Oggi va’!
Martedì – III settimana di Avvento
(Sof 3,1-2.9-13 / Sal 33 / Mt 21,28-32)
Perché ascoltare la Parola di Dio? Hai mai provato a chiedertelo seriamente? È un comando che Dio stesso ci ha dato – potremmo rispondere – ed è pure il primo. Certamente. E se cominciamo già a disobbedire al primo, figuriamoci ai seguenti. Ma potremmo allora chiederci: come mai il primo dei comandi è l’ascolto della Parola di Dio? Forse per avere una voce in più nel cuore quando si deve decidere ciò che si può decidere da sé?
Per molti l’ascolto della Parola di Dio è una scoperta recente, recentissima. Pregare era solo un dire preghiere, recitare formule. Se c’è una conquista in materia di fede è proprio questa prodigiosa scoperta di un Padre che parla ai suoi figli; l’ascolto delle Scritture è proprio l’esercizio concreto che ci allena in questo dialogo, a questa relazione viva. Così ci succede di ascoltarla pure la parola di Dio ma probabilmente, entro sera, avremo già agito secondo noi stessi.
Ma è proprio qui dunque che possiamo cogliere perché al cuore delle nostre giornate, rientrando in noi stessi, ci mettiamo ad ascoltare la parola di un Altro: semplicemente perché la Parola di Dio non vuole affatto rinchiuderci nel nostro passato spesso fatto di disobbedienze. E il pentimento dunque, quel ravvedersi nel profondo di se stessi, non è solo uno sforzo umano, ma invito e occasione per comprendere quanto ci siamo allontanati dalla volontà del Padre che è sempre, per i suoi figli, una buona volontà.
La parola di Dio non compie per noi ciò che spetta esattamente all’uomo, cioè il rispondere. La Parola di Dio che esplicita chiaramente la buona volontà del Padre verso i suoi figli, non è per noi il trattato morale di ciò che dobbiamo fare. Molto semplicemente, essa è rivelazione di ciò che Dio è, può chiedere o fare. La risposta – sempre libera – appartiene ai figli. Se non ci fossero risposte libere, vano sarebbe ogni racconto di liberazione tra le pagine delle Scritture.
Meditando le Scritture, noi accogliamo anzitutto l’annuncio di un giorno – oggi – che potrebbe essere già ben differente da quello di ieri, se ieri abbiamo ancora una volta indurito il cuore e abbiamo finito per non ascoltare la sua voce. Considerata la nostra lontananza dal Signore, la nostra poca voglia a fare quello che il Padre chiede, la nostra lentezza a credere, è cosa migliore scoprire che Egli attende il nostro ritorno.
Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Quel semplice “Va”” che suona come un invito ad andare altrove, è anzitutto un invito ad andare nel profondo di se stessi. I capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo mancano di questa capacità di rientrare in loro stessi, perché preoccupati unicamente di ciò che dall’esterno si può vedere. Devono sostenere la parte, reggere il ruolo… e dimenticano di andarsene nel profondo di loro stessi. Va’… è piena di questo invito la Parola di Dio. Da Abramo al risorto, passando per tutti i profeti che più volte hanno sentito questo invito, tutti quei “Va’” sarebbero da contare, uno per uno. E scoprire che ogni volta questo invito ad andare, che dai tempi di Abramo, corrisponde anche ad un rientrare in se stessi prima ancora di lasciare la propria terra, è un invito che apre cammini. Ogni volta che accogliamo questo invito a rientrare in noi stessi, il nostro andare per il mondo è necessariamente un andare che apre cammini e che genera vita. “Va’ dai miei fratelli e dì loro…” dirà il risorto a Maria. (Gv 20,17) E che dire di quel: “Va’ e anche tu fa lo stesso”?
Spirito di Dio,
che con sapienza hai plasmato questo mondo
dalle cose più grandi a quelle più piccole
in modo giusto ed equilibrato,
illumina i nostri pensieri,
rendi la nostra parola efficace
e trasforma le nostre azioni
in un segno del tuo agire.
Dal Vangelo secondo Matteo (21,28-32)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Signore,
che sappiamo della Tua accoglienza,
finché non scarichiamo su di Te i nostri pesi,
finché non confessiamo le nostre debolezze,
a Te che si venuto per portarle?
Poiché Tu ci apri le braccia,
qualunque siano i nostri sentimenti
di scacco o di stanchezza,
allora Signore liberaci da noi stessi.
Là dove noi siamo quanto mai vulnerabili,
proprio là si radica una forza venuta da Te,
per ricevere il nostro prossimo, così come egli è,
per offrirgli un riparo,
la possibilità di una sosta.
Signore, insegnaci l’accoglienza
dal profondo dell’anima.
Lytta Basset
Che il Tuo volto, Signore, risplenda sul nostro volto; i Tuoi pensieri pervadano i nostri pensieri e le Tue Parole, passando dal cuore, giungano sulle nostre labbra. Un cristiano dovrebbe riconoscersi da questo: da quel “va’ ed anche tu fa lo stesso” e da quell’essere “sua immagine e somiglianza”. Essere di Cristo per camminare ed andare incontro a Lui “con la mano nella Sua e con tutti gli altri amici che Lui ha”. Un cammino misterioso che dura tutta una vita…