Noi con amore chiediamo amore
Ora sì, o Redentore, che abbiamo bisogno del tuo aiuto, ora sì che invochiamo il tuo soccorso, Tu, guida e presidio, non ce lo negare. L’offesa del mondo è stata immane. Infinitamente più grande è stato il tuo amore. Noi con amore ti chiediamo amore. Amen.
(Mario Luzi)
Dal Vangelo secondo Luca (20,27-40)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
E chissà se anche noi, in questo tempo di prova, sapremo far crescere e maturare pensieri attorno alla vita, alla vita oltre a tutto questo morire. Ora che la morte si mostra ancora in tutta la sua cattiveria, un pensiero alla resurrezione!
In effetti anche nella Scrittura il pensiero attorno alla resurrezione dai morti si fa strada piano piano tanto che inizialmente, nei testi che appartengono alla Torah non se ne fa alcun riferimento. Prova sufficiente per i sadducei per affermare che non c’è resurrezione dai morti. Dunque trattasi di una novità abbastanza recente rispetto all’antichità delle parole contenute nella Scrittura. Dei vaghi pensieri attorno al tema della resurrezione nascono poco più di 150 anni avanti Cristo quando, in seguito ad una terribile persecuzione, ci si chiese solennemente quale fosse il destino di tanti morti innocenti, caduti a fil di spada per mano di Antioco IV Epifane. Brevi e timidi pensieri si fanno strada nella vita dei credenti e trovano posto soprattutto tra le parole di Isaia e di Giobbe.
Detto ciò possiamo pur dire che la domanda posta da parte dai sadducei a Gesù – come per altro molti dei quesiti che gli venivano sottoposti – non è limpida e non è animata da un chiaro desiderio di comprendere il pensiero altrui, quanto piuttosto per ridicolizzare anche una questione come questa. Il caso della donna sette volte vedova, sembra veramente un’esagerazione.
Gesù colse comunque l’occasione per spiegare pazientemente. E proviamo pure a capire e riassumere: matrimonio e procreazione, fin dai racconti della Genesi, sono già la risposta più umana, in questa vita di terra, alla morte stessa. Se la morte lascia soli, farsi compagnia e circondarsi di figli è davvero la risposta più istintiva. Ma poiché morti una volta non si muore più, allora la domanda dei sadducei – per quanto provocatoria essa sia – non sussiste. Prendere moglie e prendere marito è cosa di uomini mortali, che vivono in terra. C’è vita oltre questo umano compromesso con la morte, che ci lascia il tempo di maturare affetti e legami.
E siccome i sadducei non trovavano nei testi biblici ritenuti per loro normativi, argomenti a sostenere una riflessione attorno alla resurrezione dai morti, Gesù afferma che Dio non è dei morti ma dei vivi e vivi sono i padri stessi: Abramo, Isacco e Giacobbe ai quali Dio, per quella relazione speciale che s’è creata con loro, ha fatto delle promesse ben precise. E Dio non può smentire se stesso, rimangiarsi parole e promesse. Dunque quei padri – che sono già morti – vivono ancora di quella stessa relazione con Dio.
La vita oltre la morte, non è dunque quell’umano tentativo di non essere soli. È piuttosto il desiderio stesso di Dio di essere sempre in relazione con l’uomo, di non lasciarci soli, di essere sempre con noi… perfino oltre la morte. Crediamo alla resurrezione da morte non in virtù di ciò che l’uomo ha fatto, quanto piuttosto in forza di quanto Dio ha promesso e di come Gesù stesso è venuto a fare compagnia a queste creature mortali che siamo noi. Per il Figlio che stava per attraversare le porte della morte, la compagnia di suo Padre fu decisiva e per quel gruppo di discepoli spaventati, disse: “Non vi lascio soli!”. La morte spaventa l’uomo perché si mescola e si confonde con la solitudine… di chi va… e di chi resta. Ma Colui che già vinceva la morte facendosi amico dei peccatori, degli ultimi e di coloro che la società scarta ai margini trattandoli solo come soli rifiuti, ha vinto la morte e ci ha promesso di essere sempre con noi.
Siamo come tessere di un mosaico, che prendono valore solo e soltanto se si fanno compagnia una accanto all’altra, dando forma e significato ad un disegno che non riusciamo né a vedere né a realizzare da soli.
Può restare immobile
in un sepolcro
chi va in cerca di una pecorella smarrita
e sulla croce spalanca le braccia?
Può restare al buio e muto
in un sepolcro
chi dà la vista al cieco e la parola ai muti
e svela il luminoso volto di Dio?
Può restare prigioniero
in un sepolcro
chi libera gli uomini dalle loro carceri
e riporta a vita paralizzati e schiavi?
No. Non può restare ad ammuffire
in un sepolcro
chi si inginocchia per lavare i piedi
e spezza agli uomini pane d’amore!
E non può attendere meste lacrime
in una tomba
il chicco di grano bagnato di sangue
che pulsa di vita e si vuole donare.
(padre Giuseppe Impastato, gesuita)
Amati e perdonati ogni giorno… Per amare e perdonare noi stessi e gli altri, nella fusione con quell’unico Amore da cui ogni altro proviene.
Il nostro amore proviene ma il Suo sempre previene. Donaci la grazia Signore di saperlo custodire.
Siamo piccoli pezzetti di pietra unici e irripetibili a cui il Signore ha dato un compito da realizzare in compagnia di altre tessere del prezioso mosaico che è il disegno di Dio