Dare per essere

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Data :8 Ottobre 2020

Apri a noi la tua porta, Signore e da Te, come dal giorno, io sarò illuminato. Alla luce canterò la tua gloria. Al mattino mi risveglio per lodare la tua divinità e mi affretto per impregnarmi della tua Parola. Con il giorno, la tua luce brilli sui nostri pensieri, e le tenebre dell’errore siano cacciate dalle nostre anime. Tu che rischiari ogni creatura, rischiara anche i nostri cuori perché ti diano lode lungo tutto il fluire dei giorni.    

(Giacomo di Sarug, Per il mattino)

Dal Vangelo secondo Luca (11,5-13)

In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Solo quando la loro richiesta fu esplicita, il Maestro insegnò ai discepoli a pregare. “Quando pregate, dite: Padre…” Ma conoscere le parole di una preghiera, anche se ricevuto direttamente da Gesù, non basta. Non è detto che si abbia già imparato a pregare. Anzi, è certo che no. È un po’ come quando diciamo che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Tra chiedere e ricevere, tra cercare e trovare, tra bussare e vedere una porta aprirsi, passano giorni e giorni. E pure notti, che sono sempre così lunghe e insostenibili per chi veglia. Il dire preghiere ha bisogno anche di un fare: i discepoli non chiesero le parole da dire, che pure hanno ricevuto, ma vollero sapere come fare a pregare. Ecco dunque che accanto alle parole da dire, Gesù insegna come fare a pregare: serve un’insistenza sfacciata.

Non basta dire: “Io e te, siamo amici“. L’amicizia nasce per lo più da qualcosa di concreto che l’amico fa in in favore dell’amico. L’amicizia poggia su qualcosa che è accaduto e successo, tanto che uno saprà di poter contare sempre sull’amico nel momento del bisogno. Così come non basta sapere di chi siamo figli. Padre e madre, scopriranno quanto sia necessario darsi, spendersi e prodigarsi per essere riconosciuti tali.

La formula della preghiera insegnata da Gesù, non è dunque una formula magica alla “Apriti, sesamo“. Chi, nella favola, ingolosito dal tesoro contenuto all’interno della caverna, seppe aprirla ed entrarvi, si dimenticò poi la formula per uscirvi e fu ritrovato morto nella stessa grotta, ucciso dai quaranta ladroni. Favole permettendo, passatemi il parallelismo…

Pregando non entriamo nella grotta dove dei ladri hanno nascosto un tesoro, ma pregando bussiamo alla porta di casa di un amico e chiediamo non monete e oro, ma il cibo più quotidiano dell’epoca: pane, uova e pesce. Quel pane che veniva cotto quotidianamente, il cui profumo spandendosi per casa e nelle strade, aveva un potere di attrazione che nulla ha da invidiare al fascino esercitato dalle ricchezze. E uova di galline che non contavano di certo nei censimenti, ma che facevano numero nei piccoli villaggi del tempo, un po’ come nei cortili dei cascinali… fino a qualche tempo fa, si intende. E il pesce dei pescatori di Galilea, il lavoro di quei suoi primi discepoli. È cibo quotidiano, frutto di lavoro quotidiano. Nulla che piove dal cielo, ma paziente lavoro quotidiano.

La preghiera è insistente e caparbia, perché al fondo sa chi trova ad ascoltarla. Chi bussa nel mezzo della notte, sa bene di bussare alla porta di un amico… L’amico che giunge da un viaggio giunge nella notte all’improvviso. E il suo viaggio probabilmente non era neppure terminato. Stava forse tornando a casa sua, ma la notte è scesa rapida – succede proprio così da quelle parti – e le sue gambe non sono state in grado di portarlo fin dove avrebbe voluto. E non hai modo di comprarti qualcosa. Niente autogrill, niente B&B… cosa fai? Ti ricordi che da quelle parti abita un amico. Vai, senza pensarci troppo. E bussi. Bussi finché non si sveglia. E insisti pure quando sei riuscito a svegliarlo. 

