Potere o appartenere
Auguste Rodin, La main de Dieu (1916-1918)
(Tb 2,9-14 / Sal 111 / Mc 12,13-17)
Nella realtà farisei ed erodiani non potevano vedersi. Gli uni l’opposto degli altri. I primi non sopportavano la sottomissione all’impero romano, i secondi erano piuttosto collaborazionisti. Tuttavia in alcune occasioni furono capaci, come il male è solito fare, di allearsi per mettere alla prova colui che chiamano Maestro con non poca ipocrisia.
La sua tunica probabilmente non aveva tasche né Lui portava una bisaccia a tracolla. Cioè: non aveva con sé denaro. Disse ai suoi discepoli di non prendere denaro ed evidentemente quel comando valeva anzitutto per sé. Sicché una moneta dovette chiederla per poter rispondere a quella provocazione: «È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». E non si accorsero di quanto già Egli contasse più su Dio che sul denaro.
Cesare, l’imperatore che pensava di sottomettere il mondo a sé, dovrà sapere che il suo potere è limitato, per quanto possa imporre e raccogliere tributi. Ma ancora di più, Gesù farà comprendere che Dio non esige una sottomissione comparabile a quella degli uomini che stanno al comando. Cesare con le sue monete, le sue regole e il suo potere non viene negato o sovvertito: il tributo va dato a Cesare sapendo quanto esso sia relativo proprio a questi umani funzionamenti. Il tributo è un legame costruito a regola d’arte per tenere soggiogati gli uomini ad un imperatore. In cambio veniva offerta la pace romana e tutti i benefici annessi e connessi ad ogni sottomissione: l’illusione di essere al sicuro.
Gesù libera l’uomo dal pensare che Dio si muova con la stessa logica. Nel tempio sembrava già essere entrata questa idea di potersi comprare Dio o di fare affari in suo nome. Le cose di Cesare lasciatele fare a Cesare. Ma pensare che Dio si comporti allo stesso modo dell’imperatore di turno, questa è davvero una visione corrotta delle cose.
Gesù annuncia un legame dell’uomo con Dio che non a nulla a che vedere con il valore del denaro, anch’esso variabile. Sentirsi legati a Dio non è autorizzazione a fare eccezione su doveri di cittadino. Sentirsi legati a Dio è essere eccezionali nella responsabilità.
«Tutte le storie delle civiltà conosciute sono segnate dalla presenza di un potere che si giustifica attraverso un’origine divina: dal Figlio del cielo cinese al Sovrano celeste giapponese, dal faraone ai re-sacerdoti del Vicino Oriente antico. In questo modo non c’è bisogno di giustificare l’esistenza e l’esercizio del potere: la cima della piramide sociale è direttamente a contatto con Dio e ogni potere si trasmette dall’alto al basso. Per secoli i lettori della Bibbia sono vissuti in società governate da re, perciò non hanno messo in discussione l’esistenza e la natura della monarchia, che ritenevano naturale. Al massimo, l’unico problema era quello di lottare per essere il più in cima possibile alla piramide. La lotta per le investiture nel Medioevo supponeva l’origine divina del potere e per questo si discuteva su chi fosse il suo primo rappresentante» (C. Balzaretti, Non date a Cesare quel che è di Dio, Ed. Città Nuova).
Una civiltà non può nascere per un atto di appropriazione dei beni comuni perché è esattamente questo processo che creerà la disuguaglianza. Così Gesù ribadisce che quanto appartiene a Dio è di tutti e per tutti. Dio è Signore per quel suo desiderio di offrirsi, di donare, di creare comunione a partire da ciò che è profondamente legato a Lui. E l’uomo è immagine e somiglianza di Dio. Il denaro potrà anche donare potere d’acquisto, ma appartenere a Dio è tutta un’altra musica, non un tintinnio di monete tributate, ma una vera armonia nelle differenze.
Spirito santo,
cuore che pulsi nel cuore del mondo,
Spirito che scateni i venti
e agiti permanentemente i mari,
svelati ora dove spiri e cosa incendi,
dove e cosa distruggi e ricrei.
Amen.
Dal Vangelo secondo Marco (12,13-17)
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui.
Ma noi sappiamo che Tu, Gesù,
non hai mai avuto alcuna tenerezza
per tutti i politici e i cesari della terra,
poiché «i capi di queste nazioni
signoreggiano e spadroneggiano
e poi si fanno chiamare perfino benefattori,
non di voi sia così…»
e sia libera anche la tua chiesa
da ogni cupidigia di possessi e di potere:
altrimenti non sarà mai
una chiesa di fratelli.
Amen.
(David Maria Turoldo)