Il prezzo o il profumo?
O Spirito Santo Paraclito, pieno di gioia, inizio la preghiera: donaci di conoscere il Padre, e di conoscere il Figlio. Spirito del Padre, dolce ospite dell’anima, resta sempre con me per farmi conoscere il Figlio sempre più profondamente. O Spirito di santità, donami la grazia di amare Gesù con tutto il cuore, di servirlo con tutta l’anima e di fare sempre e in tutto ciò che a lui piace. O Spirito dell’amore, concedi a una piccola e povera creatura come me, di rendere una gloria sempre più grande a Gesù, mio amato Salvatore. Amen
(Charles de Foucauld)
Dal Vangelo secondo Luca (11, 42-46)
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Il fardello più pensante fu proprio Gesù a portarlo. Colui che cacciava i demoni col dito di Dio, colui che in ogni modo cercava di restituire libertà ad ogni uomo, colui che gratuitamente dava ciò che dal Padre suo aveva ricevuto con la stessa gratuita, sarà caricato della croce, inchiodato ad essa, eliminato a caro prezzo: la sua vita. Si trovò, un giorno, a dover discutere con farisei. Nel suo sfogo di dolore e nella sua indignazione se la prese pure con i dottori della Legge: teorizzò in poche battute ciò che accade in questi umani meccanismi di imposizione e sottomissione, meccanismi contrari all’amore e alla giustizia che hanno come fine la liberazione e la salvezza.
Caricare altri di pesi e di fardelli diventa per Gesù il modo più efficace per descrivere l’irresponsabilità di certe persone, la volontà di non portare la propria croce. Ogni rifiuto di assumersi le proprie responsabilità, diventa automaticamente un modo per scaricare su altri quel peso. Chi non vuol prendere la propria croce, altro non farà che caricarla addosso ad altri. Uomini di potere avevano deciso di caricare la croce sulle spalle di Gesù e così lo accuseranno di ogni malaffare.
Dopo la sua morte in croce, fu sepolto. Per fortuna alcune donne – scrivono i vangeli – stavano osservarono attentamente il luogo dove era deposto: una tomba nuova dentro un giardino, specifica Giovanni nel quarto Vangelo. E quella tomba non sarà mai calpestata da gente che non sa neppure dove sta camminando. Quella tomba, ormai vuota, è segno pasquale, è segno di quella conversione che farisei e dottori della legge non vogliono accogliere.
Nel giardino di Pasqua, laddove Cristo fu sepolto e poi trovato vivo, si respira aria nuova, il profumo stesso della vita: la Pasqua di Gesù è una liberazione per tutti. Non liberi di fare il capriccio che si vuole, ma liberi di amare e nell’amore si può anche eccedere, sovrabbondare. Per amore si può pagare perfino la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe aromatiche, anche se la Legge non lo prevedeva… ma se lo si fa solo per mostrare di aver fatto qualcosa in più rispetto ad altri, ha già perso il suo profumo.
È bello e gioioso renderti grazie, Signore,
perché, nella tua giustizia,
vuoi che la terra risplenda
così da sembrare il tuo regno.
Lode a te, o Signore,
per i tuoi poveri che si rialzano nella speranza,
per per coloro che seminano nelle lacrime,
fiduciosi di raccogliere i frutti del Vangelo.
Per i miti, gli inermi,
che portano nel cuore
l’invincibile slancio dell’amore divino.
Per coloro che osano sentire tenerezza per l’umanità.
Per le persone dal cuore trasparente,
nella loro lealtà si riflette il volto di Dio.
Per gli annunciatori di pace,
belli nel volto e nei piedi: veri figli di Dio.
Per i tutti gli uomini e le donne
che rispondono alla violenza con la non violenza,
così la giustizia è amata e vince.
Per quelli che pagano la fedeltà alla tua parola
esponendosi all’emarginazione, all’insulto.
Per tute le donne e gli uomini,
per i piccoli e i grandi, i giovani e i vecchi
che subiscono quello che ha subito Gesù.
A te, o Padre,
che ci doni la gioia
di seguire l’Agnello ovunque vada
e di condividere la sua strada,
a te il canto della nostra lode.
Al “guai a voi” fa da contraltare oggi il “beati a voi” del Salmo 1…
Fa’ o Signore che si possa essere sempre più beati e sempre meno sepolcri imbiancati e che a parlare siano le nostre vite, perché le parole sono solo un’aggiunta. Quelle che contano le hai già proferite Tu ed il Figlio Tuo Gesù.
Si possa rendere lode e gloria a Te
“Fai ogni cosa con amore”.
Ogni cosa, ogni gesto della nostra giornata.
In fondo è questo che dobbiamo chiedere allo Spirito Santo: insegnarci ad amare.
Accanto alla preghiera, l’amore.
E così come dice San Paolo:
“la Carità, cioè l’amore, tutto accetta, tutto accoglie, tutto scusa, tutto spera…”
Con questa forza possiamo vivere le nostre giornate e cantare anche noi le Beatitudini come nella bella preghiera che chiude questa riflessione.
Spirito del Padre, dono eterno di Gesù, insegnami ad amare.