Pace a questa casa!

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Data :30 Settembre 2021
(Daniele 12,1-3 / salmo 15 / Marco 13,24-32)

In altre parole stava dicendo che molto è stato seminato, perché il Seminatore è sempre generoso. Per tanta generosità molto ci sarà da raccogliere, perché nulla vada sprecato. I suoi dodici discepoli, che presto avrebbe chiamato più familiarmente amici, non bastavano per l’abbondanza di quel raccolto. Ne scelse altri, molto più numerosi. Settantadue. E li mandò davanti a sé perché provassero accoglienza o rifiuto. Perché imparassero cioè, in entrambi i casi, ad assomigliare ulteriormente al loro Maestro e quel precederlo non era certo per essere più grandi del maestro ma per provare a condividerne il cammino.

Il primo istinto di quegli uomini, anche se già discepoli, sarebbe stato quello di invocare un castigo dall’alto, come pensarono di fare quando i Samaritani non vollero saperne di Gesù poiché era diretto, con molta determinazione, a Gerusalemme. E forse quei discepoli erano pure convinti di fare qualcosa di più sensato nel pregare il cielo perché dal cielo stesso potesse venire un castigo piuttosto che dalle loro stesse mani. Ma neppure quella era la via, la soluzione. 

Il Vangelo ci insegna così l’arte dell’essere ospitati e dell’essere ospitali e, nello stesso tempo, quello spirito di sopportazione necessario quando accoglienza non c’è. Qualcosa, va detto, si raccoglierà sempre, un frutto maturerà sempre. Anche da un rifiuto si può apprendere. Si deve imparare a non perdere la pace interiore. 

Sulle labbra dei discepoli non grandi discorsi ma una piccolissima benedizione, come piccoli sono i semi nelle mani del Seminatore: «Pace a questa casa!». C’è una cosa tanto bella che Gesù spiega e spiega con molta precisione: la pace entrerà nella casa solo se in quella casa abita qualcuno che quella pace la desidera, che è già figlio della pace. Essere già figli della pace e riceverla nuovamente da un altro essere umano è, di fatto, riconoscersi fratelli. Come parlare la stessa lingua e comprendersi. L’invito a mangiare semplicemente quanto viene condiviso è già per un discepolo un grande segno di festa perché la Parola di Dio è stata compresa e accolta, proprio come si legge nel brano di Neemia: Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni e a esultare con grande gioia, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate. (Ne 8,12).

Potremmo davvero, ogni volta che usciamo di casa, prendere nella nostra mente questa semplice benedizione per poi pronunciarla, anche solo nel segreto del cuore, ogni volta che ci affacciamo sulla soglia dell’altro che ci sta davanti. 

E quando la pace trovasse rifiuto? Niente paura – sembra dire Gesù – la pace ritornerà su chi l’ha donata. Come una lettera di cui non s’è trovato il destinatario. Quante volte, nei momenti più difficili, ci è parso di aver perduto la pace. Ci basterà tornare al Vangelo per sentirne nuovamente tutta la forza interiore. Una forza mite, come quella dell’acqua quando corre nelle profondità della terra e improvvisamente trova un punto dove sfociare. È in quel punto che gli uomini nel comprendono la preziosità, nel colgono il segno, ne odono il canto, ne assaporano la freschezza. 

A pochi passi dalla casa dove abito in questi giorni, ho trovato una fonte d’acqua. Per ore sarei rimasto ad ascoltarne il canto. Di certo ci tornerò.
«Signore – recita una preghiera di questo giorno, memoria di san Girolamo, grande interprete delle Scritture – fa’ che il tuo popolo si nutra sempre più largamente della tua Parola, e trovi in essa una sorgente di vita».

Pace, dunque, a questa casa comune che è il nostro mondo!

Signore Gesù, Verbo del Padre,
semina ancora in noi la Parola
e noi  ne gusteremo ogni dolcezza.
Spirito Santo, Fiamma d’amore,
accendi in noi
l’amore per le Sacre Scritture,
la perseveranza nella preghiera,
la pazienza nelle prove,
la sollecitudine nelle opere di carità.
Amen.

Dal Vangelo secondo Luca (13,24-32)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

Lodate tutti il mio Signore
per l’unità dell’intero creato:
in ogni essere splende il suo Verbo,
e lo rivelano tutte le forme.
La luce dell’alba l’annuncia in silenzio:
è suo paese il nostro pianeta,
e tutti i volti degli uomini insieme
uniti fanno il suo unico volto.
Lodate il mio Signore, lodatelo,
perché le cose sue tutte son buone,
perché ci ha dato gli occhi del cuore
a contemplare amore e bellezza.
Lodato sia perché ha voluto
creare donne e fanciulli e fare
di ogni uomo la immagine sua:
senza mai fine inquieto e grande!
Lodato sia nel nostro lavoro,
per queste macchine e case e città,
perchè mai nulla vi è di profano
nell’amorosa fatica dell’uomo.
Sia pure l’uomo lodato con lui,
quando è fratello di ogni vivente,
quando egli ama e gioia diffonde,
amico vero del mio Signore.
Pur così grande, mi parla e mi ama;
perché mi ama s’è fatto uomo;
perché esiste e dà gioia lodatelo,
e della gioia che dona egli gode.
Lodate tutti il mio Signore 
pur nella pena e tristezza e dolore:
per ogni goccia di gioia nascosta
nel cuore vivo di tutte le cose.


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Piccoli Pensieri (3)

Savina

Che bello ricevere il dono della pace! Penso sia il dono più bello che una persona possa ricevere…
“La pace sia con voi” ci viene detto nelle celebrazioni eucaristiche, ripetendo le parole di Gesù, che ci invitano a confidare in Lui e lasciare andare tutte le preoccupazioni che soffocano il nostro cuore.
Forse esercizio difficile, visto l’aumento del consumo dei medicinali ansiolitici…
Si dice che nella nostra società non manchi niente, manca invece l’accogliere il dono della pace che ci viene dato.
Un cuore in pace, poi, ha la capacità di diffondere la pace a chi gli sta vicino.
Così non servirebbero più le marce per la pace perché se siamo in pace con chi ci sta vicino, si diffonderebbe a vista d’occhio.
Che il Signore non lasci mancare a nessuno la pace interiore perché possiamo diventare, come nelle beatitudini, “operatori di pace”.

30 Settembre 2021
Anna

Quando gioia e pace regnano nella casa del nostro cuore non abbiamo bisogno di borsa, né di sacca, né di sandali…
O è la ricerca dell’essenziale e il vivere in sobrietà che ci rendono liberi e colmi di gioia e pace?

30 Settembre 2021
Emanuela

In questi giorni stiamo ospitando a Milano i giovani attivisti per il clima.
Sono loro gli operatori di pace odierni. Non importa con quale credo si presentano, ma stanno lottando per il bene e il futuro che Dio ha donato a tutti noi.
Basta il suono dell’acqua di una fonte per ricordarcelo e portare pace.
Preghiamo per questi ragazzi e sosteniamoli, perché la loro protesta resti civile ma decisa ed efficace, affinché siano l’armonia ambientale e la pace a prevalere.
La loro voce è più giovane e fresca, ma l’impegno è lo stesso che ci chiede papa Francesco.

30 Settembre 2021

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