Attenzione! Anche un foglio di carta (una pagina di Vangelo) può tagliare
Donaci, Signore, la sapienza che proviene dall’ascolto della tua Parola. Il tuo santo Spirito ci insegni a vedere ogni cosa con i Tuoi occhi. Donaci di vedere il mondo, ogni situazione e congiuntura, ogni problema e ogni persona con gli occhi di tuo Figlio, Gesù.
Dal Vangelo secondo Matteo (10,34-11,1)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Attraverso una serie di inviti a non temere li aveva istruiti e preparati dapprima a seguirlo e poi a testimoniarlo. Il discepolo non teme di mostrare la proprio appartenenza, confessando pubblicamente la propria identità. È proprio di ogni maestro preparare i suoi discepoli. Anche Gesù lo fece, lasciando sempre quello spazio della libertà per seguirlo o eventualmente per lasciarlo. Davanti ad alcune parole dure ed esigenti molti di coloro che avevano preso a seguirlo, rimasero perplessi. Risultato: se ne andarono: Lui se ne accorse e non esitò perfino a porre una domanda cruciale ai suoi discepoli, quelli che Lui si era scelti: “Volete andarvene anche voi?” (Gv 6,67) Da parole come queste che ti accorgi della spada che è venuto a portare.
Il discepolo è uno che non teme di mostrare la proprio appartenenza, confessando pubblicamente la propria identità. Ma la spada è sempre nelle mani del Maestro e quando un discepolo volle impugnarla per difenderlo nell’ora in cui stava per essere arrestato, fu ancora Lui a dare il comando di rimettere la spada al suo posto. E pure il discepolo (Mt 26,51-52).
Noi che ammettiamo tutte le sfumature tra il bianco e il nero quando si tratta di giustificare un nostro comportamento, non cogliamo l’urgenza di scegliere, di posizionarci, di collocarci, di scegliere tra la Vita e la Morte, tra il Bene e il Male. Non cogliamo la portata delle Parole del Maestro e nemmeno cogliamo la libertà che ci ha lasciato. Non vuole discepoli ad intermittenza, come le luci dell’albero di Natale che ogni anno prepariamo per far festa al Principe della Pace (Is 9,5). O con Lui o contro di Lui (Mt 12,30).
Tuttavia – va detto – la spada non è un muro di spessore che ti separa fino all’isolamento dagli altri. Non chiede di ignorare o di non vedere, ma di percepire che tra due affetti umani, anche i più vitali, ora c’è una pagina di Vangelo affilata come il filo della spada. Anche con un foglio di carta ci si può tagliare! Tra uomo e padre, tra figlia e madre, tra nuora e suocera, tra me e l’altro di casa ora c’è Lui di mezzo. Onde evitare confusione! L’ultimo arrivato porta sempre questa spada che separa una condizione dall’altra: il Figlio che nasce fa conoscere il Padre e voi – disse – siete tutti fratelli. Perfino la fanciulla di Nazareth, per una parola dell’angelo, si trovò ad essere la Madre dell’Altissimo. E quelle parole, come tutte le altre dette dal Figlio, furono la spada che sempre le trafissero l’anima. Un giorno, mentre si trovava invitata a nozze, fu proprio suo figlio a dirle: “Donna, che c’è tra me e te? Non è ancora giunta la mia ora” (Gv 2,4). E Maria non si permise affatto di ricordargli che era sua madre. Non pretese il rispetto e l’onore che anche il comandamento chiedeva.
E quando un giorno, mentre stava predicando nei dintorni, sua madre e i suoi fratelli vennero a saperlo – convinti di fare una cosa gradita – andarono a trovarlo, anche solo per un saluto veloce. C’era molta folla quel giorno. Con un passaparola veloce fecero sapere a Gesù che proprio sua madre desiderava salutarlo. “Estrasse la spada” della sua parola e guardandosi attorno delimitò, allargandolo, il cerchio dei suoi legami: “Mia madre e i miei fratelli, eccoli… sono coloro che fanno la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Mt 12,46-50).
Chi ha scelto di stare con questo divino Maestro, a volte si trova ad avere in tasca due domande in più e il cuore è come attraversato da serie questioni di coscienza. La spada separa, recide… taglia cordoni ombelicali che rischiano di farci soffocare anche una volta che siamo venuti alla luce e l’ombelico resta l’unico segno a memoria di un legame primitivo. Noi sentiamo bene che la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. (Ebr 4,12)
Anche l’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse di Giovanni, parla di spada. Credo ci possa aiutare leggerne un passaggio (Ap 1, 9-19).
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro. Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto.
Dio dei padri e Signore di misericordia,
che tutto hai creato con la tua parola,
che con la tua sapienza hai formato l’uomo,
perché domini sulle creature fatte da te,
e governi il mondo con santità e giustizia
e pronunzi giudizi con animo retto,
dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te
e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,
perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella,
uomo debole e di vita breve,
incapace di comprendere la giustizia e le leggi.
Se anche uno fosse il più perfetto tra gli uomini,
mancandogli la tua sapienza, sarebbe stimato un nulla.
Con te è la sapienza che conosce le tue opere,
che era presente quando creavi il mondo;
essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi
e ciò che è conforme ai tuoi decreti.
Inviala dai cieli santi,
mandala dal tuo trono glorioso,
perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica
e io sappia ciò che ti è gradito.
Essa infatti tutto conosce e tutto comprende,
e mi guiderà prudentemente nelle mie azioni
e mi proteggerà con la sua gloria.
Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla grava la mente dai molti pensieri.
A stento ci raffiguriamo le cose terrestri,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi può rintracciare le cose del cielo?
Chi ha conosciuto il tuo pensiero,
se tu non gli hai concesso la sapienza
e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall’alto?
Così furono raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito;
essi furono salvati per mezzo della sapienza.
(dal libro della Sapienza, 9, 1-18)
La Parola di Gesù è paragonata a una spada che trafigge l’anima…un’immagine forte. Leggere la Parola è come quando disinfetti una ferita aperta. Brucia, fa male ma sai anche che quella ferita la stai curando. La Parola di Gesù è un balsamo, cura,guarisce,risana, è capace di ricostruire su rovine ma anche rade al suolo dove ce n’è bisogno,attira nel deserto, corregge. Il Vangelo è il libro delle risposte per chi ha bisogno di fare domande.