Misteriosi nel loro avvicinarsi… ma evangelici in tutto
Epifania del Signore
(Is 60,1-6 / Sal 71 / Ef 3,2-3.5-6 / Mt 2,1-12)
La stella che appare e scompare, il Libro a cui chiedere informazioni, uomini di incerta e varia provenienza, la ricerca e il viaggio, la strada, un bambino, i doni preziosi, poi un sogno e il ritorno. E perfino un re geloso e invidioso. Ci sono davvero tutti gli ingredienti per un racconto da favola. È l’evangelista Matteo… ed è già poesia. Uno sguardo rivolto al cielo, oppure un grande desiderio, una profonda ricerca, non possono che incarnarsi di conseguenza in un viaggio, affascinante, misterioso e pure con qualche pericolo.
Nelle antiche culture il sorgere di una stella era sempre presagio di importanti nascite. Da noi invece può capitare ancora di sentire qualcuno che parla di simili fenomeni astrali come presagio di giorni non belli. Altrove invece hanno preferito chiamare “stars” (stelle appunto) personaggi divenuti famosi, celebrità che hanno contribuito allo sviluppo dello star system, il divismo, un processo di “divinizzazione” di un individuo, la cui immagine diventa un’icona altamente simbolica e onnipresente nella vita della gente comune. Così i nomi delle stars sono scritti dentro stelle che pavimentano la celebre “Walk of fame”, la passeggiata dei famosi. La stella in francese poi – une étoile – indica sempre una celebrità nel mondo della danza.
Perdonerete l’apparente divagazione. Basta un cielo stellato per smarrirsi, per andare lontano con la mente o la fantasia. L’uomo, abitato anche da questi sogni di gloria, muove spesso i suoi passi per cercare di assomigliare a questa o quella stella. E il mondo di chi influenza gli stili di vita è cambiato profondamente. Così la storia è costellata di personaggi che si son fatti adorare come fossero astri nascenti. E se non bastano le stelle, c’è sempre quella più grande, il Sole, a cui potersi paragonare.
Se questo è il cielo stellato che cattura i nostri sguardi e tornando al racconto evangelico, non c’è dunque da sorprendersi nel trovare sempre chi, come Erode, teme di perdersi il lustro. Il pensiero che la luce di un altro re possa offuscare il suo splendore, altro non rivela che il suo timore di avere rivali.
I Magi in effetti incontreranno due re e tra i due sceglieranno quello davanti al quale effondere il loro cuore, il re davanti al quale cantare poemi, per parafrasare il salmo 45. Colui al quale offrire i propri doni, espressione di quella generosità che Gesù stesso chiederà ai suoi. Questi Magi hanno veramente trovato Gesù. A ben guardarli, trovi in loro tante altre parole evangeliche. E così l’ultimo racconto natalizio non sarà una favola da mille e una notte, ma un invito a cercare proprio quelle parole di Gesù che smuovono e fanno mettere in cammino. Provate davvero a leggere la vicenda dei Magi in riferimento ad altre parole del Vangelo. Sarete sorpresi di quanti riferimenti… Cercate e troverete, disse Gesù. E loro stanno qui a dirci, in principio, l’esito finale.
La tradizione, i più celebri pittori e perfino le statuine del presepio ce li descrivono così diversi per costumi e per il colore della pelle. Ci fu un tempo in cui sognavamo che ogni uomo della terra potesse conoscere Gesù e mettere in lui la sua fiducia. C’è bastato immaginarli ricchissimi per renderceli simpatici e fantasticare – per associazione di idee e suggerimenti biblici – in un sontuoso corteo con cammelli e servitori. Ma sempre uomini dalle mani piene, capaci però di svuotarsi. Questo è il loro culto. La loro adorazione. Non a parole. Un gesto di apertura… e Dio è già adorato.
Poco importa se forse, erano dei poveri viandanti, che racimolano qualcosa di prezioso da poter offrire in segno di amicizia, per dire pace e non guerra. Li abbiamo fatti re ma il Vangelo non li ha mai chiamati così. Forse si vestirono a festa perché intuirono che prezioso sarebbe stato l’incontro? Presero oro, incenso e mirra per parlare delle terre – terre esistenziali? – da cui provenivano. Offrire è meglio che possedere. Condividere è meglio che trattenere per sé. Invadere per impossessarsi di terre altrui è ben diverso che tendere mani, per aprirle e ricevere in dono. E noi, che non sopportiamo l’odore di cucine altrui, abbiamo avuto bisogno delle parole dei biblisti che ci spiegassero il significato e la bontà di quei doni. Passi l’oro, anche se il rischio di utilizzarlo per farcene noi pure un vitello da adorare è sempre in agguato. Ma l’incenso e la mirra, per comprenderli devi annusarne il profumo. Sono consumabili. L’incenso devi bruciarlo e la mirra, scaldata, ritrova la sua consistenza oleosa per essere versata e spalmata. Doni che si trasformano in profumo ora gradevole ora dai toni pungenti. Come la vita con i suoi gradevoli profumi o con il sapore di giorni amari, di dolore e di morte.
