Dì tutti quei nomi…

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Data :17 Dicembre 2021

A memoria di grandi azioni, di eroi o di personaggi meritevoli gli esseri umani collocano in punti strategici delle targhe, delle lapidi e dei monumenti. Un certo senso civico, più o meno diffuso, ci ha insegnato a rispettare quei monumenti per rispettare la memoria di quei fatti o di quelle persone che essi rappresentano. Certi monumenti che l’uomo s’è perfino fatto da sé per celebrarsi, la storia li ha poi abbattuti. Altri sono stati presi di mira da chi non ne condivide il pensiero o il simbolo. Anche di vittime innocenti di stragi o di incidenti si fanno i nomi per fare memoria del fatto e perché il ricordo delle vittime non sia cancellato.

Eppure una statua, una lapide o un monumento possono rimanere comunque muti o ammutolirsi nel corso del tempo se qualcuno non ne facesse memoria, non ricordasse, non ridicesse ad alta voce quei nomi. E certo, servirebbe pure qualcuno che chieda: «E tutti questi chi sono?». E solo allora potrebbe essere l’inizio di un racconto, di una storia da non perdere.

Nel grande tempo dell’Avvento, il tempo dell’attesa, sono incastonati questi prossimi nove giorni – una novena appunto! – che ci porteranno a ricordare come avvenne la nascita di Gesù detto Cristo. Eccoci dunque a fare memoria di un racconto che non vorremmo mai perdere di vista. Anche qui ci sono nomi, non scritti su pietre ma più semplicemente in un Libro. Nomi affidati alle nostre labbra. Ogni anno andiamo così a rileggere questa lunga teoria di nomi e di tutti quei nomi – dobbiamo confessarlo – ne conosciamo forse pochi, pochissimi. Eppure hanno concorso alla storia della salvezza. Ogni nome è una storia, ogni storia racchiude giorni lieti e giorni tristi. Eppure osservati tutti insieme tracciano quella strada – forse perfino a loro stessi sconosciuta – per la quale è giunto a noi Gesù.

Inizia proprio così il Vangelo di Matteo: una lunga litania di nomi, elencati non però alla maniera dei sovrani che fanno censimento; contati non come personaggi illustri. Ci basta pronunciarne i nomi, ogni anno, ogni volta che si apre la novena, semplicemente contemplandoli nel susseguirsi delle generazioni e della fecondità della vita. Uomini e donne morti ma di cui ricordiamo il loro concorso alla Vita, il loro partecipare alla generazione. Sono davvero belli quei nomi legati l’uno all’altro. E anche dove la storia sembrava inceppare o fare difetto, è sempre attraverso un nome che riprende il racconto. 

Quei nomi sono scritti nel Vangelo e non solo perché attraverso di loro è venuto al mondo Gesù, ma proprio perché ciascuno di loro – come noi del resto – siamo quei figli di Dio che sempre devono venire alla luce. Se la storia è spesso buia, il Vangelo appare come un cielo pieno di stelle. Ogni nome una stella, ogni stella un figlio… da Abramo in poi. Il Signore condusse fuori Abramo e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle»; e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».(Gen 15, 5) C’è davvero da rallegrarsi se i nostri nomi sono scritti nel cielo (Lc 10,20), perché anche il nostro nome è parte di una storia feconda, generativa. C’è sempre di mezzo Dio quando si parla di stelle e di nomi. 

O Sapienza,
che esci dalla bocca dell’Altissimo,
ti estendi ai confini del mondo
e tutto disponi con soavità e forza:
vieni, insegnaci la via della saggezza.

Dal Vangelo secondo Matteo (1,1-17)

