L’amor che move il sole e l’altre stelle.

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Data :21 Agosto 2020
Mausoleo di Galla Placidia, Ravenna

O Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora
in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica,
manda il tuo Spirito,
perché richiami al nostro cuore
tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato,
e ci renda capaci di amarci gli uni gli altri
come lui ci ha amati.

Dal Vangelo secondo Matteo (22, 34-40)

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Qualche regola per vivere ci vuole perché essere liberi non è fare quello che ci passa per la testa. Essere liberi è un cammino, come quello che Mosè fece compiere al popolo nel deserto. Si fuggiva dal faraone d’Egitto perché Dio non sopporta che l’uomo sia schiavo e quando gli oppressi gridano, il cielo ascolta e, prima o poi, risponde. Oggi, probabilmente, non sapremmo neppure più dire quali siano le nostre schiavitù, cosa ci tenga prigionieri e incapaci di progredire sulla via che conduce alla vita. Lamentiamo spesso che chi viene ad abitare le nostre terre non rispetti le regole, senza mai considerare che molte volte siamo noi i primi ad ignorarle o a non osservarle. Infrangere una legge per noi sarebbe dunque segno di emancipazione, di superiorità? E poi, quando ci colgono in fallo, siamo pronti a giustificarci con quel solito: “Ma io non lo sapevo!”. La Legge, signori, non ammette ignoranza! E poi, sta scritto in tutti i tribunali: “La Legge è uguale per tutti!”.

Ma sappiamo pure che “Fatta la Legge, fatto l’inganno”. Non c’è proverbio più efficace che descriva il nostro rapporto con la Legge. Ora, dicendo “nostro” mi riferisco all’uomo in genere. Preferisco pensare che siano questioni che riguardano l’umanità in generale piuttosto che intendere questi comportamenti come il difetto di una data popolazione. Sembra che le Leggi siano ostacoli da aggirare piuttosto che considerarli come i guard-rail entro cui muoversi. Siamo arrivati perfino a dipingere strisce pedonali che per un effetto trompe-l’oeil sembrano tridimensionali. Non basta insegnare al conduttore di veicoli che quel segno per terra indica una precedenza se qualcuno giunge a piedi? Occorre far sembrare ostacoli ciò che semplicemente permetteva un passaggio. Beh… a che punto siamo arrivati?

Di questi tempi poi, lamentiamo pure la relatività delle regole. Non sappiamo a quali dobbiamo riferirci: regole nazionali? Regonali? Provinciali? Comunali? E sempre pronti ad appellarci all’istanza superiore, finiamo per non fare nulla accusando poi il legislatore come fonte di confusione. Vorremmo che la vita fosse più semplice e meno numerose le regole da osservare per difenderla.

I Dieci comandamenti furono un’invenzione geniale: riassumere tutto sulle dita delle mani! Ma poi si è sentito il bisogno di continuare a specificare cosa quella singola parola-comando significasse. Per intenderci ne sono derivati seicentotredici: trecentosessantacinque come i giorni dell’anno che suonano come divieti e i restanti decentoquarantotto dal valore positivo legati agli organi del corpo umano fino ad allora conosciuti. Bella pure l’idea di associare a qualcosa tutti i comandamenti. C’è perfino una certa poesia: giorno dopo giorno la Legge ci accompagna e noi aderiamo ad essa, formando un corpo e facendoci funzionare a regola. 

Nel Talmud babilonese (una raccolta di scritti rabbinici fatti a commento della Torah, la Legge di Dio) , si legge: “Sul monte Sinai a Mosè sono stati enunciati 613 comandamenti: 365 negativi, corrispondenti al numero dei giorni dell’anno solare, e 248 positivi, corrispondenti al numero degli organi del corpo umano… Poi venne David, che ridusse questi comandamenti a 11, come sta scritto… Poi venne Isaia che li ridusse a 6, come sta scritto… Poi venne Michea che li ridusse a 3, come sta scritto: ‘Che cosa ti chiede il Signore, se di non praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio?’ (Mi 6,8)… Poi venne ancora Isaia e li ridusse a 2, come sta scritto: ‘Così dice il Signore: Osservate il diritto e praticate la giustizia’ (Is 56,1)… Infine venne Abacuc e ridusse i comandamenti a uno solo, come sta scritto: ‘Il giusto vivrà per la sua fede’ (Ab 2,4)”

