Che invenzione quella croce!

Commenti: (4)
Data :14 Settembre 2021
Giambattista Tiepolo, L’esaltazione della santa croce e sant’Elena, Venezia, 1696 – Madrid, 1770

Festa dell’esaltazione della santa croce

(Nm 21,4-9 / Sal 77 / Fil 2,6-11 / Gv 3,13-17)

La cercava come fosse un tesoro eppure nessuno di noi si metterebbe a cercare un oggetto simile. Trattasi di una croce. Le croci – meglio dirlo subito – non si cercano. Arrivano. Ci sono date. Te le buttano addosso. E devi solo prenderla. E tutto sembra fuorché un guadagno. A prima vista ogni croce fa perdere la vita. Ma tutto ciò che si trattiene o si mette al sicuro non è risparmiato, guadagnato, investito. La vita perché porti più frutto dev’essere gettata come semente nella terra, spesa come un talento da non nascondere in un fazzoletto.

Diede ordine di cercare una croce. Precisamente quella dalla cui sommità pendeva il cartiglio con scritto INRI, Iesus Nazarenus Rex Iudeorum, Gesù Nazareno Re dei Giudei. E trovarono. Era l’anno del Signore 320. Fu rinvenuta nel luogo dove sorgeranno poi le delle due basiliche costruite sul monte dove crocefissero il re dei Giudei e presso il sepolcro collocato appena oltre, ove lo seppellirono in fretta e furia. Quindi anni dopo, 335 vennero inaugurate, nello stesso giorno (14 settembre) queste due basiliche oggi divenute un unico luogo, come unico è indivisibile è il mistero legato a quella morte e resurrezione.

Anni e anni prima, quel fatto della tomba vuota e della resurrezione andavano dicendo fosse un’invenzione dei suoi discepoli che avrebbero trafugato il corpo del loro maestro dopo la sepoltura e avrebbero poi corrotto delle guardia per portare a termine il loro piano. Ma l’invenzione della croce attestava anzitutto l’atroce fine di tanti poveri cristi e tra questi c’era anche lui, il Cristo, il Figlio di Dio. Ai cittadini romani la croce era risparmiata; era invece riservata a chi era di condizione  inferiore e in particolare, a criminali schiavi pericolosi e rivoltosi. In Giudea divenne un ottimo deterrente contro la resistenza all’occupazione romana. Il condannato, spogliato e privato della sua dignità, era esposto allo scherno crudele dei passanti. Ai crocifissi era negata la sepoltura: i corpi restavano sulla croce come carogna per gli uccelli o in attesa di putrefazione. Un monito – da non imitare -per chi opponeva resistenza all’autorità dello stato. I cadaveri venivano poi gettati in una fossa comune.

Cercare una croce e trovarla è non nascondere il male di cui l’uomo è capace, perchè poi ci sono sempre quelli che lanciano il sasso e nascondono la mano. La croce ritrovata attesta anzitutto di tutte le invenzioni più barbariche con cui l’uomo ha ucciso il suo simile.

Invenzione: dal latino invenio, invenis, inveni, inventum, invenīre. Trovare, incontrare, imbattersi per caso, scoprire, rintracciare, ritrovare, venire a conoscenza. A parte il ritrovamento della croce per volontà di sant’Elena, noi sappiamo che le croci non si cercano. Nessuno si metterebbe a cercarsi una croce. Le croci, espressione delle nostre fatiche, si trovano strada facendo. 

Noi ora sappiamo che poco oltre il Calvario, il luogo dove appesero ad una croce anche l’Unto del Signore (Cristo) c’è una tomba vuota. Qualche passo oltre, tre giorni dopo. Non lo sappiamo dalle nostre croci. È piuttosto qualcosa che c’è stato detto, annunciato, rivelato. Da soli, certo, non ci saremmo arrivati a scorgere che dietro ogni croce, poco oltre, c’è sempre una resurrezione. Esaltare una croce in questo giorno pare perfino una contraddizione, un ossimoro. Come si può esaltare un segno di morte? Quella croce non è più solo memoria di infamante violenza ma poesia ai nostri orecchi, musica sulle nostre labbra perché si narra e si canta da essa l’amore di Dio per l’uomo e tutto ciò che è umano. C’è qualcosa di non-umano nell’uomo quando questi condanna e uccide. Da quella croce Dio nega la falsità dell’uomo: quel desiderio di controllare, di possedere. Donare la vita, morendo perfino sulla croce è affermare l’amore per le creature e affermare la vera natura dell’uomo: siamo fatti per amare e non per distruggere.

Tu sei venuto tra noi
per mettere in fuga la morte
per snidare e uccidere la morte.
Anche a Te la morte fa male
per questo sei amico
di ognuno segnato dal male
e ogni male
Tu vuoi condividere.

