Cose belle attorno al pane (tre piccole storie vere)
(Eb 4,12-16 / Sal 18 / Mc 2,13-17)
Oggi scrivo a margine di cose accadute nel quotidiano. Il Vangelo, per chi lo conosce e ne sente anche il profumo, potrebbe fare da sfondo a questi fatti. Tre piccoli racconti. Cose tutte accadute proprio ieri.
Primo racconto: Ho regalato del pane ad una coppia di amici. Ieri mattina ricevo un messaggio che inizia così: “Ho iniziato la giornata aprendo il tuo pane…” L’espressione mi suona come poesia. Aprire un pane non lo avevo né mai detto né mai sentito. Il pane siamo soliti dire che lo si spezza, lo si taglia, lo si affetta, lo si mangia. Il pane si apre. Aprire un pane come si apre un libro, una finestra, una casa. Aprire un pane significa anche iniziare a mangiarlo. E poter continuare.
Secondo racconto: Quando apri un pane si apre il mondo. Di lì a poco, nel corso della mattinata ricevo una newsletter di un canale televisivo francese, una televisione cristiana che produce piccoli documentari. Parla d’un fornaio, Jean-Paul Veziano. Origini italiane. Fornai di padre in figlio dalla fine del diciannovesimo secolo, vive ad Antibes. Da quando ha scoperto che Betlemme significa «casa del pane» ha subito deciso di cercare un fornaio ebreo e un fornaio musulmano con i quali ha rilanciato la sua attività e dal 2019 sfornano pane mentre attorno a quel pane vivono una concreta fraternità. Ora donano e spediscono anche piccoli pezzi di pasta madre in tutto il mondo, come fossero semi di pace. Si intuisce, nel corso del racconto documentato, la fatica di trovare l’intesa su come lavorare nello stesso luogo rispettando non solo norme igieniche ma anche religiose. Alla fine, i tre fornai hanno trovato. Non vi nascondo che l’incontro con questa storia mi ha scaldato il cuore. Niente di eccezionale, se volete, sul piano delle relazioni diplomatiche, degli accordi internazionali. Alla fine altro non è che un’esperienza marginale. Eppure ha tutto quello che serve per insegnare molto.
Forse non sapete che il lievito madre non lo si compra. E sorrido sempre quando nei grandi magazzini alimentari vedo in vendita sacchetti di lievito madre disidratato. E subito mi fa un po’ tristezza. Bei sacchetti con tanto di istruzioni per l’uso, più o meno chiare. Mi fa tristezza perché acquistare del lievito sembra un indizio di solitudine. Non conosci nessuno che ha del lievito madre da condividere, da offrirti? Hai voglia poi di mangiare insieme il pane! Il vero lievito non viaggia sui canali del commercio. Un vero lievito madre lo si può ricevere soltanto come un dono. Sul momento non ha valore commerciale. Il suo vero valore lo si comprende nel corso della lavorazione, quando sforni e quando apri il pane. Che vegli o che dormi… il lievito è all’opera (… e se guardate bene, sullo sfondo c’è la similitudine del regno di Dio simile ad un po’ di lievito mescolato nella pasta)
Terzo racconto: Ho raccolto, sempre ieri, la gioia di un incontro casuale. Un’assidua lettrice di ottogiorni (si direbbe così in gergo) mi scrive per raccontarmi di una cosa accadutale proprio ieri. Questa amica s’è recata al supermercato per fare provvista di farina. (L’anedotto ha un antefatto che avrete già dedotto e che do per presupposto: lei il lievito madre non l’ha comprato, ma lo ha avuto in dono). Arrivata alla cassa del supermercato, (distanziamento, mascherine e schermi di protezioni in plexiglass) la cassiera (che scoprirete tra poco essere lei pure lettrice di ottogiorni e amica) abbatte quegli esili muri così igienicamente necessari e le chiede: «Signora, anche lei fa il pane in casa?». «Sì» risponde. La cassiera prosegue: «Utilizzo del lievito madre speciale». «Anch’io – risponde la signora – un lievito che m’è stato donato»… alla fine, scoprono entrambe che stanno utilizzando lo stesso lievito madre, il LiCoLi di Natale ricevuto in dono alla messa a Lurano. Ho intuito e raccolto la gioia di questo incontro casuale. Un incontro che poteva anche non avvenire. È stata necessaria una parola per avviare attorno al tema del pane una vera comunione. Alla cassa intanto s’era già preparato il cliente successivo il quale, a detta delle due amiche di lievito, s’è lui pure rallegrato avendo assistito alla scena, quasi commosso di cosa può succedere casualmente o se si ha compreso cosa significa utilizzare lievito madre e fare un pane per aprirlo. Attorno al nostro lievito e al suo pane, si apre davvero un mondo di relazioni, si leggono storie di amicizia, di riconciliazione, di fraternità.
