Uno sguardo libero
Leggiamo oggi dell’ultimo miracolo che Gesù compirà nel suo cammino verso Gerusalemme: ridare la vista ai ciechi era un’azione ben presente nel suo manifesto programmatico, quel brano di Isaia che lesse un giorno nella sinagoga a Nazareth. Obbediente alla Parola, Gesù non perde occasione di rinnovare la sua fedeltà.
Al ciglio della strada, un cieco. Appare ai nostri occhi come una presenza rassegnata per quel solito mendicare. Il suo udito è la finestra aperto al mondo. Coglie dai rumori ciò che gli accade intorno. Attirato dal vociare della gente non perde occasione di chiedere cosa stia succedendo. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Improvvisamente è il cieco che offre alla gente la possibilità di farsi portavoce di una buona notizia. In tutta quella concitazione, il cieco ascolterà il Vangelo: passa Gesù, il Nazareno.
Queste poche parole sono già Vangelo. Passa Gesù, il Nazareno. Passa anche nella nostra vita. A volte basterebbe solo ricordarcelo. Il resto poi lo fa il nostro bisogno di incontro, di relazione. Il racconto poi è costruito mediante un gioco di insistenze: quella del cieco che grida sempre più forte e quello di alcuni tra la folla che vorrebbero metterlo a tacere. Chi sono questi? Sono quelli che camminano avanti, dice Luca. Sono quelli che passano davanti a Gesù stesso invece che stargli dietro, invece che seguirlo. Sono quelli che non pensano secondo Dio ma secondo gli uomini. Pietro non voleva che Gesù si incamminasse verso Gerusalemme per affrontare la sua passione. Questi invece non vogliono che Gesù dimostri la sua passione per l’uomo e per le sue sofferenze. Per fortuna lo sguardo di Gesù non è condizionato dagli occhi della folla e da chi lo precede. Lo sguardo di Gesù è uno sguardo libero, non accecato.
Occorre restare discepoli, star dietro al Signore, proprio mentre leggiamo il Vangelo. Non è certo la folla che dovrà dire a Gesù cosa dovrebbe fare o non fare. Finiremmo per chiedergli di togliere dalla nostra vista ciò che ci appare più fastidioso, mentre ciò che dovremmo fare sarebbe esattamente il contrario. Che io veda di nuovo. E la lezione ci è data dal cieco stesso. A noi è chiesto di osservare attentamente Gesù mentre agisce in favore dell’uomo perché è proprio così che il Vangelo diventa la strada da percorrere. Chiediamo anche noi al Signore che apra i nostri occhi per vedere ciò che non vogliamo vedere. Solo così il Signore potrà intervenire nella nostra vita. Solo così saremo parte di quel popolo che, vedendo chiaramente, continuerà a dar lode a Dio.
…Solo nella dedizione a Te, fonte di ogni bene,
possiamo avere felicità piena e duratura.
(dalla liturgia)
Dal Vangelo secondo Luca (18,35-43)
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».
Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
Apri i nostri occhi, Signore,
perché possiamo vedere te nei nostri fratelli e sorelle.
Apri le nostre orecchie, Signore,
perché possiamo udire le invocazioni di chi ha fame,
freddo, paura e di chi è oppresso.
Apri il nostro cuore, Signore,
perché impariamo ad amarci gli uni gli altri
come tu ci ami.
Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore,
perché diventiamo un cuore solo
e un’anima sola, nel tuo nome.
(madre Teresa di Calcutta)
Signore, che io veda di nuovo…è difficile a volte la perseveranza nel gridare a te tutto il nostro disagio… Preferiamo precederti con le nostre forze, ma presto ci accorgiamo che solo seguendoti e attendendo il tuo venire con abbandono… la Luce arriverà…
C’è davvero da chiedere al Signore di aprire i nostri occhi perché possiamo vedere di nuovo… Ma non solo il fratello e la sorella in difficoltà davanti a noi. Non solo il limitato confine delle nostre personali preoccupazioni (che anch’esse impediscono di “vedere oltre”). Ma anche proprio per darci uno sguardo più ampio, più aperto al respiro della speranza. Uno sguardo capace di cogliere che, se anche oggi sono in difficoltà, c’è speranza che siano superabili, che ce la si possa fare.
Quanto si apre allora il cuore, quando oso sperare, allora sí che si guarda al mondo, alle difficoltà, ai fratelli ed alle sorelle più negletti, con altri occhi, capaci di cogliere anche la bellezza che ci circonda.