Perché digiunare?
Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima
(Gl 2,12-18 / Sal 50 / 2Cor 5,20-6,2 / Mt 6,1-6.16-18)
Kyrie eleison, Christe eleison
O Dio, nostro Padre,
concedi al popolo cristiano
di iniziare con questo digiuno
un cammino di vera conversione,
per affrontare vittoriosamente con la penitenza
il combattimento contro lo spirito del male.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
Dal Vangelo secondo Matteo (6,1-6.16-18)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
«In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. E non smettiamo di pregare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente. Per questo rinnovo a tutti l’invito a fare del 2 marzo, Mercoledì delle ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina. Una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino, per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra».
Così parlava Papa Francesco domenica scorsa a conclusione dell’Angelus in Piazza San Pietro. Non vi nascondo che dopo quell’invito, proprio in questi giorni, diversi amici mi hanno chiesto quale può essere il senso di un digiuno. Lo chiedono non tanto per se stessi ma soprattutto per cercare di motivare i figli a comprendere il significato di questa pratica. Digiunare suona come un sacrificio. Ma un sacrificio non è percepito come un invito e nemmeno lo si può imporre soltanto. Un sacrificio lo si può fare dopo averne abbracciato le ragioni più profonde, dopo averne compreso il senso.
In ordine sparso, senza troppo rigore, provo a raccogliere alcuni pensieri tra quelli che ho suggerito e quelli che ancora non ho espresso. Anzitutto è cosa opportuna ricordare che preghiera, digiuno ed elemosina sono tre pratiche che accomunano le tre grandi religioni monoteiste, ma sappiamo bene che non sono solo Ebrei, Cristiani e Musulmani a praticarle. Ogni forma religiosa, molto probabilmente, si costruisce attorno a questi tre inviti prima ancora che l’uomo costruisca luoghi di culto che le rendano riconoscibili. C’è quindi in preghiera, digiuno ed elemosina l’esperienza originaria di alcune virtù come la fede, la speranza e la carità. La precarietà (di cui già ho parlato in una recente riflessione) invece di chiuderci nella rassegnazione, nell’insoddisfazione o nella tristezza può perfino aprirci a cercare fuori da noi stessi: pregare è così dichiarare d’essere precari; digiunare è non pensare di riempire la nostra pancia per sentirci compiuti, sazi e soddisfatti; fare elemosina è condividere, trovare più gioia nel dare che nel ricevere (At 20,35), è contribuire a riequilibrare una bilancia che troppo spesso può perdere l’equilibrio.
Il nostro digiuno può apparire semplice e nulla ha a che fare con la fatica a reperire cibo di chi vive una guerra. Il nostro digiuno può diventare concretamente una lotta a non cedere di aprire uno sportello in cucina quando la fame si fa sentire come un vuoto nello stomaco e a nulla serve riempirsi la pancia il giorno precedente in vista del digiuno che verrà, perché – ironia della sorte – può davvero succedere che l’indomani tu senta fin dal mattino la fame.
Va pure detto che molti cercano di interpretare il senso del digiuno in chiave più simbolica e così il digiuno può diventare digiuno dal guardare la TV, digiuno dall’utilizzo compulsivo del cellulare o dei social, come dei videogiochi… Occupiamo gran parte del nostro tempo proprio in compagnia di questi strumenti ed essi ci riempiono le giornate come il cibo ci riempie lo stomaco… cresce il nervosismo, la tensione o forse anche il senso di impotenza davanti alle immagini della guerra, alla fuga dei profughi, dai bambini agli anziani.
Preghiera, digiuno ed elemosina non sono esercizi simbolici. Toccano alla concretezza delle nostre giornate e diventano un rimedio più fattivo di quanto immaginiamo. Non è una distrazione costruire ancora la nostra quaresima attorno a queste esperienze fattive. Certo bisogna credere fermamente e profondamente alla forza di queste azioni che possono avere il peso di una contestazione pacifica alla violenza che nasce spesso dal desiderio di prevaricare, di affermarsi, di estendere potere o dominio.
Digiunare ci spinge ai confini della nostra esistenza per sentire che tutta la nostra sicumera si schianta in uno stomaco che si contorce per la fame. Una bevanda calda, assaporata improvvisamente con estremo piacere, diventa l’antidoto a quel senso di vuoto. Attorno al digiuno siamo invitati a riflettere prima di iniziarlo, ma si scoprirà con estrema sorpresa che anche durante il digiuno nascono in noi pensieri e considerazioni che a pancia piena non avremmo mai fatto. Sappiamo bene quanto il senso di sazietà ci induca sonnolenza. Il digiuno dunque sembra togliere inizialmente le forze al corpo il quale, con grande sorpresa, potrebbe sentirsi in seguito rinvigorito da pensieri più sani e altruisti. Il digiuno diventa quindi una forma di vigilanza, che ci tiene lo spirito più desto e vigilante.
Non dimentico neppure l’adagio degli anziani: a dieta i mali si quietano! Era – ed è ancora – la prima medicina per un malato. Dunque – sillogistica deduzione – se in questo tempo ci è chiesto il digiuno, ciò significa che il nostro corpo è ancora malato e deve dunque ritrovare nuovamente salute e salvezza. E parlando di corpo si intende, oggi più che mai, il corpo sociale, il nostro vivere insieme. Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme (1 Cor 12,26).
