Dimmi che sono tuo Figlio amato. Andrò nel mondo! (Le cose non dicono l’Amore)

Battesimo di Gesù

(Is 55,1-11 / Is 12 / 1Gv 5,1-9 / Mc 1,7-11)

Già ora lo sappiamo: perché a Pasqua mangiamo un dolce a forma di colomba. Da quando «Gesù di Nazareth, consacrato in Spirito e potenza è passato tra noi facendo il bene» (At 10,36); da quando Egli s’è immerso nella storia, quella più quotidiana dell’uomo; da quando Cristo ha vissuto anche la morte, la Vita è nuovamente possibile e la terra è tornata ad essere abitabile. Proprio come fu ai tempi di Noè quando una colomba inviata dall’arca non fece più ritorno. Trovò un posto dove porre i suoi piccoli, un luogo dove fare il suo nido. Il segnale fu chiaro: le acque si erano ritirate; era comparsa la terra asciutta. Una nuova creazione. Perchè Dio fa nuove tutte le cose. Torna la fiducia.

Gesù, entrando in quel fiume, fu come Mosè che piantando il bastone aprì un passaggio per un popolo sempre in fuga. Entrò nelle acque del Giordano come fece il popolo a cui già apparteneva per entrare nella terra promessa. Con Lui invece si entra già nel regno di Dio. Cristo nel Giordano apre la via a chi, seguendolo, passerà dalla morte alla Vita. Lui che in quel giorno udì la voce del Padre insegnerà ai suoi discepoli che chi ascolta le sue parole sta passando da morte a Vita. Giovanni Battista, secondo Marco, non discute affatto. Non oppone resistenza. Al contrario si prepara ad uscire di scena annunciando la grandezza di Colui che poi indicherà come l’«agnello» che prenderà su di sé i peccati del mondo. Uno splendido gioco di parole ebraiche che lega la parola figlio con agnello.

Non sono frequenti le dichiarazioni dal cielo. Direi quasi rare. Due o tre, non di più. Questa del Battesimo fu la prima. Anche sul monte Tabor il Padre si esplicitò. E nell’ora della morte o poco prima, al Getsemani. Venne tra noi e ci fece realmente compagnia, in tutto e per tutto. Io non so quante volte avete visto aprirsi i cieli e udito la voce che dice distintamente… ma il Vangelo attesta anche questo: suo Padre non è una presenza assillante, sempre dietro al Figlio quasi fosse incapace di compiere. Anche Giuseppe fu discreto nello stare accanto a Maria e al bambino. Discreto ma determinato e deciso nelle sue azioni. In quella paternità terrena, necessaria secondo la Legge, i tratti del Cielo si stavano già riflettendo. Noi crediamo in questo Dio che non incombe come un cielo plumbeo sulla vita delle sue Creature. Noi crediamo perfino che vedendo il Figlio possiamo vedere il Padre (Gv 14,9). Fu proprio il Figlio a garantircelo. È per questo che, con una certa risolutezza, guardiamo a Gesù, lo ascoltiamo e lo seguiamo. 

La madre mette al mondo; il padre benedice, dà un nome: «Tu sei il Figlio mio, l’amato». Questa affermazione suonò davvero come una voce dal cielo, più grande di tutte le umane affermazioni. Solo con queste parole, il figlio potrà guardare in faccia il suo cammino. Senza timore. E ricordandosele anche nei giorni di deserto e di prova, vincerà la tentazione del mondo. La grandezza di Gesù, declamata da Giovanni poco prima di immergerlo nelle acque,  non starà nell’imporsi come una forza superiore a contrasto di tante altre. Il Figlio sarà agnello. La mitezza, dosata giorno dopo giorno, è il vero nome della forza che gli è propria. E per quella mitezza sarà Pastore. Sì, il mite agnello redentore (così lo abbiamo cantato dal presepio) diventerà nostro pastore e ci condurrà oltre la morte.

E ora, vengano in aiuto tutte le scienze umane a parlarci di come stiamo crescendo i figli. Fateci sentire cosa stiamo dicendo loro. E come li stiamo iper-proteggendo, mentre darli alla luce era già metterli al mondo. Quali domande possiamo porre e di quali cose possiamo fare a meno di formulare: «Hai mangiato? Hai dormito? Ti sei coperto bene?». Basta poi guardarli questi figli. Si capisce da come vestono quali preoccupazioni albergano nel cuore di un genitore. Siamo testimoni di preoccupazioni più che di fede. E Gesù lo disse: non preoccupatevi di cosa mangerete o berrete, come vestirete. Ad ascoltare le preoccupazioni dei genitori (contemporanei o di sempre?) pare davvero che certe parole di Gesù non le abbiamo mai sentite. Eppure siamo “di Cristo” e Cristo ci ha detto che anche noi siamo figli di Dio e che il Padre – così ci ha insegnato a chiamarlo – provvede. Perchè sa che ne abbiamo bisogno. Oggi, soprattutto oggi, ad ascoltare le nostre notizie e le nostre testimonianze pare davvero che la terra non sia più abitabile, il luogo meno sicuro dove mettere i piedi. E allora che ci stiamo a fare qui?

