Scavalcare l’imbarazzante ostacolo o donare la vita (eterna)?

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Data :5 Ottobre 2020
Vincent Van Gogh, Il buon samaritano, 1880 (particolare)

Dio della luce, in questo nuovo mattino abbiamo accolto il tuo invito ed eccoci alla Tua presenza: manda il tuo Spirito santo su di noi. Spirito di sapienza che ci apre alla comunione con Te attraverso l’ascolto della Tua parola. Essa diventi per noi specchio che ci aiuta a discernere ciò che ci abita: l’opacità che ci rende bui, le contraddizioni che ci scoraggiano. La tua Parola sia direzione, consolazione e forza, per percorrere vie di accoglienza e di comunione e ci spinga a vincere ogni paura. Amen

Dal Vangelo secondo Luca (10,22-37)

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Ottenere la vita eterna è lo scopo dell’esistenza, è premio, ricompensa ed eredità. Tutto insomma. “Ma come si fa?” chiede un dottore della Legge. È una domanda per mettere alla prova Gesù dato che di risposte possibili non ce n’erano molte. Una di quelle domande talmente elementari che se non sai rispondere, non hai proprio addosso la benché minima traccia di fede. Se vuoi avere la vita eterna devi osservare la Legge. Punto. Altre risposte non ce ne sono. Ma la Legge è un vero labirinto. E poi non è detto che io sappia aprire il buon cassetto della memoria ed estrarre la legge giusta al momento giusto. E se poi apro il cassettino e trovo dentro due leggi che sembrano contraddirsi una con l’altra? Cosa faccio?

Gesù risponde con altre domande: a dimostrazione che egli sapeva che nell’osservanza della Legge c’è il segreto per la vita eterna, ma pure per dimostrare che non basta conoscere a memoria. Quel “Come leggi?” obbliga ad aprire nuovamente gli occhi. Non è solo questione di qualcosa che s’è impresso nella memoria del cuore… Se apri gli occhi ti accorgi che oltre al Libro della Legge di Dio c’è una vita che va letta ed interpretata. Imparare a memoria la Legge non è ripetere senza sapere cosa stai dicendo. Conoscere la Legge e richiamarla alla mente, doveva essere anzitutto ricordare ciò che Dio ha fatto in favore dell’uomo. La Legge di Dio non fa vivere solo perché la ripeti senza sapere esattamente cosa stai dicendo. 

Non pensavano affatto che Gesù potesse essere il miglior interprete della Legge. Si ponevano davanti a Lui con l’arroganza di chi era pronto ad accusarlo di una creatività soggettiva, come se Gesù avesse dato la sua personale legge senza sapere che nella Torah, la Legge di Dio, c’è il fondamento dell’esistenza. Che Gesù conosca benissimo la Legge è evidente fin dalle prime pagine del Vangelo quando si trova a dover discutere con il diavolo nel deserto. C’è solo una differenza, per altro non troppo sottile, circa l’utilizzo e l’interpretazione della Legge: il diavolo nel deserto, al momento delle tentazioni di Gesù, sbandiera anche lui a memoria passaggi della Scrittura. È evidente però che questi passi della Scrittura sarebbero a profitto esclusivo di Gesù, il quale però non è venuto per salvare la propria vita, ma per donarla. Il diavolo nel deserto propone a Gesù di leggere la Legge a proprio profitto, a difesa del proprio interesse. La tentazione vera e primitiva è sempre quella di salvare se stessi, sostenendo questa necessità, citando perfino la Legge. 

Nella parabola che Gesù racconta si capisce molto bene che sacerdote e levita salvano se stessi invece che l’uomo “mezzo morto”. Quell’essere mezzo morto è giusto il punto di imbarazzo: da che parte penderà la bilancia dipenderà tutto dalle azioni seguenti, le loro e quelle altrui. Ora sacerdote e levita, corretti osservanti della Legge scelgono di osservare quelle leggi che li mettono in salvo: la Legge che meglio calzava per il loro cammino verso casa e verso la vita eterna, vietava loro di toccare quel corpo, perché la Legge vieta il contatto col sangue ed anche coi cadaveri, già che l’uomo è “mezzo morto“. Entrambi, per far vivere se stessi, vedono più il mezzo morto e non un possibile mezzo vivo. Non disobbediscono affatto alla Legge, ma scelgono una scorciatoia, il modo più semplice per obbedirvi. Scelgono la via dell’astensione appellandosi alle  Leggi che autorizzavano l’astensione. Omettono di fare un bene maggiore che avrebbero potuto fare se… avessero richiamato alla mente altri precetti e non avessero pensato a salvare se stessi. 