Terminati questi racconti, io me ne sto lì, con la mia idea vagante, un sogno forse o qualcosa che sta lievitando … una scuola del pane. Non una didattica a distanza, si intende. Che sia una lezione senza che lo sia. Che sia un incontro di catechesi senza che lo sia. Che sia una tavola di condivisione perché lo è. E intanto, anche se per molti sembra ancora poca cosa o non abbastanza, continuiamo a ritrovarci attorno al Pane della Parola e dell’Eucarestia… in questo tempo di grande gestazione, di attesa… con una felice certezza nel cuore: una lievitazione è già in corso. È il regno di Dio in mezzo a noi.
«Non avremo cambiato il mondo – dice il panettiere di Antibes – perché l’umanità intera forse non cambierà nemmeno. Ciò che può cambiare è la nostra propria umanità. Noi tre siamo qui per dire che possiamo intenderci, che possiamo condividere questo pane, che possiamo impastarlo assieme»
Signore,
rendici forti nella fede e limpidi nell’amore.
Scalda i nostri cuori e le nostre lingue
per risvegliare la comunità.
Anche se il nostro sguardo
non penetra nei suoi piani,
Tu ci conduci dalle tenebre alla Luce,
e riveli ciò che è nascosto,
Perciò vogliamo cantare con gioia.
Friedrich Spitta
Dal Vangelo secondo Marco (2,13-17)
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
È veramente cosa buon e giusta renderti grazie,
è bello cantare per Te, sorgente di ogni bene.
Sei tu che doni vita e futuro a tutto ciò che esiste:
apri la tua mano e sazi ogni creatura.
Il pane che noi mangiamo è dono dell’intero cosmo.
È il pane del nostro pellegrinaggio,
pane incompiuto che tu riempirai di speranza.
Il pane che noi spezziamo
è la memoria vivente del tuo Figlio.
Per amore egli è venuto, d’amore è vissuto.
Egli ci ha insegnato a dare il pane a chi ha fame
e ad accendere fame di altro in chi è sazio di pane.
Ci ha insegnato a fidarci, come l’amore si fida
e a fare di ogni cosa dei sacramenti di comunione,
a trasformare il “mio” in “nostro”
a non accumulare tesori di illusione che i tarli divorano
tesori sempre rubati alla fame di altri.
Fa’, o Signore, che non ti cerchiamo solo per il pane
ma per la tua Parola che affascina e consola,
che ferisce e divampa,
fiamma delle cose e della storia.
Giorno per giorno, dolcemente e tenacemente
bussa alla nostra ansia di vivere
liberandoci dalle false fami, dai desideri inutili
e rendici persone essenziali
come le tue creature piccole e felici,
come i fiori, come gli uccelli, come il pane.
Pane trovato nella terra,
pane fatto dalle mani,
pane di lacrime,
pane dal sapore umano,
pane guadagnato a caro prezzo,
pane della nostra convivenza.
Donaci Signore il pane, la vita, la gioia,
perché per il pane,
per la vita, per la gioia tu ci hai creati.
