Non affannarti, non agitarti.

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Data :5 Ottobre 2021

Sono due sorelle ma sono l’una l’opposto dell’altra. Sto parlando di Marta e Maria che da sempre  – nella nostra testa e pure nella tradizione – simboleggiano la vita attiva e la vita contemplativa, dimensioni tuttavia che possono essere parte d’una stessa persona. Non c’è contemplazione se da questa non nasce poi un modo di agire… differente, certo! E un’azione non è completamente buona finché non termina in un momento di contemplazione, di restituzione, se non è collocata nell’alveo di un fiume di Bene che scorre ora manifestamente ora sotterraneo, senza portare l’etichetta di «fatto da me»… Perché quanto siamo, quanto sappiamo e possiamo fare non viene da noi. 

E così, compreso che Marta e Maria non sono due stili di vita da contrapporsi, potremmo perfino sorprenderci che i loro animi convivano tranquillamente dentro di noi, nella nostra casa. Noi siamo Marta e Maria. E pure Lazzaro, quando si parlerà anche dell’altro fratello.

È Marta che invita. È lei che ha questa buona idea. Per quale ragione invita Gesù nella sua casa non c’è dato di saperlo. Si dice dell’ospite – Gesù – che era in cammino, che entrò in un villaggio. Sappiamo che la casa di Betania diventò presto per Gesù una casa di amici. Da come l’evangelista Luca ce ne parla, pare proprio la prima volta che Gesù entra in quella casa. Forse che Marta abbia visto la stanchezza di quel viandante? Forse che già aveva sentito parlare di quel figlio dell’uomo che non ha dove posare il capo? Poco importa sapere le ragioni di un invito. Poco importa sapere se l’amicizia è consolidata o sta per nascere. Colui che entra in casa è sempre chiamato «Signore». Merita ciò il primo posto, tutta l’attenzione che si tratti di cose materiali o di ascolto.

Sia ben chiaro: non si mette in discussione il servizio di Marta. Come puoi invitare qualcuno a casa e poi startene con le mani in mano? Cos’è che non va dunque? Gesù non chiede a Marta di smettere il suo servizio, ma le chiede di liberarlo dall’agitazione e dall’affanno, quel groviglio pungente che  – stando alla parabola del seminatore – impedisce al seme di portare frutto. 

La parte migliore non è far nulla. È fare tutto per amore, con uno spirito di servizio nella più totale libertà, perfino dalla schiavitù dell’affanno, dell’ansia. Quante volte incontrandoci raccontiamo anzitutto di quanto siamo stressati, presi da frenesia, sempre di corsa. E se non lo raccontiamo a parole, lo si capisce solo a vederci. E magari siamo pure felici di mostrare quell’attivismo sfrenato. O forse ce la prendiamo con chi sembra fare meno.

Non sarà forse che proprio l’agitazione e l’affanno ci pongano in atteggiamenti sempre contrapposti e antitetici? Anche Maria, per parte sua – la parte migliore tra le alte cose –  avrebbe potuto rivolgersi a Gesù chiedendo di rimproverare sua sorella Marta perché non stava ai piedi del Maestro ad ascoltarlo. Maria non è né agitata né in affanno e dunque non perde la trebisonda, non sclera, non da di matto contro la sorella. 

La parte migliore è in una semplice parola: «Parla, Signore, perché il tuo servo ascolta!». Sono le parole del vecchio Eli, parole suggerite ad un giovane Samuele che si sente chiamare per nome perfino mentre dorme. Mi piace pensare che proprio queste parole-preghiera potremmo insegnare ai più piccoli per liberare il loro presente (e dunque pure il futuro) da ansie, agitazioni, disturbi sempre più crescenti.

Intanto, per oggi, proviamo davvero a vivere un’intera giornata, continuando certamente a fare tutto quanto dobbiamo fare, ma chiedendo più frequentemente al Signore: «Che cosa mi stai dicendo proprio ora?»

[…] Manda il tuo Spirito, Signore,
ad illuminare i ciechi, a far parlare i muti,
a far sciogliere in lacrime i peccatori induriti.
Venga il tuo Spirito, Signore,
a dar sollievo ai poveri,
a consolare gli afflitti.
Venga tra canti d’allegrezza
e rendimento di grazie,
perché l’Amore ha vinto!

(Anna Maria Canopi)

Dal Vangelo secondo Luca (10,38-42)

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Padre Buono,
che ami tutte le tue creature
e desideri farne la tua dimora,
donaci un cuore che ascolti,
capace di posarsi sul cuore di Cristo
e battere al ritmo della vita.
Signore Gesù, 
amante della vita,
allargaci il cuore della tua misura;
raccontaci il tuo desiderio
e compilo nella nostra carne.
Sprigiona in noi
le energie della tua risurrezione
e contagiaci di vita eterna.
Spirito Santo, ospite atteso,
vieni e mostraci la bellezza
di una vita che appartenga tutta a Cristo.

Illustrazione di Rébbeca Dautremer,
tratta da Rébecca Dautremer, Philippe Lechermeier, «Una Bibbia», Rizzoli.

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Piccoli Pensieri (2)

Anna

“E vide che era cosa buona”.
Penso alla contemplazione e alla gioia di Dio a mano a mano che creava la luce separata dalle tenebre, il cielo, la terra, il mare, il sole, la luna, le stelle, le piante e gli animali…
Tutto questo Bene, frutto di un Amore immenso, è stato donato a noi uomini e donne (“Cosa MOLTO buona”).
E noi, cosa ne abbiamo fatto?

5 Ottobre 2021
Adriana Gritti

Avvolta dalla SUA MISERICORDIA, mi metto in silenzio e lascio parlare Lui… “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta…”

5 Ottobre 2021

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