Onesta-mente
(At 16,11-15 / Sal 149 / Gv 15,26-16,4)
Il fatto della resurrezione – fisicamente parlando – non è praticamente mai stato un problema che ci abbia visti coinvolti in una ricerca finalizzata a sapere come sia potuto accadere. Rimane nei Vangeli la domanda delle donne che vanno al sepolcro: «Chi ci rotolerà via la pietra?». Improvvisamente, trovando la pietra ribaltata, la questione si sposta subito sulla capacità di riconoscere il risorto, di lasciarsi raggiungere da Lui o di andargli incontro. Il risorto si farà riconoscere lasciando a donne e discepoli tutto il tempo necessario, non tanto per elaborare un lutto, quanto per ricordare ciò che aveva detto loro. Onestamente.
Non si trattò solo di riconoscerne la voce ma più precisamente di ricordarne la Parola, richiamare alla mente ciò che disse. Fissare nel cuore poi sarebbe anche una questione d’amore. È esattamente per il fatto che i testimoni si ricordarono delle parole dette da Gesù che noi oggi possiamo credere. Ciò che sempre stupisce è che quelle parole si sono avverate. Così disse, così avvenne. Più volte ai suoi discepoli annunciò la sua passione: parola dura da ascoltare, parola che arrivava alla soglia dell’impossibile. Non si capacitavano che potesse realmente accadere e non solo perché ingenuamente non si aspettavano che potesse accadere il peggio a chi già aveva dato molto, ma anche perché rimane un assurdo mistero che l’uomo possa mettere a morte un suo simile.
I discepoli non avevano ancora compreso, non solo che Egli stava per essere ucciso dai capi dei sacerdoti, degli scribi e degli anziani, ma anche che Egli doveva risuscitare dai morti. Dall’alto della croce consegnò lo Spirito e risorto da morte soffiava sui discepoli facendoli testimoni di cose mai viste prima. «Ricevete lo Spirito santo» diceva. Anche di questo aveva parlato, come leggiamo nel brano di vangelo di oggi: aveva rassicurato i suoi che lo Spirito avrebbe riportato alla loro mente tutte quelle parole che si riferivano a Gesù ed essi, come rianimati, avrebbero ritrovato la forza di dare testimonianza.
Se da un lato fu molto chiaro nel parlare della sua passione, il fatto è che fu altrettanto chiaro anche a riguardo dei suoi discepoli. Li preparò alla stessa sorte perché il mondo ha sempre bisogno di tener vivo in qualche modo l’odio, così come Gesù era tutto dedito a tener vivo l’amore. Insisteva a rimanere nel suo amore non perché questo modo di parlare lo rendesse più romantico o più piacevole, ma proprio perché sapeva bene non solo chi lo avrebbe tradito ma sapeva che ugualmente sarebbero andate le cose per i suoi discepoli.
Non esiterà nemmeno a svelare l’assurdo paradosso religioso di chi crede di difendere Dio uccidendo gli uomini. Perché – diceva Gesù – non hanno conosciuto il Figlio, venuto per svelare la vera identità di Dio: la sua paternità. Dio è Padre e l’unico modo per testimoniarlo sarebbe proprio l’amore. L’odio e l’ostilità del mondo verso i discepoli è la prova più schiacciante che il mondo non ha conosciuto Dio perché Dio è amore.
Sembrava invitare i suoi discepoli alla perseveranza, a rimanere saldi nella prova, fino alla fine. Non tutti ressero. Sabbiamo bene che quasi tutti fuggirono via. Chi rimase sotto la croce si trovo ad essere testimone di un nuovo principio, un nuovo inizio proprio mentre l’odio del mondo sembrava garantire che quella storia sarebbe rimasta inchiodata lì.
Consegnò lo Spirito e fu un nuovo inizio, una nuova creazione. L’inizio del tempo in cui i discepoli avrebbero dovuto amare come Gesù amava. E Gesù amava come aveva visto fare dal Padre in principio. La Parola chiamava alla Luce e tutto pareva essere estratto dal caos. Fin da principio le cose andavano così: un continuo chiamare alla Vita, un continuo far venire alla Luce.
