Peso morto o giogo leggero?
(Gen 22,1-19 / Sal 114 / Mt 9,1-8)
Certamente se pensavano che malattie e paralisi fossero la traduzione visibile e manifesta di chissà quali peccati o mali commessi di nascosto; o se ancor più pensavano che i peccati – come i debiti – andassero pagati fino all’ultimo spicciolo… difficile capire ciò che è narrato nel Vangelo di oggi. Difficile capire il Vangelo stesso, tutto il Vangelo.
Un debito da pagato fino all’ultimo centesimo è affare di debitore. Gli altri non c’entrano. Nessun nesso, nessuna relazione. Apparentemente! Con questa convinzione si genereranno piuttosto distanze incoscienti e paralisi che sono delle vere tare al vivere insieme. Il peccatore-malato non è che un peso doppiamente morto, adagiato su un letto.
Lo sguardo cadde su coloro che portavano quel peso morto, prima ancora che sul paralitico. Quindi un nesso c’è! Se c’è un peso morto qualcuno lo dovrà anche portare. E non è di certo un giogo leggero. Come alleggerire dunque?Quel giorno, nella sua terra, Gesù trovò una ragione in più per trasgredire quelle legali consuetudini di debiti umani.
Se un debito ci sarà – come dirà Paolo – sarà unicamente quello di un amore vicendevole (Rom 13,8) perché tutti i comandamenti si riassumono nell’amare il prossimo come se stessi. Credo dunque che nessuno di noi – certamente – voglia rimanere paralizzato a motivo dei suoi errori, dei suoi sbagli e ricevere in eredità una condanna di esclusione e di solitudine.
Si racconta di un potere dato in mano agli uomini direttamente da Dio. Qualcuno provò a sostenere che si trattasse di una bestemmia semplicemente per nascondere la più vera paralisi: quell’incapacità ad amare e perdonare.
Le folle rimasero meravigliate di quel potere che Dio stesso aveva fatto ricadere sull’uomo più che quei soliti presunti castighi e condanne che pensiamo dispensati dal cielo per farcela pagare. Lo stupore è già grande cosa. È segno di occhi che vedono, di orecchi che odono.
Non resterà dunque che un solo debito: quello di ringraziare eternamente quella misericordia ricevuta gratuitamente. E quel debito col cielo non è un nuovo prezzo da pagare come se fosse avvenuto solo un cambio di creditore. Lodare Dio per la sua misericordia, per questo potere condiviso – e dunque moltiplicato – non è qualcosa che serve a Dio ma è un umano esercizio di memoria per non dimenticare chi è veramente l’uomo e imparare ad osservarlo da un’altra prospettiva, dal punto di vista di Dio.
E mai come oggi ci possono venire ancora in aiuto le parole dal Libro della Sapienza, quelle stesse parole che ascoltavamo domenica: «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra» (Sap 1,13-15)
Vieni, Santo Spirito di Dio!
Donaci occhi di misericordia e di compassione
per non condannare alcuno.
Concedici la forza per aiutare
i nostri fratelli a risollevarsi dalle loro cadute.
Fa’ di noi segni e strumenti della tua predilezione
verso tutti gli stremati della storia.
Amen.
Dal Vangelo secondo Matteo (9,1-8)
In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
Dio nostro, noi conosciamo il male:
quando siamo tentati di indurire il nostro cuore
e la comunicazione diventa impossibile,
metti in noi i sentimenti di Gesù, nostro fratello.
Dio esotro, noi facciamo esperienza della sofferenza:
quando siamo oppressi dal dolore
e la speranza appare illusione,
inviaci il tuo Spirito che consola e dà senso.
Dio nostro, noi siamo coinvolti in lotte e conflitti:
quando l’inimicizia e la rivalità ci abitano
e la collera fa degli altri l’inferno,
rivelaci la tua paternità e il nostro essere fratelli.
Dio nostro, noi conosciamo il tuo amore:
quando amiamo chi è accanto a noi
e sappiamo perdonarci a vicenda,
allora noi siamo tuoi figli, fatti simili al tuo Figlio.
Filippesi 4, 4-7
Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.