Nella rovina, un nuovo inizio

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Data :31 Gennaio 2021

IV domenica del Tempo Ordinario (B)

(Dt 18,15-20 / Sal 94 / 1Cor 7,32-35 / Mc 1,21-28)

Ogni cosa ha il suo inizio. Anche il Vangelo. L’evangelista Marco scrive proprio così: «Inizio del Vangelo di Gesù Cristo» e in pochissimi versetti da quell’esordio, fa ascoltare cose mai udite e fa accadere cose mai viste prima. Poche battute per dire di Giovanni, pochissimi versetti per dire del battesimo al fiume Giordano, pochissime parole per descrivere il tempo della tentazione nel deserto. Poi l’inizio della predicazione, un messaggio condensato, un riassunto di tutto il Vangelo. Poi quattro nomi propri di persona: la chiamata dei suoi primi discepoli. E infine un punto. Un punto geografico preciso: si stabilì a Cafarnao.

Per la più parte del tempo insegnava, convinto com’era che l’uomo ha bisogno di aprirsi a qualcosa di cui, in verità, sente nostalgia. Come una pergamena vergine che attende che l’inchiostro gli faccia un segno. E l’insegnamento rimase scritto, impresso su quei rotoli che Gesù stesso leggeva nella sinagoga. Come la terra quando attende il seme, poi la pioggia ed il sole. L’uomo, a ben guardarlo, è questa nostalgia di segni che incidono, nostalgia di incontri che insegnano e cambiano l’esistenza. Un uomo posseduto dallo spirito impuro grida questa nostalgia dell’incontro. La santità di Dio – ora è già svelata – risiede nell’incontro con l’uomo e non più nella separazione. Il concetto di impurità – e non solo in senso religioso – lavora a questa grande separazione che impedisce ogni incontro, che in qualche modo è già santità di chi mi sta davanti.

Davanti a Gesù di Nazareth, quell’uomo posseduto da uno spirito impuro riconosce – come davanti ad uno specchio – che più vera umanità risiede nell’incontro con l’altro e non nell’isolamento stigmatizzato anche da principi religiosi. L’insegnamento nuovo toccava proprio questi punti: la vicinanza del regno di Dio e il relativo avvicendarsi di incontri e di comunione con Colui che Dio ha mandato. 

«Sei venuto a rovinarci?» urlò in mezzo a quell’assemblea. E per come andavano le cose, la presenza di Gesù, per quel suo modo di insegnare e di agire, parve davvero una rovina in corso. Ma se Gesù è percepito come il “guastafeste”, la vera domanda sarebbe: ma che festa stavamo preparando? Si tratterebbe pertanto di capire se la rovina risiede più negli insegnamenti di Gesù o nel modo con cui si sta conducendo la vita. È diabolico invadere e occupare gelosamente il cuore dell’uomo perché nessun altro incontro possa avvenire. Dove non c’è libertà non c’è amore. Uno spirito impuro s’è impossessato del vero tempio dove Dio vuole risiedere e questa dimora è l’uomo stesso. C’è in atto, per così dire, uno sfratto ed è per questo che lo spirito impuro fa sentire la sua voce. 

«Taci, esci da lui». Fu la formula dello sfratto e al contempo impose il silenzio. Eppure non disse nulla di sconveniente se non la verità. Veramente Gesù è il santo di Dio. E perché dunque tacerlo? Quell’uomo liberato era la prova stessa. Lo si chiamerà «segreto messianico», quella verità che non si può ancora dire, che va custodita nel cuore fino alla fine – fino alla croce – per non illudere l’uomo che la santità di Dio risieda nel miracoloso. Quello che noi ci ostiniamo a chiamare miracolo fu sempre nell’intenzione di Gesù un segno a commento dei suoi insegnamenti. Si dice nei vangeli che accompagnava le parole ai segni. Quante volte anche noi confondiamo la santità di Dio con il potere di fare prodigi e cose che umanamente non saremmo in grado di compiere… A questo mirò quel giorno con l’imposizione del silenzio. 

