Due lieviti a confronto
Il brano di vangelo che abbiamo meditato ieri si concludeva con una dichiarazione di intenti: quella dei farisei che iniziarono a prendersela più esplicitamente con Gesù per la chiarezza dei suoi insegnamenti. D’ora in poi da una parte i farisei e gli scribi che complotteranno di nascosto contro Gesù per poi interrogarlo apertamente su alcuni argomenti… fino a che non avessero trovato un argomento di cui accusarlo ed eliminarlo. Dall’altra parte Gesù che proseguirà altrettanto apertamente la sua missione di annuncio del Regno di Dio.
Gesù sentirà tutta questa forza ostile dei farisei. Se ne preoccuperà relativamente, non così tanto da dimenticare il senso della sua missione, non così tanto da impedirgli di dare la vita per gli altri. Gesù sentiva anche la pressione di folle numerose che assomigliano ad un’amalgama non ben definita alla quale si deve solo aggiungere del lievito per dare inizio ad una una lievitazione. Il fatto è – dice Gesù – che ci sono due lieviti che si contendono la fermentazione della pasta e la sua lievitazione.
Gesù aveva parlato del Regno di Dio paragonandolo proprio a quel po’ di lievito che una donna nasconde nella pasta. Oggi si parla di un’altro lievito che si contrappone – come una forza contraria – alla crescita di questo regno. «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia».
Al lievito dei farisei Gesù contrappone quello del Regno. Il lievito dei farisei è un fermento di ansie e paure mortali. Il lievito del regno ha il sapore dell’abbandono filiale. Ed è sempre e soltanto la paura di morire, di perdersi, di scomparire che ci spinge alla lotta, alla competizione, al prevalere sugli altri. A questa lotta di classe, Gesù contrappone l’immagine di cinque passeri, del valore di due soldi.
Non sono i cavilli e le minuzie da farisei che danno identità anche se apparire scrupolosi osservanti da sempre una certa immagine di sé. Ciò che da veramente identità ai discepoli di Gesù, senza che questi stiano assieme come folle indistinte che si accalcano e premono sugli altri, è il nostro stare davanti a Dio come piccoli. Non le minuzie ma la nostra piccolezza conta davanti a Dio. Non il farsi grandi ma scoprirsi piccoli. Ed è Gesù che ci ha educati a comprendere che Dio guarda esattamente ciò che i farisei non guardano: la piccolezza. Farsi grandi non è che sfuggire, per propria scelta, allo sguardo di Dio. A noi dunque di scegliere con quale lievito far lievitare la nostra vita: se il lievito dei farisei o il lievito del Regno di Dio.
«Posso dire soltanto quello che so per esperienza: cioè, che chi ha già cominciato a pregare non pensi mai più di tralasciare di farlo, malgrado i peccati in cui gli avvenga di cadere. Con la preghiera potrà presto rialzarsi, ma senza di essa sarà molto difficile. Non si faccia tentare dal demonio a lasciare la preghiera per umiltà, come ho fatto io, e si persuada che la parola di Dio non può mancare. […] Quanto a coloro che non hanno ancora cominciato a pregare, io li scongiuro per amore di Dio di non privarsi di un tanto bene. Qui non c’è nulla da temere, ma tutto da desiderare.
Anche se non facessero progressi nella preghiera, né si sforzassero di essere così perfetti da meritare i favori e le delizie che Dio riserva agli altri, guadagnerebbero sempre con imparare il cammino del cielo; e perseverando essi in questo santo esercizio, ho molta fiducia nella misericordia di quel Dio che nessuno ha mai preso invano per amico, giacché la preghiera non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati […]
A cadere mi aiutavano in molti ma quando volevo rialzarmi mi ritrovavo così sola che ancora oggi mi stupisco di non essere rimasta sempre a terra. E lodo la misericordia di Dio che era il solo a porgermi la mano». (Santa Teresa d’Avila, Vita)
Spirito santo,
tu soffi su ciò che è fragile.
