Fede: la forza di un seme
(Dt 6,4-13 / Sal 17 / Mt 17,14-20)
Al racconto della trasfigurazione segue, nel vangelo di Matteo, l’incontro di Gesù con un padre che va cercando qualcuno capace di guarire il figlio affetto da epilessia, malattia considerata come effetto della pressione di forze contrarie che fa vivere sempre in bilico tra acqua e fuoco. Il padre confessa subito il suo dispiacere di non aver ottenuto rimedio portando il figlio malato dai discepoli. Forse non voleva disturbare direttamente il Maestro. Forse i discepoli presumevano di poter operare da sé questa guarigione. Il dolore di quel padre invece di amplificarsi ulteriormente e di rassegnarsi di fronte all’impossibilità della guarigione, procede oltre i discepoli come ad andare direttamente alla fonte.
La reazione di Gesù è sorprendente: non cura immediatamente il ragazzo ma rimprovera l’incredulità della sua generazione. Prima di minacciare il demonio che tiene soggiogato quel ragazzo, c’è da rimproverare quelli della sua generazione – discepoli compresi – che presumevano di cavarsela da sé. Gesù parla proprio a quelli della sua generazione, a coloro cioè che vivono al suo stesso tempo, nella sua tessa epoca. Quello era il tempo in cui Dio aveva visitato il suo popolo. E anche per noi, che non siamo coevi di quella generazione, siamo comunque raggiunti dalla Sua Parola e pertanto non siamo neppure lontani da coloro che l’hanno già ascoltata.
Nell’attimo in cui anche noi ascoltiamo il Vangelo siamo portati davanti a Gesù e riconosciamo la sua presenza nella nostra storia personale. L’epilessia è davvero un male incerto che impedisce una vita serena ma non riconoscere la compagnia di Gesù nella nostra storia rende ancora più incerto il nostro vivere. Paradossalmente, guarire il ragazzo epilettico pare una faccenda più semplice che veder crescere la fede nel cuore dei suoi.
La fede non si pesa sulla bilancia o con l’altimetro. Una montagna resta una montagna e un granello di senape non è nulla a confronto se i criteri di valutazione sono quelli del peso e dell’altezza. La fede non è questione di statura o di volume. La fede, dice Gesù, potrebbe stare contenuta in un granello di senape se proprio dovessimo darle un volume, misurarne la superficie e il peso. E cos’è un granello di senape a confronto di un monte?
Dio non guarda le apparenze. Non guarda alla statura, all’altezza o all’imponenza. Semplicemente conosce la forza che ha impresso nel seme. Il tempo in cui quel chicco di senape sarà la più grande tra le piante dell’orto sui cui rami verranno gli uccelli del cielo a fare il nido (Mt 13,31-32) è tutto iscritto in quel granello. L’immagine della montagna suggerisce a noi stabilità eppure i salmi parlano anche di monti che fondono come cera davanti al Signore. Forse una frana, lo smottamento di un monte, sembrano suggerire a Gesù l’idea che pure un monte possa spostarsi. Non c’è da temere neppure quello, sembra dire Gesù anche se le nostre preoccupazioni, i nostri problemi a volte ci appaiono come montagne insormontabili.
Gesù ci invita, nel suo stile tutto rivolto al particolare, a considerare piuttosto il mistero di quella forza di vita contenuta in un granello di senape. La fede ha questa dimensione apparentemente insignificante davanti ai problemi di ogni generazione, ma certo, se considerassimo la forza di questo granello che Gesù stesso è venuto a seminare nella nostra terra, dovremmo già contemplare in quel puntino di fede le grandi cose che Dio opera in noi.
Un giorno, una giovane ragazza di uno sperduto paese del nord della Galilea, accolse la Parola di Dio… ed ella, tenendo tra le braccia quel figlio del suo grembo, iniziava appena a comprendere e meditare nel suo cuore che nulla è impossibile a Dio.
Signore,
difendimi dall’ingenua credenza
che tutto nella vita debba andar bene.
Donami la lucida consapevolezza
che difficoltà, sconfitte,
insuccessi, conseguenze negative
sono una naturale propaggine della vita
che ci fa crescere e maturare.
Antoine de Saint-Exupéry
Dal Vangelo secondo Matteo (17,14-20)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo».
E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito.
Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».
Dio nostro,
non cesseremo mai il canto della vita,
mentre viviamo tutti i nostri giorni.
Sii con noi finché durano tutte le cose,
sempre, ogni giorno.
Sii al nostro fianco,
non stancarti, non assopirti!
Guardaci con cura da tutti i pericoli.
Tu solo sei il nostro pastore.
Preghiera del popolo Samburu (Kenia)
Sarebbe bello pubblicare “ottogiorni” in cartaceo,per quanti godono più a sfogliare un libro che non a cercare in internet.