Nella selva infinita di leggi, norme, regole e precetti ci si può davvero smarrire. E si può anche comprendere di desiderare una riduzione all’essenziale. Ciò che più conta è essenzialmente comprendere e ricordare che chi dà la legge e chi la riceve per obbedirvi è legato da un verbo: amare! Non è un caso dunque che nella preghiera dei Salmi si dica “Quanto amo la tua Legge, Signore!” (sal 119,97). Non si inneggia così al legalismo ma piuttosto si ringrazia il Signore che per amore ha donato la Legge. 

Senza leggi non c’è ordine né libertà ma se non c’è amore non c’è vita. È solo per amore che noi possiamo comprendere perché certe cose s’hanno da fare e certune altre dobbiamo evitarle. Aveva dunque ragione Dante, in vetta del suo Paradiso, nel dire che é l’amor che move il sole e l’altre stelle (Paradiso XXX, 145). Senza amore non c’è alcuna legge che l’uomo possa accogliere, non fosse altro che la dolce legge dell’amore, il dolce comando, esemplificato dalla vita di Gesù, di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amati. Amore per Dio, amore per l’altro, amore per sé muovono la vita verso la sua libertà. Quest’ultimo, l’amore di sé, da non intendersi in senso narcisistico ed egoistico, ma nel senso della regola d’oro (sia positivamente che negativamente intesa): fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Mendicanti di amore e desiderosi di amare, sentiamo che tutto dipende dall’Amore. 

Non si può stare soli dinanzi a Dio. Ci si salva tutti insieme. Sarà salvato chi salva gli altri. Doreteo di Gaza ci dà una bella e chiara immagine della salvezza: il centro del cerchio è Dio, e tutti gli uomini sono sulla circonferenza; dirigendosi verso Dio, ognuno segue un raggio del cerchio; e più si è vicini al centro, più i raggi si avvicinano tra loro. La loro distanza più breve tra Dio e l’uomo passa per il prossimo. (Pavel Evdokimov)

Signore, fammi amico.

Fa’ che la mia persona ispiri fiducia

a chi soffre e si lamenta,

a chi cerca luce perché lontano da Te,

a chi vorrebbe incominciare

e non se ne sente capace.

Signore,

aiutami a non passare accanto ad alcuno

con volto indifferente, con un cuore chiuso,

con un passo affrettato.

Signore, aiutami ad accorgermi subito

di quelli che mi stanno accanto.

Fammi vedere quelli preoccupati e disorientati,

quelli che soffrono e non lo mostrano,

quelli che si sentono isolati senza volerlo,

e dammi quella sensibilità che mi fa incontrare i loro cuori.

Signore, liberami da me stesso

perché ti possa servire,

perché ti possa amare,

perché riesca ad ascoltarti

in ogni mio fratello che Tu mi fai incontrare.


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Piccoli Pensieri (2)

Alba

“Amerai” È il comandamento più grande, ma sembra anche un invito ad entrare in relazione con Lui. Dovremmo sempre trovare il tempo di fermarci ed ascoltare la nostra necessità di amare Dio, di sentirci amati da Lui.
Ho bisogno di Dio, abbiamo bisogno di Dio, di stare con Lui. Uniti al Suo amore, saremo capaci di amare e accogliere il nostro prossimo e le persone che quotidianamente avremo vicino.

21 Agosto 2020
Dania

“Amiamoci fratelli come Dio ha amato noi…avremo la Sua gioia che nessuno ci toglierà…”. È l’amore di Dio e per Dio che edifica ogni amore.
Abbiamo una vita per imparare ad amare come Lui ci ha insegnato ed ogni giorno l’occasione giusta per farlo o quantomeno per provarci.
Dopotutto “basta amare”.

21 Agosto 2020

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