Anche le paure e le notti
del nostro cuore e del nostro mondo
attraverso di Te possono divenire
l’aurora di una nuova vita.
Amen.
Dal Vangelo secondo Luca (12,1-7)
In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.
Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui.
Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».
Nulla ti turbi, nulla ti spaventi.
Tutto passa, solo Dio non cambia.
La pazienza ottiene tutto.
Chi ha Dio non manca di nulla:
solo Dio basta!
Il tuo desiderio sia vederlo,
il tuo timore perderLo,
il tuo dolore non possederLo,
la tua gioia sia tutto ciò
che può portarti verso di Lui
e vivrai una grande pace.
(santa Teresa d’Avila)
Semplicemente grazie di cuore.
Mi sento arricchita sempre di più, ho ancora tanto da imparare.
E le preghiere che trovo qui prendono il volo verso altre persone desiderose di incontrare e lasciarsi consolare dallo Spirito.
Grazie anche per l’opportunità di condividere le nostre riflessioni, così da arricchirci l’un l’altro.
Grazie.
Buona serata don Stefano e a tutti voi
“Quien a Dios tiene nada le falda
Solo Dios basta”…ci credo/crediamo per davvero?,mi domando.
Siamo in cammino e già questo è meraviglioso e penso che potremo rispondere e dirlo vivendo ogni giorno, facendoci ogni tanto questa domanda o intonando questo bellissimo canto, perché anche chi ci è accanto lo senta, in tutti i sensi.
Insidie e cadute non mancheranno ma sapremo che Una mano misericordiosa è sempre pronta a rialzarci e non ci sentiremo soli, mai, perché anche solitudine e silenzio ci potrebbero permettere di sentire la Sua presenza in ogni cosa. Dio è dentro ognuno di noi e ci aiuterà, se glieLo chiederemo, a coltivare e conservare un po’ di lievito, ne basta poco ma occorre che sia quello giusto.
Che bello il testo sulla preghiera di S. Teresa: un sollievo per chi sente il bisogno ma anche la fatica di pregare, e un incentivo per chi non prega.
‘Nada te turbe, nada te espante…’ anche il canone è molto bello. È una forma di preghiera che dovremmo reimparare, per noi è per i più piccoli.
Stavo giusto pensando ultimamente al perché sempre uomini e donne, del passato come del presente, caschino sempre un po’ nel “retino delle regole”. In fin dei conti poi Gesú stesso disse che sí, le regole che c’erano (i comandamenti) erano anche buoni ed era bene seguirli, ma di base la cosa più importante di tutte era l’amore. Riconoscersi amati da Dio ed amare a nostra volta il mondo ed i fratelli così come ciascuno è amato da Dio. Questo messaggio è di una dirompenza eccezionale… Come si fa ad indicare “come sentirsi amati”? E qual’è poi “il modo giusto di amare”? Lungo i Vangeli sono disseminati moltissimi esempi agiti da Gesù in prima persona per capire quale sia questo “modo giusto”… Eppure “il mondo è bello perché è vario” è può benissimo essere che ciascuno di noi si trovi a che fare con esperienze diversissime, non tutte -non sempre- confrontabili con gli esempi lasciati da Gesù.
Ecco allora che, nel dubbio, ci si rifugia nelle regole, nelle formule. Che quelle ci sono, sono scritte e sono giuste… Certo!
Ma nemmeno quelle sole bastano.
Bisogna avere un po’ il coraggio di buttarsi, di provare. Sperimentare, e anche sbagliare… Darsi del tempo per capire ed imparare come fare qui, oggi, nelle nostre vite, perché possiamo benissimo farcela.
I lieviti, frutto di fermentazione, se non sono gestiti con cura, esplodono, impazziscono, inacidiscono.
Il quotidiano dentro il vangelo, oggi come allora, ci guidi nel discernimento.