Da chi andremo? (Saper ricevere un dono)
(At 9,31-42 / Sal 115 / Gv 6,60-69)
Proviamo a riassumere: dapprima l’incontro con Nicodemo, poi il segno dei pani e dei pesci moltiplicati – o condivisi, se preferite – poi un grande discorso sul Pane di Vita. Si va da un incontro personale con Gesù ad un numero crescente di discepoli o presunti tali. A ben guardare sembra perfino un discorso che riguarda la comunità dei credenti, la Chiesa. Il tempo di Pasqua in effetti vuole farci contemplare ciò che nasce dalla morte e resurrezione di Cristo: Gesù sarà riconosciuto sempre più come Cristo e Signore da coloro che credono in Lui.
Rinascere dall’alto, nutrirsi del pane di Vita fino a confermare la propria adesione a Cristo come farà Pietro nel brano di vangelo proposto oggi alla nostra meditazione: sembra il cammino stesso dell’uomo e dell’uomo che crede. Nascere, imparare a nutrirsi per vivere, e scegliere in che direzione orientare la propria vita: ad uno sguardo più panoramico su alcuni capitoli del vangelo di Giovanni sembra di intravedere proprio questi passaggi, questi movimenti della vita e della fede.
In mezzo alla folla e quel crescente numero di discepoli, serpeggia la mormorazione dei Giudei che riesce ad intaccare perfino il cuore di molti discepoli: il loro cuore indurito non potrà che trovare dure certe parole di Gesù che suonano invece al cuore di chi gli restare discepolo come parole di vita eterna, parole sincere anche se molto più schiette di tante altre parole adulanti. Gesù non è un adulatore. Egli è piuttosto il garante della libertà. Non fa proseliti ma invita i suoi discepoli a verificare l’autenticità della loro adesione, la loro capacità di riconoscere e ricevere quel dono che Egli è per il mondo.
Gesù dovrà riconoscere – forse con una nota di amara delusione – che tra i suoi discepoli alcuni non credono. Seguono per altri fini o per altre ragioni. Forse per opportunismo, forse per convenienza. Forse perché nella folla si presume di essere più forti mentre Lui suggeriva la strada della piccolezza e della fame vera come via che apre all’incontro con l’altro.
Occorre sempre fare il punto. Occorre verificare le ragioni della nostra adesione a Gesù. Ogni anno la Pasqua avrebbe anche questo significato e non è un caso che durante la solenne liturgia della veglia pasquale, siamo invitati a rinnovare gli impegni del nostro battesimo. È quella l’occasione di verificare la nostra fede, la nostra presenza da veri discepoli nella Chiesa. È un segno liturgico che dice, in simbolo, ciò che in realtà accade nella vita quotidiana. La mormorazione dei Giudei dal cuore indurito colpisce anche oggi molti discepoli di Gesù.
Il linguaggio di Gesù che parla sempre più di dono troverà accoglienza o rifiuto nei discepoli. Nulla toglie al donatore che mantiene fede al suo desiderio di fare dono. Chi è privato di tale dono è soltanto chi non vuole riceverlo. Aprire le proprie mani è movimento di chi dona ma anche condizione necessaria per ricevere.
È un dono anche poter andare a Gesù. È un dono concesso dal Padre e come tale va ricevuto. Se anche l’essere discepoli è visto come un dono, prima ancora di un atto volontaristico, l’unica cosa che sarà più preziosa è proprio il prendersi cura del dono stesso: essere stati attirati da lui. Se proprio, un atto di volontà lo possiamo mettere nel resistere alle forze contrarie, alle mormorazioni dei Giudei. Trovare dure le parole del Vangelo non è scandaloso. Lo scandalo – cioè la divisione – è nel cuore del discepolo e in seno alla comunità dei discepoli.
Gesù, leggevamo nel brano della moltiplicazione dei pani, sapeva quello che stava per fare. Quella consapevolezza non riguardava solo il segno dei pani. Egli era consapevole di essere la Luce del mondo: illuminando ogni uomo che incontrava si rendeva visibile e manifesto ciò che c’è nel cuore dell’uomo. Egli sapeva di essere il Pane di Vita e offrendosi sapeva benissimo che avrebbe visto le reazioni più diverse proprio davanti al dono del pane. Non è un caso che al termine della moltiplicazione dei pani vogliono prendere Gesù per farlo re. Non colsero il segno che indicava il verso giusto della fede, cioè il donare e il condividere. Parevano credere più per l’opportunità di prendere a proprio vantaggio che per quella fiduciosa scoperta del dono.
Tu solo, Signore, sei veramente fra gli uomini soli,
e tutto in ciascuno!
O Pasqua divina! Il Dio del cielo
si unisce a noi generoso nello Spirito.
Non si spegneranno più le nostre lampade.
In un mondo divino e spirituale
brilla in noi il fuoco della grazia
nel corpo e nell’anima,
alimentato da Cristo.
(sant’Ippolito)
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Non voglio l’assicurazione e il quieto vivere,
prevedere e mettere le cose a posto,
saperci fare ed arrivare,
scansare i rischi e non avere fastidi…
Dammi la pace come la dai Tu:
un lago quieto e profondo, su cui riposa il tuo amore.
Una pace forte e senza cedimenti,
una pace virile e senza debolezze,
una pace rischiata e senza fughe,
una pace combattuta e senza tregua;
una pace difficile, che emerge lentamente dai contrasti,
una pacificazione dei nostri interni dissidi.
Il mondo ce la dà in altro modo;
anche noi, forse, la vorremmo in altro modo:
più facile, pi comoda e accomodante.
Non ascoltarci, Signore:
dacci la pace come Tu la dai!
(Adriana Zarri)
Chiedo scusa a chi scrive. Certe volte sono più catturata dalle immagini.
Come non pensare oggi al mare e a delle mani che non si incontrano!