Tanto sono intriganti e misteriosi questi magi venuti da terre lontane nel loro avvicinarsi, tanto sono evangelici nel loro ritorno. La gioia ha fatto dimenticare loro la fatica del viaggio e della ricerca. E ancor più quel dettaglio circa il ritorno: a mani vuote, più lieti di aver donato, felici di aver trovato. Ma soprattutto nuovamente in cammino per un’altra strada, probabilmente incognita anch’essa, ma di certo segno che dal male di Erode furono liberati.
Dio, Tu sei la sorpresa senza fine,
e imprevedibili sono le forme sotto cui ti celi:
che nessuno si stanchi di cercarti, Signore!
Il segno che ti abbiamo trovato
é il fatto che ti cerchiamo ancora,
che ti cerchiamo sempre, Signore;
e nessuno mai osi dire:
Ecco, io so tutto di Dio!
Amen.
(David Maria Turoldo)
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2, 1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Tu sai, Signore, che una grande moltitudine
non può sussistere senza diversità.
Aiutaci, dunque, Tu solo che puoi aiutarci…
perché sotto le diverse forme del loro culto,
Te solo adorano.
Nessuno, in realtà, difatti,
aspira se non al Bene che sei Tu,
e nei problemi spirituali altro che alla Verità,
che sei Tu.
Che altro cerca colui che vive
se non il vivere
e colui che esiste se non l’ordine della propria esistenza?
Ora Tu sei la fonte della vita e la fonte dell’essere:
è quindi Te che attraverso riti differenti
cercano e chiamano con nomi diversi,
perché quale Tu sei in Te stesso,
Tu rimani sconosciuto e inesprimibile per tutti.
Ma Tu onnipotente Dio,
invisibile ad ogni spirito,
puoi manifestarTi in maniera comprensibile
a chiunque Tu voglia.
Non nasconderti più, Signore!
Sii benevolo e rivela il tuo volto a tutti i popoli
che non possono abbandonare la grazia della vita
e la dolcezza ancor troppo poco goduta.
Nessuno s’allontana da Te,
se non per ignoranza.
E, se così farai, misericordiosamente,
finiranno la spada e l’odio invidioso e tutti i mali
e tutti riconosceranno che nella molteplicità dei riti religiosi
esiste un’unica religione.
Abbi pietà, Signore, della tua debole creatura,
perché la tua giustizia è misericordiosa.
(Nicola Cusano)
È ancora Natale.
La tua fede ci insegni l’accoglienza.
La tua luce diriga i nostri passi verso il bene comune!
È proprio vero che Gesù è diventato dentro ciascuno di noi fonte della luce? Il senso di questa festa è lasciarci illuminare, illuminare, perché Dio accende la stella dove noi stiamo passando.
( don Ulisse)
“Al veder la Stella, provarono una gioia grandissima.”
È anche la nostra gioia, quando con la mente ed il cuore sappiamo accoglierti nel Tuo essere bambino, nella piccolezza e nella semplicità della vita.
Donami Signore, l’umiltà dei Magi.
Aiutami ad allontanare l’orgoglio e la presunzione dalla mia esistenza, fa che non mi stanchi mai di cercare e seguire la Stella della Tua Parola!
Chi sono i Magi venuti dall’ Oriente?
Siamo ciascuno di noi..
.con loro ci mettiamo in cammino- con grande apertura di cuore e di mente –
alla ricerca di un re Bambino.
Come loro, anche noi seguiamo una stella….il Vangelo è la nostra stella, luce di verità, che ci porta a Betlemme.
Noter de Berghem (inno di noi bergamaschi)
NOTER DE BERGHEM DE BERGHEM DE SURA (noi di bergamo di sopra)
ALLA FORCHETTA GHE DIS OL PIRU’ (che chiamiamo la forchetta pirù)
E CHE L’E’ LA ME CA’ CHE (questa è la mia casa)
E CHE COMANDE ME CHE (qui comando io)
OI SAI CHI ‘A E CHE ‘E CHE (voglio sapere chi va e chi viene qui)
SO ME ‘L PADRU’ (sono io il padrone)
Nella prima Manifestazione di Gesù, il possesso non è certamente la via che ci vuole indicare. Allora è bene che finiamo di sentirci padroni delle “nostre” cose, delle “nostre” certezze, della “nostra” vita.
Quanta ricchezza culturale c’è e sempre è stata nei diversi popoli, nelle diverse provenienze. Ricchezza di saperi e tradizioni che è così bello condividere, nel senso più opportuno di “dividere-con” perché l’incontro lasci tutti più ricchi. Eppure siamo ancora qui ad alzare i muri delle nostre piccole fortezze, quando sarebbe tanto più opportuno abbatterli, esercitare il dialogo e arricchirci vicendevolmente nella condivisione. Io credo davvero che tante diversità, giacché ci sono, hanno il loro senso, tanto meglio provare a conoscerle ed intessere insieme una rete culturale che ci contenga tutti!
Le prime volte che ho avuto a che fare veramente con persone di altri paesi è stato per lavoro. Lavorando insieme si scopre che i tedeschi non sono solo ligi e precisi, che i polacchi sanno essere molto accoglienti pur con la loro incomprensibile lingua, che dagli indiani domani non significa un momento preciso ma prima o poi…
All’inizio c’era un po’ di fatica nella comprensione, poi ho piano piano imparato la ricchezza di tutta questa diversità, pur con le difficoltà che a volte comporta.