Finalmente il “Messiah”!
(Is 40,1-11 / Sal 95 / Mt 18,12-14)
Buongiorno! Aspettavo con una certa trepidazione questo giorno. Non tanto per sant’Ambrogio, che meriterebbe pure lui parecchia attenzione. Attendevo piuttosto il giorno in cui nella liturgia si ascoltano i primi versetti del capitolo 40 del libro del profeta Isaia. Essi costituiscono l’inizio del celebre Messiah di G.F. Händel. Inutile ricordare il valore di quest’opera… anche per me, intendo. A queste musiche ascoltate in giovinezza attribuisco buona parte della mia scoperta delle Scritture. Avevo un walkman – «Cos’è?» direbbe oggi mia nipote – e ascoltavo. Ascoltavo per poi avvolgere subito il nastro; riascoltavo e riavvolgevo… un’infinità di volte. E mi piacevano queste note, questa musica…. queste parole. Ascoltavo e ogni volta l’ascolto si faceva più profondo. Ed è proprio in questo riascoltare, dapprima inconsapevolmente e poi con la consapevolezza di oggi, che si comprende quant’è viva questa Parola di Dio che meditiamo quotidianamente, che più la ascolti e più sussurra al cuore, laggiù in fondo dove tutto tace, dove c’è silenzio. Le parole, il linguaggio sono qualcosa di denso che si colloca in una certa atmosfera. Oltre, nei cieli dei cieli, c’è il silenzio. Sotto la crosta, nel fondo di noi stessi ancora silenzio. C’è un punto di contattato tra cielo e terra ed è proprio nel linguaggio verbale, nei suoni… e pure nei segni, silenziosi. Che parlano anch’essi.
L’inglese, per chi lo mastica, non è l’inglese di oggi ma quello del tempo di Händel. 1685-1759 per fissare un periodo, quello della vita del suo compositore. Per la nostra meditazione di oggi proporrei anche a voi, cari amici di ottogiorni, di ascoltare i primi cinque versetti del capitolo 40 di Isaia che saranno proclamati anche nella liturgia eucaristica.
Direte voi: ma quanto ci vuole per cantare tutta la Scrittura allora, se per ascoltare cinque versetti servono già nove minuti circa?
Serve una vita. E ancora non basterebbe. Servono allora più esistenze, più persone che cantino. Un’orchestra e un coro, insomma. Proprio come il terzo dei brani che propongo dove un coro sembra danzare sulle punte dei piedi o saltare di gioia, come un fremito nella carne, un singhiozzo dell’anima, un rimbalzare di voci che echeggiano dal fondo di una valle, per raggiungersi in un unico appuntamento per gridare a squarciagola: «for the Mouth of the Lord hath spoken it»… Perché la bocca del Signore ha parlato!
Finisce qui il mio scrivere oggi. Lasciandovi, spero, la gioia di questo ascolto. Seguendo il testo originale e la sua traduzione. E ascolteremo poi il brano di Vangelo che non ha affatto bisogno di commenti. Ci basta davvero sentir sussurrare al cuore questa volontà di Dio che ancora troppo spesso consideriamo come qualcosa di sconosciuto. Dice Gesù: «Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Ecco: la bocca del Signore ha parlato. «Il Signore Gesù ti ha fatto conoscere in modo divino la bontà del Padre che sa concedere cose buone, perché anche tu chieda a Lui, che è buono, ciò che è buono». (Sant’Ambrogio)
Comfort ye, comfort ye my People, sailh your God;
speak ye comfortably to Jerusalem,
and cry unto her, that her Warfare is accomplish’d,
that her Iniquity is pardon’d.
The Voice of him that cricth in the Wilderness,
prepare ye the Way of the Lord,
make straight in the Desert a highway for our God.
«Consolate, consolate il mio popolo
– dice il vostro Dio.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata.
Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. (Is 40,1-3)
Ev’ry Valley shall be exalted,
and ev’ry Mountain and Hill made low,
the Crooked straight, and the rough Places plain.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata. (Is 40,4)
And the Glory of the Lord shall be revealed.
And all Mesh shall see it together,
for the Mouth of the Lord hath spoken it.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato. (Is 40,5)
Dal Vangelo secondo Matteo (18,12-14)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
Pifa, dal Messiah di G.F. Händel
Quando, nel momento della prova,
la tua anima è triste e dubbiosa,
invocami: Io sono colui che ti consola.
Quando ti senti mancare,
a causa delle difficoltà della vita,
e senti che non ce la fai più,
chiamami: Io sono la forza.
Quando sei stanco e affaticato,
e non riesci a trovare conforto,
vieni a cercarmi: Io sono il rifugio.
Quando perdi la serenità
e senti che i tuoi nervi non reggono più,
invocami: Io sono la pazienza.
Quando sei sconvolto dai fatti della vita
e sei affranto dal dolore causato dalle prove,
grida a me: Io sono il balsamo.
Quando il mondo ti farà solo false promesse
e ti sorgerà il dubbio che non ci sia più nessuno
di cui potersi fidare,
vieni a me: Io sono la verità.
Quando il tuo cuore è pieno
di tristezza e di malinconia,
chiamami: Io sono la gioia.
Quando, ad una ad una,
saranno distrutte tutte le tue aspettative
e la disperazione prenderà il sopravvento,
cercami: Io sono la speranza.
Quando la cattiveria e l’arroganza del cuore umano
ti prostreranno a terra e ti umilieranno,
chiamami: Io sono il perdono.
Quando il dubbio ti assalirà
fino a farti rimettere tutto in discussione,
fidati di me: Io sono la fede.
Quando nessuno ti capirà
e vedrai svanire tutte le tue speranze
nell’indifferenza del mondo,
vieni a me: Io sono la giustificazione.
E quando alla fine vorrai sapere chi sono,
chiedilo al fiume che scorre,
all’usignolo che canta,
alle stelle che scintillano:
Io sono la vita.
Io sono colui che ha creato te e tutte le cose.
Io sono colui che ti ama
di un amore infinito ed eterno.
Io sono il tuo Signore e tuo Dio.
(Rubens Costa Romanelli)
Si cerca chi è perso per tornare a stare tutti insieme. Lo stare insieme è accompagnato da inni di ringraziamento al Signore.
Che bella anche la preghiera di Romanelli.
Sembra di sentire il calore di un abbraccio in queste fredde giornate invernali, la certezza di un rifugio sicuro nelle difficoltà.
Grazie, donStefano, per aver deliziato con l’emozionante musica del Messiah di Handel chi,come me, ha un basso livello di cultura musicale. Ma, con un sapiente imput, si può imparare…sempre ,basta che ci sia il desiderio di farlo ! Grazie !!!
Che meraviglia quest’opera di Händel!
L’inglese è meno arduo di quanto non sembri e da proprio l’impressione di una bella “scrollata”. Una percussione bonaria alla quotidianità per scrostare quanto basta la polvere in superficie e scorgere il divino che è in noi, nella nostra vita come in ogni vita. Fa un po’ l’effetto di un annuncio di Primavera alle porte dell’Inverno… Grazie di cuore!
Grazie davvero. Con tutta me.