Happy-end o lieto fine?
Signore e Dio nostro, tu ci scruti e ci conosci, il tuo sguardo veglia sul tuo popolo e su ciascuno dei tuoi figli, e Gesù, il Cristo, ci ha narrato il tuo amore e la tua sollecitudine con il suo sguardo: sguardo penetrante e dolce, sguardo severo e mite, sguardo compassionevole e accogliente. Donaci di sentirci sempre visti, conosciuti e amati nella debolezza e nella vulnerabilità delle nostre persone. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Dal Vangelo secondo Luca (13, 31-35)
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
Che volessero ormai ucciderlo, non c’erano dubbi. Che fosse proprio Erode a desiderare questa morte lo sappiamo fin dalla sua infanzia. Ma ormai ci siamo anche abituati alle trame di scribi e farisei e, pur nella nostra ingenuità, noi pure sappiamo che anche questi bruciavano dal desiderio di non vederselo più a passeggiare per la città, sotto i portici o nel cortile del Tempio. Bruciavano d’invidia perché parlava con un’autorità diversa dalla loro. Il gruppo dei farisei, non vuole nemmeno caricarsi della responsabilità di uccidere ed Erode è sempre un’ottimo passe-partout, tanto la sua pazzia era ormai nota. A chi meglio di lui si poteva incriminare la volontà di uccidere Gesù?
La vita dei profeti non ha l’happy-end del vincitore e dell’eroe. Il lieto fine però c’è. Ed è scritto nel suo cuore. Non il finale della storia, ma il fine, il senso, il perché fosse così deciso e determinato nel continuare la Sua opera nella città che notoriamente uccide i profeti. Il fine è compiere la volontà di Colui che lo ha inviato, far conoscere la sua Parola, le intenzioni segrete del Suo cuore, altrimenti non staremmo nemmeno a parlare di profezia. Il fine è sotto le ali di una chioccia e non negli agguati delle volpi che devastano la vigna piantata dal Signore. Scacciare demoni e guarire malati fu la traduzione dell’opera di Dio che ebbe inizio nella notte dei tempi, tra i racconti e le pagine della storia stessa di quel popolo che imparò a chiamare il Signore con il nome di “Liberatore“, come si legge nell’Esodo. Suo Padre liberò il popolo dalle mani di tutti i faraoni della terra. Lui invece, nel dettaglio, liberava uomini e donne da demoni e malattie che ugualmente imprigionano e opprimono.
Gerusalemme, una volta che ci sei stato, ti resta nel cuore. Le nostre città sono diventati cortili pericolosi dove dei piccoli pulcini spaventati non fanno altro che pigolare in cerca di una chioccia che senta il loro gemito e si affretti a nascondere i suoi piccoli sotto le sue ali quando il pericolo minaccia.
“Gerusalemme è lo spaccato dell’umanità! In essa tutti possiamo ritrovarci e tutti possiamo sentirci bene, con i nostri sogni e con le nostre contraddizioni; con la nostra voglia di bene e quella di male; con il desiderio di un respiro ampio e la realtà dal fiato corto!
Gerusalemme è noi! E noi siamo Gerusalemme! Gerusalemme è la verità degli opposti, come lo siamo noi! L’unità e la frammentarietà, l’apertura e la chiusura; il dialogo e il silenzio; la pace e la guerra; il bene e il male; il divino e l’umano; la morte e la vita! Tutti ci ritroviamo in Gerusalemme e tutto di noi si ritrova in essa!
Gerusalemme attrae e respinge. Ti accarezza e ti pugnala. Ti sorride e ti fa lo sberleffo. E tu ti senti a casa perché anche tu sei così, com’è lei.
