Volere la Vita
(At 8,1-8 / Sal 65 / Gv 6,35-40)
«Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti. Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno ancora sete» (Sir 24,19.21). Nel libro del Siracide è raccontata così quella totale disponibilità della sapienza ma soprattutto si racconta così l’inappagabile fame e sete dell’uomo. La vita dell’uomo, potremmo dire, si gioca tra un senso di sfinimento tipico del ricercatore e un senso di appagamento di chi gioisce e gusta la sua scoperta.
Sembra di vedere davanti agli occhi l’ostinazione dei bambini quando, fissato uno scopo o un oggetto da prendere, fanno di tutto per averlo. Non è lo sforzo che intuiscono di dover fare per raggiungere qualcosa che non sia alla loro altezza a spaventarli. C’è forse il timore di non poter disporre di quel bene, come se di colpo qualcuno dicesse: «Questo no!».
Ci da pace sapere che Gesù si propone a noi come pane di Vita. Il pane rappresenta proprio quel bisogno dell’uomo che è possibile saziare. Ci da pace cioè sapere questa sua disponibilità. Egli non è inafferrabile, irraggiungibile. Egli è venuto nel mondo per noi. E come il pane è fatto per essere cibo, così Gesù è presente per essere incontrato. Egli è venuto per fare la volontà del Padre. Quale potrebbe dunque essere la volontà di un Padre? Che tutti i suoi figli siano radunati attorno alla stessa tavola e mangino dello stesso pane. Senza distinzioni né differenze.
Ci chiediamo spesso quale sia la volontà di Dio e improvvisamente molti si sono sentiti impauriti davanti a qualcosa che temevano di non saper fare. Così il cuore non farebbe che riempirsi di paura per qualcosa che non si riesce ad intravedere e, in seguito, a compiere. Tralasciamo poi il fatto che troppo spesso abbiamo confuso la volontà di Dio con la morte in croce di Gesù. Se così fosse come potrebbe essere credibile un Dio, che si rivela Padre ma che nel frattempo chiede ai suoi figli di morire in croce per soddisfarne la volontà? Ricordatevi di Abramo. Ma ricordatevi soprattutto di quell’angelo che venne dal cielo a fermare la mano che stava per sacrificare il figlio. Non è il Padre che chiede il sacrificio dei figli. Dio ha fermato la mano di un padre. In quanto Padre chiede al padre Abramo di assomigliargli.
Sono piuttosto gli uomini che hanno imparato ad eliminarsi, ad uccidersi. L’uomo uccide il suo simile per invidia, per gelosia… per un pezzo di pane. Dimenticando così di essere tutti fratelli e figli dell’unico Padre. Il segno del pane condiviso è il segno che potrebbe fermare anche tanta violenza tra gli uomini. Basilio Magno già nel 300 d.C. affermava : «All’affamato spetta il pane che si spreca nella tua casa; allo scalzo spettano le scarpe che ammuffiscono sotto il tuo letto. Al nudo spettano i vestiti che sono nel tuo baule; al povero spetta il denaro che si svaluta nelle tue casseforti».
Per questo Gesù prese del pane e ne diede ai suoi discepoli la sera prima di morire. La volontà di Dio ha a che vedere con la nostra vita. Nel senso primo del termine: la volontà di Dio è che noi viviamo.
Egli, in quanto Pane, chiede di non essere sprecato. E dove sarebbe lo spreco? Certamente nel non mangiare di Lui, nel non nutrirci di Lui, nel non rallegrarci di questa sua disponibilità. La folla, visto il segno dei pani, non credette a Gesù. Ecco lo spreco: non credere alle sue parole, non cerare e gustare questa divina disponibilità in favore degli uomini.
Il tuo Spirito, Signore, sia di noi
per manifestare che ogni essere umano
ha diritto al pane quotidiano
e ad un’esistenza libera dalla miseria.
Il tuo Spirito, Signore, sia dentro di noi
per rinnovarci nel profondo
e farci crescere come fratelli e sorelle
che condividono la vita
del Padre che è nei cieli.
Vieni, Spirito santo!
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,35-40)
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode;
grande è la tua virtù e la tua sapienza incalcolabile
(Sal 144,3; 146,5)
E l’uomo vuole lodarti,
una particella del tuo creato,
che si porta attorno il suo destino mortale,
che si porta attorno la prova del suo peccato
e la prova che tu resisti ai superbi.
Eppure l’uomo
una particella del tuo creato,
vuole lodarti.
Sei Tu che lo stimoli
a dilettarsi delle tue lodi,
perché ci hai fatti per Te,
e il nostro cuore non ha posa
finché non riposa in te.
Che io ti cerchi, Signore, invocandoti
e ti invochi credendoti,
perché il tuo annunzio ci è giunto.
Ma chi mi farà riposare in Te,
chi ti farà venire nel mio cuore a inebriarlo?
Allora dimenticherei i miei mali
e il mio unico bene abbraccerei: Te.
Cosa sei per me?
Abbi misericordia, affinché io parli.
E cosa sono io stesso per Te,
Dimmi per la tua misericordia,
Signore Dio mio,
cosa sei per me.
Di’ all’anima mia:
«La salvezza tua io sono!».
Dillo, che io l’oda.
Ecco, le orecchie del mio cuore
stanno davanti alla tua bocca, Signore.
Aprile, e di’ all’anima mia:
«La salvezza tua io sono».
Rincorrendo questa voce, io ti raggiungerò,
e tu non celarmi il tuo volto.
Che io muoia, per non morire, per vederlo.
sant’Agostino, Le confessioni
“Tu ci hai cercato Signore perché ci ami di un Amore senza fine” e continui a farlo in ogni Eucaristia. Non smettere mai di cercarci, perché è solo sentendoci cercati che si può scoprire di essere stati trovati e raggiunti da un Amore così grande, che nulla fa mancare ai nostri giorni.
Ecco un brano del Vangelo di cui dovremmo ricordarci più spesso, soprattutto quando ci viene la tentazione di pensare che ci siano persone più o meno adatte a ricevere l’eucarestia o anche solo a venire in chiesa. Qui è Gesú stesso a dirlo: “Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori.” se Gesù non caccia nessuno di coloro che vogliano incontarlo chi siamo noi per cacciare alcuno? Per definire “migliore” o “peggiore” questo o quel cristiano?