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

Ci impegniamo noi e non gli altri,
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto né chi sta in basso,
né chi crede né chi non crede.
Ci impegniamo senza pretendere
che altri s’impegnino con noi o per suo conto,
come noi o in altro modo.
Ci impegniamo senza giudicare chi non s’impegna,
senza accusare chi non s’impegna,
senza condannare chi non s’impegna,
senza cercare perché non s’impegna,
senza disimpegnarci perché altri non s’impegnano.
Sappiamo di non poter nulla su alcuno
né vogliamo forzar la mano ad alcuno,
devoti come siamo e come intendiamo rimanere
al libero movimento di ogni spirito.
Noi non possiamo nulla su questa realtà
che è il nostro mondo di fuori,
poveri come siamo e come intendiamo rimanere.
Se qualche cosa sentiamo di potere
– e lo vogliamo fermamente –
è su di noi, soltanto su di noi.
Il mondo si muove se noi ci muoviamo,
si muta se noi ci mutiamo,
si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura,
imbarbarisce se scateniamo la belva
che è in ognuno di noi.
L’«ordine nuovo»incomincia se qualcuno
si sforza di divenire un «uomo nuovo».
La primavera incomincia con il primo fiore,
il giorno con il primo barlume,
la notte con la prima stella,
il torrente con la prima goccia,
il fuoco con la prima scintilla,
l’amore con il primo sogno.
C’interessa di perderci per Qualcuno
che rimane anche dopo che noi siamo passati
e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.
C’interessa di portare un destino eterno nel tempo,
di sentirci responsabili di tutto e di tutti,
di avviarci, sia pure attraverso lunghi erramenti,
verso l’Amore,
che diffonde un sorriso di poesia su ogni creatura
e che ci fa pensosi davanti a una culla
e in attesa davanti a una bara. […]
Ci impegniamo perché noi crediamo nell’Amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta per impegnarci perdutamente.

(don Primo Mazzolari)


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Piccoli Pensieri (4)

Savina

Come una staffetta…
Leggere tutti quei nomi nel brano di Vangelo di oggi mi ha fatto pensare alle staffette dove importante è passare il testimone da portare al traguardo.
Ma qui il testimone non è un pezzo di legno, ma tutta l’umanità, nel bene e nel male, che porta al traguardo la venuta di Gesù.
Ho sempre percepito in questo brano un ritmo incalzante come a rassicurare che generazione dopo generazione si arrivasse a presentare Gesù.
E Lui scriverà una storia nuova e, partendo dal Padre, ci dirà di camminare insieme, uno vicino all’altro, come fratelli che porteranno al traguardo dei cieli e terra nuovi un testimone diverso che sarà la carità.

17 Dicembre 2021
Dania

Che bello il modo in cui Dio incontra l’uomo, entra in una storia che non è mai stata e credo non sarà mai illibata…
Ma del resto è proprio in quella piccolezza, fragilità ed imperfezione che Lui può entrare, quale spiraglio di Luce in grado di irradiare il cuore e la vita di chi Lo incontra e che sente così il Suo sguardo, il Suo abbraccio ed il Suo amore sconfinato.
Bello ed unico come uno spettacolo a cui quest’estate ho avuto il piacere di assistere per ben due volte “L’amore viene dopo” della compagnia DeSidera. La bravura degli attori, il suono magico e armonioso dell’arpa e la meravigliosa voce della cantante mi hanno conquistata, come la storia d’amore narrata, quella di Dio per l’uomo. Cambierei solo titolo,”l’amore viene anche dopo”, perché l’Amore di Dio è prima, durante e dopo…
L’Amore è sempre e per sempre e…per tutti!!
Sentirsi amati così e cercare di esserne specchio o piccolo riflesso nella propria vita è per dono (ed perdono).

17 Dicembre 2021
serena

Oggi il vangelo fa un elenco lunghissimo di nomi e scopro, ascoltando, che la maggior parte di questi nomi che vengono citati, in questo elenco, non sono esattamente esempi di virtù!
Ma il Signore ci parla ogni giorno con il Vangelo ed allora mi piace pensare che il Signore ha scritto, nonostante tutto, i nostri nomi in cielo …”Ogni nome una stella, ogni stella un figlio…” e che non dobbiamo preoccuparci se nel corso della vita, la nostra storia viaggia a volte su “delle righe storte”.

17 Dicembre 2021

L’origine etimologica delle parole mi affascina da sempre, che fa scoprire connessioni e dettagli spesso illuminanti. Se la parola “mito” deriva dalla parola greca per definire il filo, il susseguirsi delle narrazioni dei “miti” è più facile da immaginare come una sorta di enorme tessuto. Generato dall’incastro delle varie vicende, dall’intreccio delle storie di vari uomini e donne, magari anche eroi o profeti. E non se ne può saltare uno, che altrimenti tutto il tessuto ne risente. Cambiano le tensioni e si inficia la resistenza di quel filo che, dalle sue origini, ha portato sino a noi, qui, oggi.

17 Dicembre 2021

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