“Ho pregato tanto!- sento dire spesso – ho pregato tanto ma non sono stato esaudito!” Alla luce di questo insegnamento di Gesù sulla preghiera verrebbe subito da rispondere in modo logico: si è sì pregato tanto, ma evidentemente non sufficientemente. Non quanto bastava per aprire la porta senza sfondarla. La preghiera spesso ha a che fare con i nostri nervosismi… si perde la calma, si diventa impazienti… si perde proprio l’essenza stessa della preghiera: quella fiducia di piccoli in braccio alla madre.

È così dunque che testimoniamo di un Dio che è Padre? È così che pensiamo che il suo nome sarà santificato e riconosciuto per quello che Egli è veramente?  Ci piace dire piuttosto che s’è addormentato, assopito, distratto, che è sordo o insensibile al nostro grido di aiuto. Il suo essere è dare… il nostro essere è chiedere e ricevere. Noi non siamo più abituati a chiedere. Nella società dell’indipendenza, dell’autonomia e dell’autosufficienza, chiedere sembra – oggi più che mai – una cosa di cui vergognarsi. Ma un conto è sapersi allacciare le scarpe da soli, un conto è chiedere ciò che, se condiviso, ci fa essere davvero fratelli tra noi e figli di uno stesso Padre.

E non solo la perseveranza, la mite insistenza, non solo la caparbietà della goccia che scava la pietra,  ma pure dobbiamo sapere cosa chiedere. Nel suo insegnamento è Gesù stesso che ce lo dice. Se hai deciso di bussare alla porta del cuore di Dio, devi sapere cosa troverai dietro quella porta e che cosa ti verrà dato. Dio non può che donare ciò che ha: se stesso, il suo Spirito, il suo Amore. Chi chiede un pesce non riceve un serpente; chi chiede un uovo non riceve uno scorpione. A richiesta precisa corrisponde un preciso dono. 

Se bussi alla porta del Padre, sappi che Egli ti darà il suo stesso Spirito. Più di questo non può, ma questo è tutto per un figlio, per un credente, per un discepolo. Avere il suo Spirito è avere gli stessi sentimenti di Gesù Cristo. E come scrive Paolo nella lettera ai Romani: “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio“. (Rom 8,26-27)

Dio non vuole essere altro che Colui che ha da donarci il suo Spirito perché noi impariamo a riconoscerlo come nostro Padre. Dio non può che donare il suo amore!

Signore, il mio cuore non ha pretese,

non è superbo il mio sguardo,

non desidero cose grandi

superiori alle mie forze:

io resto tranquillo e sereno.

Come un bimbo in braccio a sua madre

è quieto il mio cuore dentro di me.

Israele, confida nel Signore

da ora e per sempre!

(salmo 131)


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Piccoli Pensieri (3)

Alba

Perché pregare e chiedere insistentemente?
La preghiera è la forma piu intima che ci fa ritornare a Dio, anche dopo i nostri tradimenti, quando ci allontaniamo da Lui.
Donami il tuo Spirito, donami la capacità di chiedere e di fidarmi sempre di Te .
Tu sei Padre misercordioso che mi accoglie e mi guida in tutti i miei passi

8 Ottobre 2020
Savina

“Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra”
È uno dei versetti che più mi piace e che ripeto lungo la giornata.
Anch’io cerco di invocare lo Spirito perché mi aiuti e ispiri per cosa dire e fare nelle relazioni familiari, di lavoro e di vario genere.
Se teniamo il cuore aperto lo Spirito di sicuro si fa presente.
E accanto al nostro pregare, che per sua natura vuol dire chiedere, non dimentichiamo le preghiere di lode e ringraziamento.

8 Ottobre 2020
    Dania

    Perdonaci Signore tutte le volte che non cerchiamo, chiediamo e bussiamo e per quelle in cui non diamo, apriamo e ci facciamo trovare dai fratelli perché come hai fatto Tu così dovremmo fare noi,seguendo il tuo insegnamento ed in memoria di Te.
    Quanta strada abbiamo ancora da fare ma se Tu sarai al nostro fianco e ci istruirai come facesti con i pellegrini di Emmaus noi impareremo e diventeremo sempre più piccoli riflessi della Tua luce.

    8 Ottobre 2020

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