La gioia di varcare una soglia

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Data :16 Agosto 2021

Ci sono domande che fanno da sottofondo alla vita delle persone. Anche quando sono credenti. È un po’ come fissare la meta di un viaggio e poi chiedersi come raggiungerla. Se qualcuno desiderasse avere la vita eterna non c’è cosa più logica che chiedersi cosa fare per averla. La domanda era molto diffusa e dibattuta al tempo di Gesù nelle scuole rabbiniche. 

È già chiaro – ma non scontato – che non basta astenersi dal compiere il male. Non si è buoni discepoli solo perché non si fa male ad alcuno. Occorre agire per il bene, fare cose buone. C’è tuttavia un pensiero viziato dentro questo legame che immediatamente facciamo tra opere buone da fare e vita eterna da avere, quasi che le opere buone siano moneta che permette di acquistare questo bene maggiore che va sotto il nome di «vita eterna». È proprio da questa mentalità da potere di acquisto che occorre liberarsi, soprattutto in materia spirituale. 

Le opere, che certamente devono essere buone, lo saranno non per ottenere qualcosa, ma solo per dire la nostra somiglianza con l’Unico Buono. Non dimentichiamo che altrove Gesù non esiterà a dire che siamo cattivi.  «Se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli…» (Lc 11,13). Dunque non diamo neppure per scontato la bontà umana, quand’anche dovesse apparirci come un attributo naturale ricevuto in omaggio all’atto di nascere. Buono è solo il Padre. Educare alla bontà è già un atto di fede: crediamo che Dio è buono e a Lui desideriamo assomigliare. 

Improvvisamente Gesù cambia un verbo ed apre una nuova prospettiva. Non si tratta di avere la vita eterna ma di entrarvi. E la strada che conduce alla soglia della vita eterna è indicata dai comandamenti di Dio, la strada che da sempre ha guidato i padri attraverso il deserto verso la terra che Dio indicò loro. Nella vita eterna si entra dunque. Abituati come siamo ad avere anche stando immobili e acquistare con un click,  bisognerà pure fare attenzione alla sottesa mentalità da minimo sforzo. I comandamenti da osservare dicono al contempo due cose: anzitutto che una strada è tracciata e che un cammino va compiuto. 

La bontà di Dio è dentro questo invito a raggiungere un bene che è gratuitamente disponibile a condizione che ci si sappia mettere in cammino. Le storie contenute nelle prime pagine della Scrittura raccontano la stessa cosa seppur con un genere letterario differente. Adamo dispone di tutto nel paradiso terrestre eppure sembra non essere ancora appagato e soddisfatto. Sente, seppur circondato da ogni ben di Dio, di essere ancora mancante. 

Il giovane ricco possiede molti beni, dispone di mezzi che gli permetterebbero di avere, osserva i comandamenti ma non conosce la gioia di varcare una soglia, quella che permette a noi di uscire da noi stessi per farci prossimi all’altro. La vita eterna, dunque, non è un bene da pensare esclusivamente per sé ma piuttosto un cammino da fare insieme. La soglia per entrare nella vita eterna non è lontana da noi stessi ma il cammino da intraprendere è intenso e decisivo. «Vieni! Seguimi!», gli disse. Non siamo soli in questo cammino. 

O Dio, che hai preparato beni invisibili
per coloro che ti amano,
infondi nei nostri cuori la dolcezza del tuo amore,
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa,
otteniamo i beni da te promessi,
che superano ogni desiderio.

(dalla liturgia)

Dal Vangelo secondo Matteo (19,16-22)

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.

Signore, riconciliami con me stesso.
Come potrei incontrare e amare gli altri
se non mi incontro e non mi amo più?
Signore, tu che mi ami cosi come sono
e non come mi sogno,
aiutami ad accettare la mia condizione di uomo,
limitato ma chiamato a superarsi.
Insegnami a vivere con le mie ombre e le mie luci,
con le mie dolcezze e le mie collere,
i miei sorrisi e le mie lacrime,
il mio, passato e il mio presente.
Fa’ che mi accolga come Tu m’accogli,
che mi ami come Tu mi ami.
Liberami dalla perfezione che mi voglio dare,
aprimi alla santità che vuoi accordarmi.
Risparmiami i rimorsi di chi
rientra in se stesso per non uscirne più,
spaventato e disperato di fronte al peccato.
Accordami il pentimento
che incontra il silenzio del tuo sguardo
pieno di tenerezza e di pietà.
E se devo piangere,
non sia su me stesso
ma sull’amore offeso.
La tua tenerezza
mi faccia esistere ai miei stessi occhi!
Spalanca la porta della mia prigione
che io stesso chiudo a chiave!
Dammi il coraggio di uscire da me stesso.
Dimmi che tutto è possibile per chi crede.
Dimmi che posso ancora guarire,
nella luce del tuo sguardo e della tua parola.
Amen.


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Piccoli Pensieri (3)

Stefania

L’altro giorno Gesù ci ha indicato: “Chi può capire, capisca”.
Il Vangelo di oggi mi fa ancora molto riflettere …
penso infatti che non basta esere buoni e bravi, nel rispetto dei Comandamenti di Dio per entrare nel Regno celeste”, mi viene da dire in maniera semplice: per essere amici di Gesù e seguirlo …
occorre avere il coraggio di lasciare tutti i nostri beni terreni e donarli ai poveri.
Occorre adottare uno stile sobrio, poco attaccato alle cose materiali che possono essere funzionali ma che non meritano il nostro attaccamento venale, che implica il dedicare risorse eccessive al mantenimento e alla moltiplicazione del valore economico delle cose …
ma che alla fine, ci rendiamo conto non ci fanno mai sentire contenti e soddisfatti, perché non basta mai.

Gesù mi insegni a riempirmi di Lui e di tutto il Suo amore, che trovo ovunque nei bisogni, negli occhi, nelle fatiche di chi incontro. Di chi mi fai incontrare sulla strada della vita.

Capire quanto ci insegni oggi Gesù è avere in mano la chiave della gioia.

A chi mi domanda cosa è per me la felicità?
rispondo che la felicità è una condizione di libertà, quando riesci a mettere ai primi posti la relazione ed il contenuto umano e affettivo che ne deriva, senza troppi vincoli e paranoie.
La felicità è una sensazione di pace interiore. Profonda.

Il Vangelo di oggi ci ricorda che non basta essere buoni e non fare il male; ma occorre uno sforzo in più, ovvero agire facendo il bene.

Gesù non mi vuole ferma, passiva, seppur buona e obbediente, Lui mi conduce incontro ad una vita dove agire attivamente il bene. Attiva, verso e compiendo il bene.
Con concretezza e determinazione, non solo essere buona ma consapevolmente buona, appunto agendo il bene con amore. Seguendo l’esempio di Gesù.

Grazie.

17 Agosto 2021
serena

Dice che Gesù, come un innamorato, le regala un mazzo di fiori in cui c’è un fiorellino da lei prediletto e dice” desideravo tanto rivedere questo fiore della mia infanzia, fu al Carmelo che venne a sorridermi e a dimostrarmi che nelle cose più piccole, come nelle grandi, il buon Dio da il centuplo fin da questa vita alle anime che per suo Amore lasciano tutto.

(una parola di Santa Teresa di Gesù Bambino)

16 Agosto 2021
Claudia

Essere cattivo è proprio esser prigioniero(captivus).Prigioniero di una visione ristretta ed egocentrata,che mai potrà dare felicità duratura ed espansione.

16 Agosto 2021

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