Le sue massicce mura di cinta te le ritrovi nel tuo cuore quando non dai spazio all’altro e non lo accetti così com’è. Il luogo della condanna lo abiti quando etichetti qualcuno che ti disturba. La via crucis la percorri nelle fatiche e sofferenze quotidiane che ti trovi a vivere. Nel calvario ci stai perché la malattia tua o quella di un tuo parente o amico ha bussato alla porta. La tomba vuota la vedi quando fai l’esperienza della gioia profonda che ogni tanto ti dona la vita.
Non c’è luogo in Gerusalemme dove ti senti straniero. E Gerusalemme ti dona sempre qualcosa a patto che… tu viva in profondità la tua umanità! L’unica cosa che Gerusalemme chiede, il resto… lo vivrete assieme!”
(Sr. Donatella Lessio, in Gerusalemme di A. Gualazzi, R. Tiraboschi, T. Tiraboschi, Oltre edizioni)
Sono il fratello di tutti,
il fratello che ha bisogno di tutti,
che tende la mano a tutti.
Come potrà starci tutto questo mondo,
che si àncori all’Eterno fatto pane,
nel cuore di un pover’uomo?
E tu che cosa mi domandi, o Signore?
Tu mi dici: “Lasciati amare!”
Tu non mi domandi di più.
Non mi domandi se ti voglio bene.
Basta che io
mi lasci amare dall’Amore,
perché anch’io sono un lontano.
(don Primo Mazzolari)
La parola di oggi mi interroga su quanto so resistere e quanto invece mi lascio influenzare dalle deviazioni che incontro sul mio cammino. Spesso, ci sono situazioni di fronte alle quali “deviare” sembra non essere così negativo. Consapevole che da sola non ce la farò mai a vincere questa battaglia. Solo Dio mi può dare la forza per affrontare questo nemico, chiedendogli umilmente aiuto, con la certezza che Lui ascolta la mia preghiera.
Cosa c’è di più bello che stare in braccio al papà e alla mamma e sentirsi al sicuro!
Così si sentiva chi avvicinava Gesù trovandosi guarito nell’anima e nel corpo senza che Lui chiedesse qualcosa in cambio.
E così l’animo era ben disposto ad ascoltare, accogliere, meditare quello che Gesù raccontava.
Il racconto di un Padre che ha amore e cura per il suo popolo, che non abbandona nessuno e ci inonda di misericordia.
E Gesù che cammina, cammina non curandosi di Se Stesso ma cercando di portare a termine il compito che il Padre gli ha assegnato.
Non importa se lo odiavano e volevano ucciderlo… a Lui interessava lasciarci questa eredità di esempio: l’amore verso il Padre e verso i fratelli.
Cosa c’è di più bello che stare in braccio al Padre e sentirsi al sicuro!
Ti ringrazio Padre perché, accompagnata da Gesù, posso rifugiarmi fra le tue braccia e sentirmi risanata.
È bellissimo lo scritto che questa suora fa su Gerusalemme,perché veritiero…per quanto mi riguarda, la sensazione che mi ha lasciato la Terra Santa una volta tornata a casa è di aver fatto un viaggio dentro di me,nel profondo.È stata una bella esperienza che consiglio a tutti.
Quanta ipocrisia nei farisei, fingono di avvisare Gesù del pericolo per salvarlo, ma in realtà sperano di farlo sparire senza sporcarsi le mani.
Un atteggiamento che ancora oggi è in uso. Ma il vero profeta prosegue dritto per la sua strada, senza timore dei potenti. È questo il segno che ci ha lasciato Gesù per riconoscerlo tra noi anche oggi?
“la chioccia con il pulcino…ognuno ha la sua mamma e tutti fan la nanna sul cuore della mamma… (stella stellina)”…che bello poter “far la nanna” sul cuore di Dio che è Padre e Madre e poter trovare rifugio all’ombra delle Sue ali. Dopotutto ancora di questo abbiamo bisogno oggi: protezione, calore e del Tuo inestinguibile Amore.
Rendo e rendiamo grazie sempre ed instancabilmente a Te, Padre Santo.