(David Maria Turoldo)

Dal Vangelo secondo Giovanni (3,13-17)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:  «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Ecco il Padre amorevole
che corre in aiuto del Figlio
e squarcia tutte le nuvole
e fa piovere dal cielo
quella manciata di rose
che noi umani chiamiamo cristianesimo.
«Perché risorgo, Padre?
Perché il tuo nome è stato
il mio pane quotidiano»
Ogni giorno Tu mi hai dato
da mangiare e da bere
come il migliore dei padri.
Tu mi hai nutrito
del tuo vero nome.
Era inutile
parlare agli altri
del sommo amore per il divino:
perciò sono gonfio
di parole e di esempi,
sono diventato un’offerta,
un’offerta viva, 
viva e morta,
Signore,
ma non tanto morta
da non poter sollevare
la pietra del sepolcro,
perché nel tuo nome,
Dio,
si può tutto,
si può nascere e morire,
e trionfare nel mondo.

(Alda Merini, tratto da «Poema della croce»)


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Piccoli Pensieri (4)

Savina

Devono essere stati tre giorni intensi quelli della morte e resurrezione di Gesù!
Leggendo un libro sulla Sindone c’era un capitolo tutto dedicato alla crocifissione: il modo, gli effetti, la durata dell’agonia…
Io sono rimasta scioccata!
Ma per cercare di capire un po’ di più bisognerebbe fare quell’esercizio di “composizione di luogo” insegnato da Sant’Ignazio di Loyola, cioè immaginare di essere lì sul posto come spettatori, come testimoni e cercare di capire che solo un grandissimo amore per noi ha potuto permettere a Gesù di affrontare una prova così tremenda…
E capire che le croci della nostra vita non si possono paragonare alla sua, ma ugualmente ci servono per passare un guado difficile, come dice un raccontino dove il Signore aveva distribuito alla gente accorsa croci di ogni tipo: lunga, corta, leggera, pesante, liscia, spinosa dicendo a chi gli chiedeva perché di aspettare che avrebbero capito più avanti. Molti brontolando, cercarono di cambiare Croce senza riuscirvi.
Arrivati al guado, ecco che ogni croce aveva il suo punto preciso per permettere il passaggio, dopodiché la Croce non serviva più, erano passati tutti a nuova vita, una resurrezione appunto.
Perché se vuoi, puoi sorridere anche alla pagina del dolore, perché quando l’avrai scritta tutta, voltandola, ne troverai una tutta bianca, e sarà l’inizio di una storia nuova….

14 Settembre 2021
Dania

Secondo Papa Francesco, “il testimone della croce persegue una sola strategia, quella del Maestro: l’amore umile. Non attende trionfi quaggiù, perché sa che l’amore di Cristo è fecondo nella quotidianità e fa nuove tutte le cose ma dal di dentro, come seme caduto in terra, che muore e produce frutto”. Oh Signore fa’ che possiamo seguire la Tua croce per arrivare a Te, raggiungerTi e rimanere in Te ed allora sì che la ameremo davvero ed impareremo a portarla nel mondo, non solo e tanto al collo quanto nella vita di tutti i giorni (pensieri nati dall’ascolto di un meraviglioso canto “Io ti seguirò”).

14 Settembre 2021
Emanuela

Un ricordo: il silenzio della cripta del ritrovamento della croce a Gerusalemme.
Dall’inevitabile vociare della basilica del santo Sepolcro, si scende nella cripta con i pavimenti a mosaici (romani o bizantini?) dove ci sono pace e silenzio.
Per ricordare e raccontarci l’abbraccio silenzioso di Gesù a ciascuno di noi, in qualunque chiesa del mondo, dal legno di uno dei supplizi più disumani che l’uomo potesse concepire.

14 Settembre 2021

Ogni tanto si fa un po’ fatica a capire il senso delle letture che precedono il Vangelo, non sempre si riesce a cogliere il perché di quell’abbinamento lì. Oggi però è diverso, oggi il Vangelo di oggi cita esattamente il brano della Bibbia che lo precede e aiuta a capirne meglio il senso. Mosè nel deserto aveva fatto un serpente di bronzo e l’aveva fissato su di un bastone secondo le indicazioni del Signore. Questo perché coloro che fossero stati morsi dai serpenti, guardando quello di bronzo, si potessero salvare. Non molto diversamente avvenne poi con la croce di Cristo. Guardando ad essa, osservando il modello di amore promosso e vissuto in prima persona da Gesù, noi tutti possiamo salvarci. Ma non “per magia”, perché “prendiamo a modello” lui, la croce che ha portato anche per noi. Una bella croce pesante, ricca di tutti i peccati di cui sono capaci gli uomini. Cosa sono a confronto le nostre fatiche quotidiane, i nostri inciampi… Le nostre croci appunto. Ce l’ha fatta lui, l’ha fatto per noi, ce la possiamo fare anche noi imitando lui.

14 Settembre 2021

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