E allora con tutte le creature che ti cercano,
che su questa terra amano e sperano,
ti pregheremo con le parole della fede
che Cristo ci ha insegnato: Abbà, Padre.
(Ermes Ronchi, canto del pane)
Un pezzo di pane si è
e si condivide
sempre con piacere ed amore.
Un piccolo gesto
che ti riempie e scalda il cuore.
Queste riflessioni sul pane sono molto importanti. Nel Vangelo il pane è ripetuto in diversi occasione. Ma c’è un racconto dove non è menzionato eppure si può sentire il profumo, riportato nel Vangelo di Giovanni Cap 1,37-39: Giovanni e Andrea passano il pomeriggio con Gesù fino alle quattro. È bello pensare che Gesù abbia preso del pane, che Maria sua madre aveva preparato per lui e la condiviso con i due discepolo. Questo è il sogno di ogni amico di Gesù che porta nel proprio cuore il desiderio di trovarsi a condividere un pezzo di pane con un amico.
Il pane fatto in casa è bello che nasca da un dono, da una condivisione, da un incontro, da una relazione… diventa apertura verso l’altro e questo è già evangelico.
Se poi pensiamo al pane che si spezza, evochiamo un’immagine eucaristica:Gesù stesso diventa pane e si dona a noi… il pane è Vita Eterna.
Ci sono ancora tanti luoghi della terra dove il pane è la vita, la sopravvivenza.
Mi è caro un ricordo di famiglia, che mi è stato raccontato e testimoniato. Il mio papà, da giovane,aveva un negozio di fornaio e, in tempo di guerra in cui si pativa la fame, donava pane a tanta gente del paese… era la vita.
Chissà che non impari anch’io a fare il pane!
Don Stefano io non ti conosco molto ma se ti dovessi definire dalle tue riflessioni direi…
Fresco come il pane.
Grazie per la condivisione di questi piccoli fatti del quotidiano che poi non sono così piccoli perché è nei piccoli incontri quotidiani che si gioca la vita
Tutto gira attorno al pane da quel dí.
Nello smarrimento dentro la pandemia, saranno questi semplici ingredienti a farci ritrovare intorno ad un tavolo dove qualcuno continua a spezzare il pane?
Ieri, oggi, domani… il pane di ieri è buono anche domani, in tutti i sensi!
Quando si riceve in dono il lievito madre suggeriscono di dargli un nome: il mio si chiama Antonio e domani festeggia onomastico e compleanno.
Buon pane a tutti!
Ricordo di ormai tre anni fa: ritiro di prima comunione impastando il pane. La gioia dei bambini per questa esperienza inedita era palpabile. Qualcuno aveva già impastato torte o biscotti a casa, per qualcun altro era proprio la prima volta con le mani in pasta, ma proprio tutti si sono goduti quel momento di armonia e allegria… con le mani e alcune facce sporche di farina nessun bambino si è lamentato di essere annoiato o stanco, ne si è sentito escluso.
Di quella giornata avranno sicuramente dimenticato presto tutte le nostre parole, ma non il profumo che sprigionava dal forno e la soddisfazione di portare a casa una fumante pagnotta fatta da loro… la catechesi più bella e duratura
Che bella giornata che hai vissuto ieri, tre belle storie vere. È proprio vero, se fai lievitare una piccola cosa con amore, questa diventa grande, essenziale oserei dire, e condivisibile, è essenziale condividere perché ci renderebbe tutti migliori.
Pure io ho imparato a fare il pane e a cucinare meglio dall’anno scorso, lo facciamo insieme in famiglia, così, oltre a sentire un po’ meno l’ansia da covid, ci rendiamo utili l’un l’altro, cose semplici, ma importanti. E quando sentiamo il profumo del pane e dei biscotti in cottura siamo tutti felici. E sono felice di far parte, anche se solo virtualmente purtroppo, della vostra bella comunità. Cercherò di fare il lievito madre, che non sarà il vostro LiColi, ma mi farà sentire un po’ più vicina a voi. Grazie Gesù per ciò che mi e ci doni.