Con prudenza di serpente e semplicità di colomba
Spirito che aleggi sulle acque, calma in noi le dissonanze, i flutti inquieti, il rumore delle parole, i turbini di vanità, e fa sorgere nel silenzio la Parola che ci ricrea. Spirito che in un sospiro sussurri al nostro spirito il Nome del Padre,
vieni a radunare tutti i nostri desideri, falli crescere in fascio di luce che sia risposta alla tua luce, la Parola del Giorno nuovo. Amen.
(frère Pierre-Yves di Taizé)
Dal Vangelo secondo Matteo (10,16-23)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».
Abituati come siamo a muoverci con mezzi di trasporto propri o pubblici, non percepiamo più il pericolo di metterci in strada, se non per l’eventuale rischio di avere un incidente. I suoi discepoli li inviò a piedi, perfino senza bastone che probabilmente il viandante utilizzava non soltanto per sorreggersi o per legarci una bisaccia, ma anche come strumento di fortuna per farsi strada in mezzo a sentieri non più battuti sui quali potevano essere cresciuti rovi; oppure per intimare l’aggressione di eventuali animali. Per come il Maestro aveva inviato i suoi discepoli, già quel modo di presentarsi era un biglietto da visita.
Semplicità di colombe e prudenza di serpente. I padri della chiesa hanno dato diverse interpretazioni per questo accostamento del prudente discepolo al serpente, animale poco simpatico già fin dalle prime pagine della Scrittura. Eppure sarà proprio questo detto di Gesù che suggerirà all’iconografia classica di raffigurare la virtù della prudenza come una donna con un serpente in mano. È simbolo di sapienza che opera contro le avversità; rappresenta pure la capacità di rinnovamento per il fatto che depone la sua pelle dopo essersi rivestito di quella nuova. L’arte farmaceutica inoltre ha come logo ben due serpenti intrecciati simbolo di forze e principi che ostacolano l’avvento di malanni.
La povertà di mezzi con i quali i discepoli sono inviati, rimanda immediatamente alla semplicità. Quella delle colombe, da non confondersi con i piccioni, animali noti per la loro istintiva voracità. Noè, per accertare che il diluvio fosse passato e che la terra fosse tornata ad essere il luogo ospitale dove poter vivere, inviò una colomba. “Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell’arca, perché c’era ancora l’acqua su tutta la terra. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra”. (Genesi 8, 10-12). Anche Gesù, come fosse un nuovo Noè, inviò le sue Dodici colombe per vedere se la terra fosse quel luogo ospitale che suo Padre aveva creato fin da principio. E disse pure che, al suo ritorno, il Figlio si sarebbe guardato in giro per vedere se su questa stessa terra avesse trovato ancora la fede, che non è soltanto qualcosa che lega l’uomo a Dio ma che ci mette in atteggiamento fiducioso anche davanti ai nostri simili (Luca 18,8). Li manda dunque come esploratori e messaggeri. Messaggeri di pace, esploratori in cerca di terra ospitale.
Non è dunque un caso che, nel vangelo, lo Spirito santo discenda su Gesù in forma di colomba nel giorno del battesimo al fiume Giordano. (Giovanni 1, 29-34) Da quel momento, sembra dire la colomba, la terra può davvero essere nuovamente considerata la casa di Dio e degli uomini. In Gesù l’umanità trova ospitalità e l’uomo può farsi ospitale verso il povero Cristo in terra.
Ma tutto è niente più che un labile e fragile segno per gli abitanti di questa terra. Giona lo fu per gli abitanti di Ninive, come Cristo per quelli della sua generazione. Quei discepoli assimilati alle colombe, non saranno che un suo segno. E ogni segno va interpretato e non bistrattato, colto e non calpestato, ascoltato e non reso muto. Li prepara dunque ad essere questo segno in mezzo ad ancora troppa violenza che non accenna a diminuire. Come pecore in mezzo ai lupi.
Perfino nella stessa casa ci potrà essere questa violenza e questa, più di altre forme, sarà – dice Gesù – a causa del suo nome. La violenza che imperversa contro le semplici colombe non sarà un incidente di percorso, quanto piuttosto la conseguente reazione al messaggio stesso che portano. Confucio, (noto filosofo cinese vissuto tra il 551 e il 479 a.C.) diceva: “Non c’è uomo che non possa bere o mangiare ma, sono in pochi in grado di capire che cosa abbia sapore. Non fare del bene se non sopporti l’ingratitudine. Prima di intraprendere la strada della vendetta, scavate due tombe“.
Nel testo del vangelo odierno, che per un verso potrebbe anche dissuadere chi volesse prendere il volo o iniziare il viaggio, Gesù semina la sua Parola, e getta perle che non possiamo calpestare: “Vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi“. E ancora: “Non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo“. Le sue dodici colombe, le sue dodici pecore sanno ora che possono trovare rifugio dentro il loro cuore, laddove lo Spirito del Padre suggerisce la Parola. La traiettoria poi è segnata da quell’attesa di ritorno del Figlio dell’uomo. Che l’uomo torni ad essere umano. E che sia nuovamente un dolce Cristo in terra.
Morte vi ha tutti raggiunti, o uomini, la sparviere dall’ali distese!
Morte spendete per tutte le strade: non v’è natura né legge che salvi.
Adamo già la portava nel seme, e la prima madre ce l’ha partorita:
è un assassino il suo primo figlio, un urlo segna il suo avvento nel mondo!
Eppure il dono di gioia è più grande,
più grande il Figlio secondo dell’uomo,
l’altro Adamo che genera vita, nato da madre già piena di grazia.
Ma ora la morte non deve farci paura,
anche se questa civiltà ha la morte nel proprio ventre
e non partorisce che la morte:
ma è dalla morte che erompe la vita,
e ci saranno cieli nuovi e terre nuove:
Signore, dona almeno ai tuoi credenti di vivere già nella nuova creazione.
Mai degli uomini abbiate paura, di quanti possono uccidere i corpi
ma nulla possono contro lo spirito: mai che lo spirito venga sconfitto!
Mai degli uomini abbiate paura:
poiché lui segue il passero in volo,
del vostro capo egli conta i capelli:
cose che alcuno ha mai conosciuto!
(David Maria Turoldo)