È come se, sul loro personale cammino verso la vita eterna, avessero trovato soltanto un ostacolo da scavalcare.  Spesso pensiamo che il male sia fatto solo con azioni che abbiamo voluto compiere e delle quali non abbiamo valutato le conseguenze immediate o a lungo termine. Raramente pensiamo che il Male stava pure nell’omettere di fare il Bene. Quei passi fatti attorno al viandante mezzo morto sono omissione di soccorso, sono il cammino più rapido per difendere se stessi e usare la Legge unicamente a proprio favore. 

Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete…” aveva appena detto Gesù, prima che il dottore della Legge si alzasse. Eccoli dunque gli occhi beati che vedono ciò che occorre vedere. Sono gli occhi del Samaritano. Vedono per via un viandante che può essere ancora in vita e merita attenzioni che gli  assicurerebbero salute e salvezza. E nel suo cuore, vede la Legge che meglio interpreta la situazione del momento. L’anima della Legge è sempre amore di Dio e del prossimo. Mai amore di sé nel senso di chi egoisticamente pensa solo a se stesso. 

Quello che è più imbarazzante nella parabola è il fatto stesso che sia uno straniero, un samaritano a fare ciò che ci si aspetta compiuto con più naturalezza da chi conosceva la Legge di Dio. Gesù ha spesso questo tono provocatorio nei confronti degli “addetti ai lavori”. In un certo senso, non c’è da stupirsi se aumenterà in loro la voglia di togliere di mezzo Gesù. Come se gli dicessero: “Te la sei cercata!”. 

Il samaritano, che vive a Gerico dove vivevano molti dei sacerdoti e dei leviti che salivano a Gerusalemme per ufficiare al Tempio quand’era il loro turno, sembra dimostrare di conosce meglio lui la Legge. Ricalca espressamente le stesse azioni che Dio ha compiuto in favore del suo popolo: vide e fu commosso; gli si fece vicino; gli fasciò le ferite versando olio e vino, si prese cura. Sarebbe forse il caso di insegnare questi verbi e queste azioni più che precetti fissi di cui nemmeno conosciamo più il significato. Non oso pensare a quante cose ripetiamo a memoria, anche mentre preghiamo insieme. Se solo qualcuno dovesse interrompere il disco e chiederci: “No, scusa? Cosa hai detto? Spiegami bene…” andremmo in totale confusione e il nostro volto arrossirebbe dal non sapere cosa dire e come spiegare.

Il nostro cammino è pieno di incontri con persone “mezze morte“… noi possiamo scegliere se avvicinarli per tentare un soccorso che potrebbe essere salvifico o potremmo infliggere quel “colpo di grazia” (che proprio grazia non è!) nell’omettere il soccorso. E così muore il viandante che ha ostacolato il nostro presunto cammino verso la vita eterna, ma noi saremmo usciti ampiamente fuori strada. La vita eterna è anzitutto un dono… che noi possiamo fare ad altri. Non dimentichiamoci che Qualcuno ce lo ha già fatto questo dono.

A. Morot, Il buon Samaritano, 1880

È veramente giusto lodarti e ringraziarti,

Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,

in ogni momento della nostra vita,

nella salute e nella malattia

nella sofferenza e nella gioia,

per Cristo tuo servo e nostro Redentore.

Nella sua vita mortale

egli passò beneficando e sanando

tutti coloro che erano prigionieri del male.

Ancor oggi, come buon samaritano,

viene accanto ad ogni uomo

piagato nel corpo e nello spirito

e versa sulle sue ferite

l’olio della consolazione

e il vino della speranza.

Per questo dono della tua grazia,

anche la notte del dolore

si apre alla luce pasquale

del tuo Figlio crocifisso e risorto.

(prefazio comune VIII della liturgia eucaristica)


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Piccoli Pensieri (2)

Savina

Certo che Gesù riusciva a ben provocare i “benpensanti” del suo tempo, ma anche del nostro.
Erano chiusi nei loro schemi, sia pure dettati dalla Legge, e non si accorgevano di esserne prigionieri.
Il Samaritano,invece, non si fa domande. Liberamente agisce per il bene, subito, e fino a che la situazione lo richiede.

Aiutami, Signore, ad accorgermi di chi intorno a me ha bisogno di aiuto e poter agire, senza timore, per fare il bene che Tu ci hai insegnato con il tuo esempio.
Amen.

5 Ottobre 2020
Rosaemma

“Abbi cura di lui” dice il buon samaritano all’albergatore. Chiediamo anche noi a Dio che ci doni un cuore aperto e disponibile verso gli altri, capace di compassione come il Suo cuore. Due denari per aver cura del fratello fino al suo ritorno. Nella parabola siamo anche l’albergatore che ha ricevuto dei talenti… Sarà proprio su come e per chi avremo speso queste due monete che saremo giudicati da Dio nella sua ultima venuta (da una lectio divina).

5 Ottobre 2020

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