Una marea di paure…

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Data :30 Novembre 2020
Sant’Andrea, apostolo (Rm 10,9-18 / Sal 18 / Mt 4,18-22)

È in Te la fonte della vita,
nella tua luce noi vediamo la luce.

Salmo 36 (35), 10

Dal Vangelo secondo Matteo (4,18-22)

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Era appena apparsa la Luce – non quella dei piccoli o grandi luminari quanto piuttosto quella che illumina ogni cosa – che presto, il terzo giorno, dovette già separare le acque dall’asciutto affinché l’uomo e le altre creature terrestri avessero un luogo dove poter vivere, e una terra su cui costruire case, nidi e tane. Separare la terra ferma dalle acque è operazione che assicura la vita. Salvare dalle acque fu un altro intervento divino: il mare vide un popolo che stava attraversando il deserto, sfuggendo al faraone… Mosè piantò il bastone nel mare e di colpo si aprì una strada. Il popolo passò all’asciutto e fu Pasqua, un passaggio e un varco inaspettati che solo Dio poteva aprire. Il faraone, sicuro di sé come nessun altro, con tutto il seguito della sua prepotenza, vennero inghiottiti nel mare. E poi Giona, il profeta che si imbarca in un’avventura tutta fatta di testa sua pur di non andare nella direzione che Dio gli aveva indicato. Per poi finire di essere gettato in mare, come fosse profeta di sventura, capro espiatorio di una terribile tempesta in pieno mare. E fu un pesce a salvarlo e a rimetterlo sulla terra ferma… che quasi ti confondi con la favola di Pinocchio. Storie, favole e narrazioni per dire che anche il mare ha il suo carattere, un suo temperamento. E pure lui ha le lune, per dire che fa marea.

L’uomo della Bibbia ha paura del mare. Confine naturale di mondi e culture. Solcare i mari fu una conquista. Costruire barche galleggianti spinte dal vento o dalla forza delle braccia fu innovazione… ma, sotto sotto, resta quella paura di sprofondare negli abissi. Mare, confine naturale di mondi e paesi. Ed è difficile solcare questi mari. È difficile per chi osa l’impresa ma è difficile pure per chi, con i piedi all’asciutto, non osa andare oltre le sue convinzioni un po’ separatiste. E così c’è da salvare e quelli e questi.

Il mare, nella Bibbia, apparve bello solo al Creatore quando, in principio, lo vide. Il mare è bello per chi si affaccia alla vita, per chi l’ha appena cominciata e vede quella distesa lucente e scura di acqua che si avvicina e poi scappa, che a volte, con il fragore dei flutti, alza la voce e spaventa. Il mare poi, quando ha fame, inghiotte e non restituisce. Diluvi, alluvioni, maree e piene. Il mare è imponderabile, e il suo frangersi sulle coste è un limite fluttuante tra sicurezza e insicurezza. Una specie di minaccia sempre incombente. Anche il mare, creatura come l’uomo, ha le sue disobbedienze e non sempre riesce a stare agli ordini del Creatore che pure fissò un limite alle acque.

Fin da principio, “salvare dalle acque” è nascere. Si rompono le acque e nemmeno la donna, che s’è fatta grembo, riesce più a contenerne la loro forza. Non le resta che seguire il flusso di quella marea che le cambierà la vita. E il figlio, salvato dalle acque, strilla il suo primo spavento, il suo primo passaggio.

E potremmo continuare questa meditazione attorno al mare, alla terra ferma, alla vita degli esseri umani. Potremmo farci venire il mal di mare o parlare di tutti gli eccessi umani che danno all’uomo la stessa nausea e lo fanno barcollare nella vita senza una direzione. Fino a cadere a terra, come sfinito, mezzo morto, esausto. Il mare è poetico dunque solo quando si fa immagine di ciò che ci attraversa. Il cuore dell’uomo è un abisso profondo e un giardino segreto. 

All’inizio del tempo di Avvento, il calendario riporta per il 30 novembre la festa di un apostolo, Andrea. Li chiamò ad essere pescatori di uomini. Non cambiarono mestiere. Fu una vocazione. Furono chiamati a prendere coscienza che Dio chiede all’uomo di salvare i suoi simili da un mare di paure che imbrigliano e poi fanno affogare. Sulle rive di Kinneret (è il nome del mare di Galilea per la sua forma ad arpa) quel giorno, si udì una nuova musica per gli uomini. La vita non è solo lamento, ma canto di lode per ogni volta che siamo già stati tratti in salvo.  Vincere le paure, anche quelle del tempo presente, è operazione della fede. Non sono passati poi molti giorni da quando meditavamo le parole di Luca: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra“.

È bello sapere che contro tutte queste umane paure, il Nazareno s’è creato una squadra addestrata all’arte del salvataggio. Non ci sono formule, non tutti i salvataggi in mare avvengono allo stesso modo… Soltanto sai che per salvare gli uomini dalle loro paure, devi essere in pace, trovare una certa calma ed un quieto equilibrio. Come potrebbe una madre o un padre calmare il pianto spaventato di un figlio se loro per primi fossero spaventati e sconvolti? Una marea di ansie e di paure sta nuovamente lambendo le coste della terra ferma. La Parola del Vangelo è quest’ordine preciso che il Maestro lancia contro un mare di agitazione. E che bonaccia sia presto per l’uomo di oggi. E la tua Chiesa, Signore, sia anche solo una piccola scialuppa di salvataggio o una nuova arca di Noè, se Tu vuoi. 

Ma noi abbiamo troppi depositi nelle banche,
noi siamo i clienti delle assicurazioni:
assicurati sul passato, assicurati sul futuro.
Tutte vite assicurate,
figli della società affluente e dei consumi:
come faremo a lasciare tutto e a seguirti? 

(David Maria Turoldo)

San Fruttuoso di Camogli (GE), il Cristo degli abissi

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Piccoli Pensieri (5)

Savina

“Una nuova arca di Noè, se Tu vuoi”.
Contro le paure quale rifugio sicuro sarebbe…
Di paure ne abbiamo tante e cerchiamo di esorcizzarle in vario modo, ma poi tornano…
E allora ti accorgi che c’è una Parola, che più la leggi e la conosci e più ti dona la forza e gli strumenti per vincere le paure…
Tutti desideriamo trovare un rifugio e sentirci al sicuro…
Allora guardo la Chiesa della mia parrocchia. Hanno paragonato la sua forma a tante cose…
Io l’ho sempre vista come un’Arca, seppure rovesciata, dove, quando entro, mi sento molto al sicuro e sono grata al Signore che mi accoglie on essa…
Signore, Ti prego perché ognuno trovi l’Arca della tua Alleanza e possa rifugiarsi in essa.

30 Novembre 2020
Maria Rosa Ghidotti

Signore salvaci dalla paura che ci inghiotte e ci toglie il respiro, salvaci dalla Paura della Morte.

30 Novembre 2020
serena

Ottogiorni…ogni giorno un annuncio di speranza!
Grazie infinite!

30 Novembre 2020
MARZIO FABIANO COLLEONI

Grazie!

30 Novembre 2020

    Una riflessione che ci voleva proprio Don Stefano, oggi piú che mai. Grazie davvero di cuore!

    30 Novembre 2020

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