Signore Gesù, per preparargli la strada e un popolo ben disposto che, attraverso alcune opere buone, potesse già essere segno di un’abbozzata appartenenza a Dio.
Almanacco del giorno dopo: oggi 24 giugno si celebra la nascita di Giovanni Battista, aggettivo che sta ad indicare la sua missione. Egli battezzò con acqua, prima che sia battesimo di fuoco e Spirito. Tra sei mesi esatti sarà vigilia di Natale e comunque sia, sempre siamo rimandati – d’estate come d’inverno – al mistero della Luce che sorge per illuminare i nostri cammini, affinché lasciamo le vie contorte e torniamo chiari di mente.
Per Elisabetta – si apre così il Vangelo di oggi – si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. L’unico compimento concesso a noi umani è quello che da inizio ad una vita: si compie il tempo del parto e ogni anno si compiono gli anni a ricordo di quel giorno, ma ogni compleanno è augurio di nuovi giorni, di nuovi inizi. Per il resto, ho come la sensazione che noi compiamo nulla: spesso le nostre imprese restano a metà, le nostre esistenze spesso si spezzano sul più bello, i sogni si infrangono, i sogni non si realizzano, le preghiere sembrano mai essere esaudite. Eppure non farei a meno di questo senso di incompiutezza che è lo spazio di ogni desiderio.
“Tutto è compiuto” lo disse solo Gesù, dall’alto della croce, prima di consegnare al Padre e a noi il suo Spirito. Siamo sempre così restii a donare completamente tutto di noi! Siamo sempre così restii a fidarci totalmente della Parola di Dio! Ma anche per oggi ci basti iniziare. Ci basti non saziarci di pane. Ci basti un segno della croce tracciato sul nostro corpo per iniziare il giorno.
Le giornate si caricano sempre di attese… speriamo che oggi! Si caricano di attese perfino i figli quando vengono alla luce. Si proiettano su coloro che vengono dopo di noi, tutti i desideri non adempiuti, tutti i sogni non realizzati. Ma io non sono così sicuro che sia proprio così che si debba fare. “Che sarà mai questo bambino?” è l’esclamazione dei vicini di casa Zaccaria. Sentono che qualcosa di nuovo sta per iniziare, non fosse altro che per quella comune intuizione di non seguire l’usanza di replicare un nome del casato. Troppo rischioso augurare che quel figlio possa essere come… anche se il nome ereditato fosse stato del più buono e più saggio tra gli avi.
Non proiettiamo, per favore, su ogni nuovo inizio un’ombra. Non proiettiamo su ogni inizio l’ombra della paura. Non proiettiamo su ogni figlio i nostri bisogni delusi, i nostri sogni non realizzati. Non diciamo mai: “Da grande sarà…” perché nulla possiamo sapere del compimento, se non l’inizio. Che ogni inizio, piuttosto sia come la luce della luna che richiama al sole che verrà a visitarci nel nuovo giorno. Che ogni inizio sia piuttosto attesa di vedere ciò che il Signore compirà in ciascuno dei suoi figli.
Buon inizio di giornata!
Verrà il Signore a salvarci
e colmerà il mondo d’amore e di gioia.
Alleluia, alleluia.
Benedetto il Signore Dio d’Israele
perché ha visitato e redento il suo popolo
e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide suo servo
come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo
salvezza dai nostri nemci
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così Egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza
del giuramento fatto ad Abramo nostro padre
di concederci liberati dalle mani dei nostri nemici
di servirlo senza timore in santità e giustizia
al suo cospetto per tutti i nostri giorni.
E tu bambino sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innalzi al Signore a preparargli le strade
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra della morte
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace.
Molto importante sottolineare come proiettare aspettative sia limitativo!