Interprete di silenzi muti

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Data :6 Luglio 2021
(Gen 32,23-33 / Sal 16 / Mt 9,32-38)

Che la sua attività fosse intensa ce ne siamo accorti via via, attraverso i racconti di Matteo. Discepoli e folle lo seguono. Di tanto in tanto si avvicinano a lui persone che, in un modo o nell’altro, chiedono una guarigione. Chi con linguaggio verbale esplicito, chi anche solo riponendo speranza in un gesto… il contatto con Gesù è quindi possibile. Ed egli non mancherà di prestare le attenzioni necessarie. Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità: espressione riassuntiva da cui ne deduciamo intensità e assiduità.

Ma prima di riassumere, Matteo racconta ancora i dettagli di una guarigione tutta particolare: Gesù restituisce la parola ad un uomo ammutolito. Sempre con quello stesso modo di raccontare a pennellate rapide. Senza troppo entrare in dettagli ma più a sottolineare l’efficacia dell’azione. È il Male che ammutolisce, rende incapaci di dire, di dirsi. Non poter parlare, non potersi esprimere è davvero dannoso per l’essere umano. La dignità dell’uomo sta proprio nella parola che lo diversifica da altri esseri viventi che ne sono privi.   Sarebbe come impedire ad un fiore di sbocciare, ad un frutto di maturare, ad un campo di grano di non essere mietuto. Un uomo privato di parola è un uomo imprigionato nelle sue emozioni, nei suoi problemi, condannato a rimanervi per logica deduzione: se fino ad ora, nel racconto evangelico, tutti hanno potuto gridare il loro bisogno di salvezza e guarigione, quest’uomo parrebbe dunque dannato da una muta rassegnazione. 

Prima di riassumere l’attività di insegnamento e di guarigione di Gesù, Matteo ci dice che la Parola di Dio è efficace anche davanti al mutismo. Prima ancora che si chieda, prima ancora che si provi a dire ciò di cui abbiamo bisogno, Gesù – Parola di Dio fatta carne – ha già compreso ciò che più ci è necessario. Parlare è stare nel mondo in modo dialogico. Il Male non fa altro che ritaglia angoli bui dove confinare l’uomo, facendolo sprofondare in un isolante silenzio che annienta e fa scomparire. 

E spesso il Male si serve proprio dell’uomo rendendolo capace di quell’indifferenza che non lascia più parola o libertà di esprimersi. Ci sono troppe persone ammutolite non da chissà quale demonio astratto, ma da atteggiamenti umani di abbandono, di isolamento, di indifferenza, di esclusione. Negare all’altro la parola è negargli l’esistenza. Nel racconto di oggi quel muto è anzitutto visto e presentato a Gesù. A ben guardare, non sapremmo neppure noi dire come sia avvenuta questa guarigione: per quale formula, con quale gesto? Semplicemente si dice che presentarono a Gesù un muto indemoniato. Ed è già quello un indizio di guarigione. In questo gesto di presentare l’uomo muto riposa la speranza: potremmo dunque soffermarci anche ad immaginare che qualcuno abbia parlato con Gesù di quell’uomo che ora gli sta davanti, come se gli avessero prestato la loro parola per raccontarsi. 

I farisei altro non sapranno fare che incolpare Gesù di qualcosa che invece ha più il sapore di un’opera collettiva: c’è chi presenta il muto, c’è Gesù che lo avvicina e si lascia interrogare da quel silenzio, traducendolo immediatamente in un desiderio di parlare, ci sono le folle che dicono il loro stupore davanti ad una cosa simile.

«Non s’è mai vista una cosa simile!» perché solitamente siamo letteralmente abituati a vedere il contrario: di gente a cui è tolta la parola, impedita la libertà d’espressione, repressi fuori da canoni e schemi. Ed è qualcosa che affatica e spossa l’uomo. C’è davvero un lavoro incredibile ed estenuante da fare di fronte a tanta gente incapace di esprimersi e dialogare.

La compassione di Gesù è immensa e direttamente proporzionale allo smarrimento e alla fatica del gregge. Davanti a tutto questo umano mutismo, a questa incapacità di dire la Parola, a quel soffocato potenziale inespresso, non resterà muto a sua volta: egli confiderà ai suoi discepoli l’urgenza di parlarne più su, più in alto… Egli stesso troverà in quello spazio di dialogo che è la preghiera il modo per non farsi ammutolire dal Male. Anche il Padrone della messe non resterà muto, non tarderà a rispondere. 

Vieni, Santo Spirito di Dio!
Aiutaci ogni giorno a morire al male
per essere con Cristo
chicchi di grano maturi e nascosti,
ma pronti a dare frutto abbondante.
Amen.

Dal Vangelo secondo Matteo (9,32-38)

In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».

Me lo hanno detto in tanti
invece tu mi sorridi e mi accogli.
Lo hanno pagato in molti
invece Tu condividi e risani.
Io stesso fuggo quello che sono,
invece Tu scegli di abitare in me:
Mi hanno mortificato
nel corpo e nell’anima
e Tu mi prepari la glorificazione.
Hanno giocato con le mie miserie
e Tu ogni giorno le rendi sacramento.
Mi hanno tirato ogni sorta di pietre
e Tu le hai scelte
per costruirmi una nuova casa.
Quante volte Dio hai perso
il tuo tempo per me…
Ma ora so che mi amerai per sempre!

(Ruggero Marini)


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Piccoli Pensieri (2)

Il brano di oggi mi ha portato a riflettere sul potenziale rischio di pensare che gli “operai della messe” debbano essere solo (o quantomeno soprattutto) i fratelli e le sorelle consacrati. Parlo di rischio perché se così fosse sarebbe un vero peccato innanzitutto verso noi stessi.Tutti possiamo dare il nostro contributo, secondo le nostre inclinazioni, potenzialità e possibilità per rendere il mondo un po’ più vicino alle aspirazioni di Cristo. Magari poi, una volta tanto, provando anche a
farlo senza tirare in ballo i soldi.

6 Luglio 2021
Emanuela

L’ultima frase di questo Vangelo mi fa pensare all’invito ripetuto spesso da papa Francesco: non dimenticatevi di pregare per me.
Un invito a non dare per scontato la presenza anche dei tanti pastori che guidano le nostre chiese, un invito che riprende quello di Gesù.
Abbiamo il dono della parola anche per questo.

6 Luglio 2021

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