Lui semina. Tu rincalza la terra.

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Data :21 Luglio 2021
(Es 16,1-5.9-15 / Sal 77 / Mt 13,1-9)

Si apre un nuovo capito del Vangelo di Matteo: ora Gesù parlerà in parabole per raccontare – a tratti velando e svelando – quanto esattamente sta accadendo. Dopo aver ampiamente istruito le folle e i discepoli, dopo i giorni dell’ampio consenso, viene ora il tempo in cui l’opposizione dei capi religiosi – che han già deciso di eliminarlo – si rende ancor più manifesta. 

Egli rimane tuttavia il seminatore instancabile uscito dalla casa del Padre perché l’uomo possa trarre nutrimento per la sua stessa vita. È per il pane che l’uomo semina e il pane è la vita dell’uomo. La parola di Dio è così simboleggiata nei chicchi di grano e non c’è immagine più efficace: in ebraico infatti la parola si dice dabar, un evento che, uscito dalla bocca di Dio o dalla mano del seminatore, produrrà sempre un effetto. Il chicco è questo stesso evento che se viene gettato produce frutto. Dai tempi dell’oracolo di Isaia, nessuno mai avrebbe dubitato della forza del seme e della generosità stessa del seminatore: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza avere operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (Is 55,10-11).

La parola esiste per essere detta, la parola esiste per essere ascoltata, come il chicco di grano che se non cade nella terra a poco serve. Cosa sarebbero i nostri rapporti, i nostri legami, le nostre relazioni se non ci fossero quelle parole che li alimentano e li sostengono? Non c’è il dire e poi il fare: a nulla vale questa solita contrapposizione con la quale siamo abituati a fare censimento tra la gente, per mettere in evidenza quelli che realmente fanno qualcosa a fronte di chi – tante parole – concluderebbe nulla. La parola è già azione concreta: nel dirla è come seminata e nella capacità di accoglienza del terreno è simboleggiato il fatto che la stessa parola cade in diversi orecchi  che la ascolteranno. 

Come mai, a fronte di tanta generosità del seminatore, di fronte all’efficacia del seme, il raccolto a noi pare sempre così scarso? Non è per nulla in dubbio la forza del seme. E pure il seminatore non è messo in questione anche se la sua tecnica di semina parrebbe un po’ troppo spensierata o sbadata: perché tutto questo spreco? Al tempo di Gesù le tecniche agricole erano ben diverse dalle nostre: oggi un terreno è sicuramente dapprima scelto e preparato per la semina. A quei tempi, era il seminatore che per primo gettava il seme nella terra che successivamente veniva smossa così da dare al seme la giusta collocazione. Inoltre quando si parla di strada a noi vengono in mente perlopiù chilometri di asfalto. Dobbiamo piuttosto immaginarci strisce di terra battuta dal calpestio dei passanti, terra quindi difficile da smuovere e da arare. 

E se fosse davvero il processo contrario che dobbiamo mettere in atto anche per vedere nella nostra terra il frutto sperato? Siamo convinti che all’annuncio del Vangelo vada premesso chissà cosa, proprio come quando oggi prepariamo un moderno terreno alla semina. Sarebbe come se un padre e una madre non amassero il figlio finché questi non ne abbia piena consapevolezza (quanto vivrebbe quel figlio?) o finché non conosca il significato stesso della parola «amare».  E come potrebbe conoscerlo il significato se quella parola non fosse già un susseguirsi di azioni a lui favorevoli e vitali? Il seminatore ha la precedenza, il primo gesto è il suo. A noi spetta l’operazione seguente: rincalzare la terra perché il seme perché possa penetrare in profondità, mettere radici profonde e portare frutto.

Signore, nostro Dio,
le parole che ci rivolgi
non ci riducono al silenzio.
Le tue indicazioni sono per noi gioia e nutrimento.
Ti ringraziamo Signore che rinnovi,
attraverso il tuo Spirito,
i nostri cuori così che la tua stessa Vita
sia in noi. 

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-9)

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per la loro gola.
Parlarono contro Dio,
dicendo: «Sarà capace Dio
di preparare una tavola nel deserto?».

dal salmo 77

Tu visiti la terra e la disseti:
la ricolmi delle sue ricchezze. 
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu fai crescere il frumento per gli uomini.
Così prepari la terra:
ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. 
Coroni l’anno con i tuoi benefici,
al tuo passaggio stilla l’abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.
I prati si coprono di greggi,
di frumento si ammantano le valli;
tutto canta e grida di gioia.

dal salmo 64 (65)


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Piccoli Pensieri (2)

Stefania

Predisporre del terreno alla semina è un po’ come quelle coppie che acquistano case con più camere in previsione dei figli.
E dopo la semina, l’attesa, la cura, la pazienza e la speranza di un buon raccolto.
E noi che ci raduniamo intorno ad un tavolo non scordiamoci che per farlo ci è voluto un fiore.

21 Luglio 2021
Dania

Ricordo alcune parole durante il pellegrinaggio in Terra Santa…”la terra santa è in voi, terra santa siete voi…” e credo sia proprio così: siamo terra santificata dalla Sua Parola, da Colui che “crea, fa nascere, benedice, santifica e dona ogni bene”.
Un amico una volta mi disse di essere stato alla Mecca, ne era convinto anche se in realtà non era vero…posso dire solo ora che la Mecca era in lui, nelle abluzioni che precedevano le sue numerose preghiere, nella sua fedeltà al Corano, nell’amore per la sua famiglia. Lui era terreno buono che ha portato e continuerà a portare buoni frutti, perché l’amore non muore mai, resta nel cuore delle persone ed è il frutto più bello che può germogliare, anche in chi verrà dopo di noi. Che il seme possa penetrare in profondità e portare molto frutto nelle vite di tutti e di ciascuno perché “Il Signore ha messo un seme nella terra del mio giardino, il Signore ha messo un seme nel profondo del mio mattino…all’inizio del mio cammino”.

21 Luglio 2021

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