Qualcuno infine potrebbe obiettare – con tanto di Vangelo alla mano – che già i discepoli di Gesù non digiunavano e questo diede origine ad una discussione con i più osservanti della Legge. Gesù rispose: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare» (Mc 2, 19). Improvvisamente fa comodo allora affermare che scegliamo di non digiunare perché sappiamo che lo Sposo, Gesù, è sempre con noi. Improvvisamente diventiamo i più convinti assertori della resurrezione di Gesù il quale, ha detto, che sarà sempre con noi fino alla fine del mondo (Mt 28,20). Ma a cosa serve affermare la resurrezione di Cristo se non ne vediamo la passione, la croce e la sofferenze? Saremmo estremamente superficiali se mangiassimo nascondendoci dietro una frase di Vangelo utilizzata a sostegno del fatto che non vogliamo nemmeno provare a vincere il Male con un tempo di digiuno. In quella discussione con scribi e farisei, Gesù dice anche: «…verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno». E dunque, se oggi – e in questo tempo di Quaresima – ci è chiesto di praticare ancora il digiuno, sostenuto dalla preghiera, non è forse per ricordarci che lo sposo ci è stato tolto? Certo, la volontà di Dio è la volontà del Risorto di stare sempre con noi. Amaramente constatiamo in questi giorni che una volta di più l’umanità – se sbarazzata della presenza dello sposo – non è più capace di pacifiche alleanze, di felici connivenze. Accogliamo dunque l’invito di Francesco, abbracciamo questo sacrificio e scegliamo il digiuno in attesa che risorga l’umanità nuova. E corro nuovamente, come le donne al sepolcro, come Pietro e Giovanni nel mattino di Pasqua, a leggere tra gli ultimi versetti della Bibbia questa visione che ancora mi riempie il cuore di attesa e di speranza.
Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
«Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il “Dio-con-loro”.
E tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse:
«Ecco, io faccio nuove tutte le cose».
(Ap 21,1-5)
Proprio ieri, tra gli ospiti che sono venuti da me, c’era anche una signora di ottantacinque anni. Siamo rimasti soli: lei parlava, io ascoltavo. Improvvisamente, nel confidarmi i suoi crucci, le sue fatiche di anziana mamma, mi accorgo – dal suo sguardo e dal tono della voce – che sta recitando a memoria una poesia imparata certamente in altri tempi ma sento che ancora oggi, quelle parole, la sostengono. La condivido con voi.
Non so dove i gabbiani
abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua
ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi
amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(Vincenzo Cardarelli)
Digiuno, preghiera, elemosina…
Quali migliori mezzi per mettersi in contatto con il Signore!
C’è come un filo rosso che collega queste tre pratiche:
con le Beatitudini,
con le opere di misericordia corporali e spirituali, tutte tratte dal Vangelo,
con le esortazioni dei salmi e dei profeti dove il Signore dice “sacrifici non voglio, ma cuori contriti”…
Ecco che digiuno diventa condivisione, mi privo di quello che ho per offrirlo ad altri, dunque digiuno ( che vuol dire assenza di cibo) non solo di cibo ma anche di altre cose che dono ad altri.
Ecco che la preghiera diventa dialogo per invocare lo sguardo del Signore sulle nostre miserie e difficoltà perché intervenga con potenza e misericordia.
Ecco che l’elemosina mi invita a riflettere sul gesto che sto facendo, perché è abbastanza facile donare del denaro, molto più difficile donare il proprio tempo a chi sta chiedendo elemosina….
Un pane diviso con altri non ti sazia più, ma ti rende attento a chi ti sta vicino e viene spontaneo ringraziare il Signore nella preghiera.
Che il Signore possa aiutarmi a vivere questa Quaresima con maggior consapevolezza su queste tre bellissime pratiche.
“Ora vorrei dirti una cosa molto importante sul modo di rendere visibile la presenza di Dio nella nostra vita.
Peccato che l’ho scoperto troppo tardi!
Io ho fatto come colui che cerca il tesoro, percorrendo mari e monti per trovarlo. Poi stanco ritorna a casa e scopre con sorpresa che il tesoro era proprio in casa. Ecco: Dio è in casa.”
(Carlo Carretto, Il deserto nella città)
Perché digiunare? Perché di fronte all’insensatezza della violenza, della guerra in atto tra Russia e Ucraina, noi cattolici rispondiamo con le armi che ci ha consigliato Dio: il digiuno e la preghiera. Noi cattolici con il giorno di oggi, entriamo nel tempo della Quaresima. Il popolo ucraino invece sta già vivendo una Quaresima da alcuni giorni… E un Venerdì Santo… Personalmente pensavo che l’esperienza della pandemia fosse la più dura di tutte le battaglie. Invece ora è scoppiata questa impensabile e assurda guerra. Questo grave fatto mi interroga molto. Mi fa pensare: ma come vivo io la mia vita? Quali sono realmente le cose per le quali lottare? Io chiedo a Dio che questa dolorosa circostanza aiuti la mia conversione, che io mi innamori ancor di più di Gesù, che è morto anche per Putin, per il popolo ucraino, E PER ME. Una cosa la posso fare: posso pregare per la mia conversione e chiedere a Dio di intervenire Lui, perché noi esseri umani senza di Lui siamo capaci solo di compiere dei grandi casini