Poter scegliere
Giovedì dopo le Ceneri (Dt 30,15-20 / Sal 1 / Lc 9,22-25)
Herre, visa mig vägen och gör mig villig att vandra den
Herre, visa mig vägen Ge mitt hiärta ro.
Signore, mostrami il cammino e preparami a seguirlo.
Signore, mostrami il cammino e donami la pace del cuore.
Dal Vangelo secondo Luca (9,22-25)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».
Parlava spesso del «Figlio dell’uomo». A volte ne parlò esplicitamente riferendo a sé questo nome. Nella nostra testa di credenti questo legame tra Gesù e questo titolo è pressoché ovvio. Ma c’è qualcosa che stride in questo nome «Figlio dell’uomo» con quanto Gesù stesso dice qui di lui: Deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Che Gesù oggi sia il Figlio dell’uomo è dunque per noi un dato scontato perché conosciamo l’esito della sua vicenda terrena e sappiamo che quella morte di croce è esattamente il punto di inizio del Vangelo.
Anche nel primo Testamento si parla del «Figlio dell’uomo». A volte per indicare semplicemente la natura umana con la sua fragilità. È il caso di alcuni salmi. Sarà il profeta Daniele a parlare più nel dettaglio di Figlio dell’uomo. «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivanoː il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto» (Dn 7,13-14). A questa ultima visione ne precedono altre di bestie mostruose che divorano e stritolano. Improvvisamente appare questo «Figlio dell’uomo» ed appare già come un vincitore: gli furono dati potere, gloria e regno.
Le parole di Gesù a riguardo di questo «Figlio dell’uomo» non si accordano facilmente con quelle del profeta Daniele. Gesù parla di molta sofferenza, di rifiuto, di morte… e soltanto dopo tutto questo, di resurrezione (senza che gli uditori sapessero bene cosa volesse dire). Il profeta, a modo suo, nel suo stile, non nega questa violenza subita: le bestie feroci per un certo tempo divorano e fanno vittime. Finché giunge questo «Figlio dell’uomo», figura fragile ma, per così dire, vincente.
A volte, guardando la storia o rileggendola, prendere potere pare soltanto il peggiore degli istinti umani. Chi saprà identificare nel figlio dell’uomo proprio la figura di Gesù in qualche modo ha già inteso che la non-violenza è via di vita e di resurrezione. Certo non basta identificare nel Figlio dell’Uomo Gesù stesso. Occorre poi scegliere di assomigliargli, scegliere di seguire lo stesso percorso, lo stesso cammino. E qui risuona l’invito: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
Spesse volte davanti a certi comportamenti umani pieni di sopruso e di violenza, ci chiediamo con stupore: ma è questo l’uomo? Chi è l’uomo non lo sapremo veramente finché non poniamo la nostra attenzione sull’umano esempio di Cristo e non scegliamo di muovere i nostri passi dietro a questo esempio concreto. Gesù sceglie di assomigliare a quel figlio dell’uomo che sta in mezzo alle fiere delle visioni di Daniele. Per Gesù, restare umano è una necessità, un dovere. Si chiaro: Gesù non sceglie la sofferenza ma comprende che per rimanere fedele alla sua vocazione – anzitutto quella di mostrarci chi è veramente l’uomo prima ancora di mostrarci Dio – deve accettare di subire quella violenza che – passatemi l’espressione – «l’uomo-non-uomo» può compiere anche verso i suoi simili.
Come già Mosè fece con il popolo che lo stava seguendo, anche Gesù a modo suo Gesù ci mette davanti alla libertà di poter scegliere: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità. (Dt 30, 18)
Perdere la propria vita, nella lingua di Gesù, non è sinonimo di morte ma è sinonimo di dono.
Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.
(salmo 1)
Secondo me Gesù si è fatto uomo per condividere con noi la nostra stessa natura umana. Ha preso su di sé tutte le nostre croci e le ha portate silenziosamente. Quando Dio creò il mondo (la creazione) disse facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza. Mi piace pensare che il mio cuore sia anche un po’ il Suo.