E non esitò neppure a chiamare per nome quel male di cui non sappiamo l’origine: ignoranza. Il vero male del mondo è l’ignoranza nel senso vero del termine: non conoscenza. E non è un fatto di studio, ma un desiderio di conoscere l’Altro, di incontrarlo e desiderare rimanere con Lui per nutrirsi delle sue parole come di Pane, senza quell’intima e orgogliosa presunzione di poter trovare il pane da sé senza nemmeno comprendere che riceverlo e condividerlo è cosa ancora più bella. I cristiani sarebbero testimoni di questa rivelazione di Dio che si dischiude ascoltandoLo, spezzando il Pane e condividendolo. Gesto liturgico, gesto sacramentale che – sappiamo bene – ha sempre da avverarsi nel vivere quotidiano.
Onestamente ci aveva avvertiti di tutto. Persecuzioni comprese. Resurrezione compresa.
O Dio, nostro Padre,
effondi su di noi quello Spirito
con cui hai consacrato Gesù
e l’hai mandato ad annunziare
la lieta notizia ai poveri.
Donaci intelligenza del Vangelo e dell’uomo
perché possiamo portare Gesù a tutti i fratelli
aiutandoli a incontrarsi con Lui.
Tenerezza infinita,
vieni a visitare il tuo popolo,
illumina coloro che sono nelle tenebre e nel dubbio
e guidali al porto della pace.
Dal Vangelo secondo Giovanni (15,26-16,4)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».
Credo in Dio
che ci ha creato
capaci di dare e ricevere amore.
Credo che i nostri corpi raccontino la sua gloria
e che le carezze, i baci, gli abbracci di chi ama
sono il suo santuario prediletto.
Io credo che il mio corpo così fragile e bello
sia essenziale per dare corpo alla fede.
Non credo in una fede che rinnega il corpo
a scapito dello spirito.
Oso credere che,
nell’esperienza unica di chi ama
donando tutto se stesso, se stessa,
ci sia il sigillo divino.
Credo in Gesù Cristo
che è corpo di Dio in mezzo a noi.
Nato da semplice donna,
ha vissuto, gioito e sofferto, proprio come noi.
Egli è venuto a liberare i nostri corpi
dai demoni del moralismo, dell’ascesi religiosa.
È venuto a sanare le nostre paralisi
per insegnarci la danza della vita.
Il suo corpo è stato violato, torturato,
oltraggiato dal potere politico e religioso.
Ma la tomba è diventata la culla
per la vita rialzata, risorta.
Quella vita a cui tutti noi siamo destinati.
Credo nello Spirito
che, come corpo di bimba,
non può stare fermo.
Si muove, gioca, danza e crea cose nuove.
Ama l’aria aperta, i giardini e la frutta fresca.
Non ha paura di sporcarsi correndo;
Ama rifugiarsi nelle cucine
dove le donne preparano
dolci speciali per la festa.
Credo la Chiesa
come realtà di corpi redenti,
liberi e liberati dai sensi di colpa.
Una comunità capace di accogliere
e celebrare le tante manifestazioni dell’amore.
Credo al mistero della vita che si rigenera.
(Lidia Maggi)
Sapere di Dio è sapere di amore. Sapere come sapienza, che deriva dall’ascolto e meditazione della Sua Parola e come sapore, che proviene dal Buon gusto che Lui rilascia in bocca e nella nostra vita, ogni volta che di Lui ci nutriamo. Sapere da ricercare e che si svela nelle cose che viviamo…
Che la nostra vita sappia sempre più di Lui, solo così sarà sapida!
Grazie per tutto ciò che proviene dalla relazione e dall’incontro con Te, sorgente e fonte di un Amore che non conoscerà mai tramonto, nonostante tutto e nonostante noi.
…”Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va; cosi è chiunque è nato dallo Spirito”…