All’ultimo posto

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Data :30 Ottobre 2021

Si trovò lui stesso invitato nella casa di uno dei capi dei farisei. Era ormai diventato un rabbi molto conosciuto quel nazareno, conosciuto per quei suoi strani comportamenti in giorno di sabato. Gli occhi dei farisei erano tutti puntati addosso a questo invitato speciale, a maggior ragione che era proprio un sabato quel giorno. Lo guardavano dunque con sospetto ponendosi già nei suoi riguardi nella posizione di chi giudica dall’alto. Non dicono una parola ma il loro sguardo parla. Siamo nella stessa casa e allo stesso pranzo del racconto di ieri, quello in cui Gesù guarisce l’uomo malato di idropisia.

Ora sarebbe pure pronto a curare coloro che, sicuri di sé e di un certo status sociale acquisito, non si pongono nemmeno il problema di dove sedersi: va da sé, nel loro supponente immaginario che i primi posti siano loro riservati. Non sappiamo quanti fossero gli invitati ma sappiamo che siamo in casa di uno dei capi dei farisei. E dunque, quanti erano i capi dei farisei? E quanti devono essere dunque i primi posti se molti sono i capi?

Gesù notava – dice Luca – come gli invitati scegliessero i primi posti. Notava. Agli occhi di un’osservatore più attento, capace di notare ciò che in apparenza non si vede, la vita appare davvero altra cosa e non una rincorsa al prestigio, ai primi posti e agli onori. E poi si trattava di un pranzo, il luogo dove per natura regna la fraternità: la stessa tavola, lo stesso cibo, un solo parlare fatto di ascolto rispettoso e di capacità di confidarsi con i commensali. E questa rincorsa ai primi posti pare davvero il controsenso più evidente eppure così poco notato se non da Gesù solo. 

Non ci sono primi posti ma solo compiti diversi e se siamo invitati ad assolvere a uno di questi compiti non ci dev’essere altra regola – l’unica – che mettersi all’ultimo posto. E dunque qual’è il compito dei discepoli del Vangelo oggi? In questo preciso tempo storico? Il rischio c’è di considerare quella comunità di persone che si raduna per la cena che il Signore ci ha chiesto di celebrare in sua memoria come una potenza in mezzo ad altre potenze. Ed è già così che sovvertiamo il senso del nostro essere discepoli e la Chiesa non risplende quale corpo di Cristo risorto ma semplicemente appare come una tra le tante istituzioni.

Ci sono banchetti che consacrano i nostri egoismi. A ben notare sembra che più dal male siamo spaventati dall’idea di scomparire, di non essere più, già che la vita è proprio un soffio. È da comprendersi così quell’umana ricerca, quasi spasmodica dei posti d’onore, questo desiderio di apparire intanto che s’è visibili per sperare d’essere ricordati quando non saremo più. Negli ultimi, che rischiano di scivolare nell’oblio, questo rischio è più attenuato. Essi sono già più allenati ad occupare posti meno rilevanti. E probabilmente li avremo pure invitati alle nostre tavole, mettendoli al centro di mille attenzioni… per un attimo. Giusto il tempo che si sappia chi ha organizzato quel pasto per gli ultimi. Tutti tentativi, più o meno riusciti. Lodevoli e al contempo deplorevoli, perché ancora non siamo andati noi a sederci per terra e mangiare con loro. 

Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù (Fil 2,3.5). Ernesto Balducci diceva: «Solo se io amo il povero posso pensare a Dio senza sbagliare.  Se non penso all’uomo, penso a Dio sbagliando. Questa è la verità che ci viene dal Vangelo».

O Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora
in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica,
manda il tuo Spirito,
perché richiami al nostro cuore
tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato,
e ci renda capaci di amarci gli uni gli altri
come lui ci ha amati.

(dalla liturgia)

Dal Vangelo secondo Luca (14,1.7-10)

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Un bambino che nasce in una stalla,
anche se gli Angelo lo circondano,
non può essere un personaggio di riguardo.
O non ci conosci, Signore,
o la tua carità è così grande
che può passare sopra a tutte le misure
e a tutte le preoccupazioni della nostra saggezza.

[…] Se uno solo degli uomini
resta fuori dal nostro cuore,
la comunione non è piena.
Quando si torna a casa
intristiti dalla durezza degli uomini,
la mensa ci accoglie;
le facce che si hanno intorno,
la mamma che ci guarda
con occhio così diverso dagli altri
fanno scomparire l’amarezza.
Si dimentica il male
e ci si riconcilia col dovere e con la vita
perché qualcuno ci vuole bene.

don Primo Mazzolari


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Piccoli Pensieri (3)

Adriana

Belle e significative queste pietre, frutto di pensieri nati dall’ esperienza di molte vite. E,perciò, esse risuonano nel cuore e, se ascoltate,
guidano. Grazie. Buona domenica di ascolto.

31 Ottobre 2021

Ieri ero tutta di corsa e non ho avuto tempo di scrivere, ma a leggere questa riflessione mi è subito venuto in mente la situazione dei posti in Teatro (sarà che sta riprendendo in questi giorni la campagna abbonamenti al Donizetti).
Con gli abbonamenti a teatry è sempre un po’ una “corsa ai posti migliori”… Ma mi fanno sempre un po’ tenerezza quelli che si arrabattano per la “primissima fila” perché io, da maschera di sala, mi sento sempre francamente di sconsigliarla…Non solo perché non è vero che “si vede meglio”, al massimo si possono veder meglio le caviglie degli attori… O del direttore d’orchestra se sul palco si esibisce un’orchestra… Ma poi si perdono anche buona parte delle meraviglie dello sfondo. Quei dettagli della scenografia che possono anche cambiare il senso di una battuta.
Per non parlare dell’udito…!
Certo, i teatri sono costruiti come “casse armoniche” ed una tavolata di commensali no… Eppure credo che, così come in teatro è nei posti più in dietro e piú in alto che il suono si propaga meglio, così in una grande tavolata è restando “piú indietro” che si colgono piú sfumature delle diverse personalità presenti. Non essere “al centro” aguzza le antenne rispetto al resto e l’esperienza, allora sí, può essere più “d’insieme”.

31 Ottobre 2021
Dania

Essere “grandi” in tutto ciò che è piccolo, facendosi e chiedendo di restare semplicemente così: piccoli!! E se una grandezza si sta cercando che sia solo quella dell’animo, in ogni nostra stagione di vita e luogo.
Che la nostra anima sappia tendere e ricercare le giuste cose, che la fanno vivere in quella sana e santa inquietudine, per progredire, nel suo incessante procedere insieme a noi e in noi.

30 Ottobre 2021

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