Non è poesia. Perchè so che il cibo, il vestito… sono concretezza. Lo so che alla fine della giornata lo stipendio lo devi portare a casa. Lo so che è necessario stare con i piedi per terra. La testa tra le nuvole non serve molto all’uomo contemporaneo. Ma dov’è il cuore? Perchè – disse il Figlio – dove c’è il tuo cuore, lì c’è anche il tuo tesoro (Mt 6,21); Non serve ciò che diamo in mano ai figli, ma ciò che diciamo al cuore. 

Nel giorno del battesimo del Figlio di Dio presso il fiume Giordano, il Padre che sta nei cieli, ci insegna come si genera la Vita in terra. Se la preoccupazione del domani soffoca le visioni e i sogni dei figli, la Vita muore, perde la sua carica generativa. I figli -non per colpa loro – sembreranno degli eterni indecisi, emotivamente instabili, impauriti perfino di andare e realizzare il sogno che Dio aveva posto loro nel cuore, fin da principio. Il Figlio, immerso completamente tra la sua gente e in quel tempo storico preciso, darà la propria vita. E quel dono non s’è ancora esaurito, la fonte non s’è prosciugata e noi, anche oggi che è domenica, andiamo ad attingervi.

Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete». Sono le parole con cui si aprirà oggi la liturgia della Parola durante la Messa. Da riflettere.

Credere è accettarti, Signore,
e confessare con la vita che sei nato da Dio,
credere è amare i fratelli;
fare della vita un atto di amore:
così testimoniamo anche noi 
di essere tuoi figli, Signore.
Amen.

Dal Vangelo secondo Marco (1,7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Questo il mistero nascosto da secoli
che ora nel Figlio ci hai rivelato:
una è la fede, il corpo, il destino,
uno è il Padre che opera in tutti.

Per questo, Cristo, sei l’ultimo uomo:
perché nessuno si senta escluso!
Umanità senza Te non esiste,
il solo ideale che tutti cerchiamo.

Così la Chiesa è chiamata ad essere
il vero paesaggio dell’uomo, il segno
che il prodigio è ancora possibile,
perché il regno può sempre avverarsi.

(David Maria Turoldo)

Il fiume Giordano

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Piccoli Pensieri (4)

Romana Cereda

Avendo un figlio disabile mi sono posta tantissime domande negli anni per dare un senso alla sua e mia sofferenza, ma solo ad alcune ho potuto dare risposte limpide. Ho notato che queste sono arrivate solo dopo essermi liberata dai pensieri logici pregando Dio perchè facesse scendere il suo Spirito Santo su di me per illuminarmi. Credo che ogni volta sia stato come rinnovare l’acqua del mio Battesimo. Oggi è una giornata speciale e cercherò di farlo ancora, con più impegno di ogni altra volta.

10 Gennaio 2021
Suor Regina

Un Fiume che parla con il suo Esserci:Tu Giordano mi ricordi il Passaggio nella Terra Promessa… La Pasqua. Il tuo percorso è profondo parte dal Monte Ermon e va nel Mar Morto….l’umiltà di un Dio che scende fino agli Inferi. Il Tuo Figlio Amato che ci rende Figli immergendosi ed uscendo investito di Spirito Santo.Il suo colore torbido quasi ad indicare che tutto il peccato viene assorbito dalle sue acque segno che Gesù ci ha salvato con acqua e sangue…. Dive giungerà quest’acqua porterà Salvezza anche x noi.Grazie

10 Gennaio 2021

Che il mondo attuale non appaia così sicuro e che noi tutti, chi più e chi meno, si abbia un certo carico di ansia in più, è abbastanza chiaro. Eppure sta a noi accettare l’invito ad “andare oltre”, a correre il rischio di avere fede e sperare che un futuro migliore possa essere fatto da noi. Non vi è mai capitato di imbarcarvi in un impresa ardita, per poi scoprire che lo era molto meno di quanto non si pensasse? A volte anche solo un accidentale cambio di routine può portare a conoscenze inaspettate e fruttuose, a incontri belli e panorami migliori. Perché non tentare!

10 Gennaio 2021
Stefania

Mischiando fra questo articolo e il precedente….

Ho riaperto l’album dei ricordi: sono nata alle ore 16 del 13 settembre e alle ore 16 del 26 settembre don Andrea mi battezzava. Scrivono che il mondo era in fase conciliare. Un’immagine ritrae un bimbo dai capelli rossi che dentro un vaso di fiori nel mezzo di un giardino fiorito riceve l’acqua sulla testa da una foglia tenuta dai becchi di due uccellini.
C è la carta di identità civile e poi quella religiosa che papa Francesco ci ha chiesto di cercare e ricordare. E per caso, la passione che da sempre mi accompagna, per la natura, orti e giardini. Se potessi trasmettere quanto nella fatica, bello è avere cura di un angolo di giardino, io ci sono. Penso a don Milani e ai suoi ragazzi. “We care”
Che la luce del battesimo illumini i nostri passi e ci guidi senza timore per strade nuove.

10 Gennaio 2021

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