La sua fama – nonostante il comando di tacere – si diffuse nella regione e questo, per così dire, fu piuttosto l’inizio della rovina per Gesù stesso. Finì in croce per questa fama che l’uomo gli procurò distorcendo le intenzioni stesse di Dio. Ma ormai lo potremmo aver intuito già all’inizio del Vangelo: ciò che l’uomo chiama «rovina» potrebbe invece costituire un nuovo inizio. Dentro ogni morte è già annunciata la resurrezione. Poi, solo dopo la sua morte e resurrezione gli uomini prenderanno a chiamarlo Alfa e Omega, Principio e Fine. Comprendiamo che fine e inizio sono intimamente collegati.

«Ogni fine ci obbliga a venire a patti con ciò che è perduto e a cominciare qualcosa di nuovo» (I. Salzberg-Wittenberg, Sulla fine e sull’inizio, Casa Editrice Astrolabio). 

«La nostra società non è una macchina da riparare, ma un organismo che ha bisogno di rigenerarsi. Per lasciare alle spalle la pandemia occorre costruire un ponte che ci permetta di arrivare su un’altra riva. Ora, forse, abbiamo la ragionevole speranza che sia possibile realizzarlo. La crisi pandemica è una lente per leggere il nostro tempo, un telescopio per guardare più lontano. Non solo una sventura che interrompe una corsa da rimettere il prima possibile sui binari, ma una frattura che è anche una rivelazione, di limiti e insieme di possibilità. L’occasione per un avvenire inedito anziché per un divenire inerziale» (C. Giaccardi – M. Magatti, Nella fine è l’inizio, ed. il Mulino)

O Padre, che hai inviato il tuo Figlio
a insegnare con autorità la tua via
e a liberarci dalle potenze del male,
fa’ che sperimentiamo l’intima gioia
di affidarci unicamente a te,
per testimoniare con la vita la nostra fede.

(dalla liturgia)

Dal Vangelo secondo Marco (1,21-28)

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafàrnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Abbiamo occhi estinti, Signore,
a penetrare in cuore alla notte
come a scrutare il cielo profondo:
ed a fissare il rogo del sole.
E sempre il buio alla luce s’eguaglia
a speculare enigmi e misteri:
manda il profeta che il velo sollevi
sui tuoi segreti, sui nostri enigmi.
Noi a vederti di certo moriamo.
Venga il profeta che veda per noi:
di noi ti parli ma senza terrore
e di te a noi senza essere ucciso!

Chiesa senza profeti è una chiesa afona,
oppure fracassona, fino a impedire
di udire e intendere la tua voce:
Dio, non lasciarci mai senza profeti,
e donaci la grazia di mai più ammazzarli:
sono essi il segno che ci vuoi salvi.
Amen.

(David Maria Turoldo)


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Piccoli Pensieri (2)

Gianna

È sempre stata una grande preoccupazione sentire parlare del diavolo, soprattutto quando mi dicevano che se non avessi fatto la brava, sarei andata all’inferno dove viveva il diavolo e li sarei bruciata. Meno male che le cose sono un po’ cambiate, e comunque col tempo ho imparato che il diavolo con la forca non esiste, ma esiste quel qualcosa di oscuro, di non bene, che può abitarci. Allora so che devo chiedere al Signore di aiutarmi a tirare fuori da me quello che è in ombra, e so che lo fa, con me lo ha fatto tanto tempo fa. E quando leggo che “ libera dagli spiriti immondi” , ecco, sono sicura che libera dal male che possiamo avere dentro, non da un diavolo in persona con corna e coda. Forse il mio pensiero sarà sbagliato, non so, ma io voglio credere che sia così. Da soli non riusciamo a fare nulla.

31 Gennaio 2021
Maria Rosa

Possa veramente essere la realtà che stiamo vivendo la fine di un tempo vecchio e l’inizio di uno nuovo dove l’uomo possa tornare al centro, perché veramente l’uomo si realizza nelle relazioni sane.
Tu, Gesù, sei maestro in questo. Donaci di stare alla tua scuola.

31 Gennaio 2021

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