Aguzzare la vista
E TU A RACCONTARMI
Intimo il sentiero
al brivido di luce
del mattino
come quando si chiudono
per amore gli occhi
e ci si racconta nel silenzio.
E tu a raccontarmi del tuo viaggio
nella nostra carne
(Angelo Casati, E non avere occhi spenti, 2021)
Dal Vangelo secondo Luca (7,19-23)
In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Le folle che era riuscito a radunare nel deserto, nei pressi del fiume Giordano, s’erano chieste se proprio Giovanni non fosse stato il Cristo. Egli chiarì subito di non esserlo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». (Lc 3, 16). Erano le parole del Vangelo di domenica.
In due versetti successivi al brano di Vangelo ascoltato proprio domenica scorsa, Luca annota subito per inciso: «Ma il tetrarca Erode, rimproverato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le malvagità che aveva commesso, aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione». (3,19-20)
L’attesa crescente che il popolo aveva di vedere il Cristo, faceva sì che il popolo si illudesse presto di averlo trovato e visto. Come una specie di allucinazione, come quando attendi o desideri qualcosa o qualcuno e ti sembra di vederlo ovunque. Anche Giovanni, che il Cristo aveva indicato già presente nel mondo e battezzato, viene assalito dal dubbio circa l’identità di Gesù e manda da Lui alcuni dei suoi discepoli che erano stati a trovarlo in carcere perché gli chiedano: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Il più grande tra i nati di donna – fu l’elogio pubblico di Gesù nei confronti di Giovanni – è ora invaso dal dubbio e attraversa una grande crisi. La parola crisi porta in sé il senso di un discernimento da compiere. La crisi è un’occasione per verificare le proprie aspettative, le proprie idee, le proprie speranze. La crisi ci rende più intelligenti, più capaci di camminare al fondo di noi stessi per vedere cosa sostiene la nostra vita.
Gesù presta molta attenzione a questo dubbio di Giovanni e risponderà esplicitamente. In che modo? Anzitutto continuando a compiere la sua missione: In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi (Lc 7, 21). Secondariamente manda a dire a Giovanni di continuare anche dal carcere a tenere occhi e orecchi ben aperti. Incarcerare una persona significa proprio toglierle la possibilità di verificare con i propri occhi e udire con i propri orecchi. Erode intese troncare un cammino, è gettare nel dubbio colui che invece aveva fatto verità nella vita stessa del tetrarca. Ma il Vangelo procede la sua corsa: la buona notizia passa dalle parole di Giovanni ai gesti stessi di Gesù.
Qui è già racchiusa quella fantasia creativa di cui tanto si parla in questi tempi. È proprio in tempi di crisi che l’uomo aguzza l’ingegno. Si tratta – dice Gesù – di guardare attentamente la realtà e di prestare molta attenzione a ciò che si ascolta. Una nota pubblicazione di parole crociate, quiz, rebus e giochi interattivi aveva una rubrica intitolata proprio: «Aguzzate la vista». Due scene pressoché identiche inchiodavano il nostro sguardo di bambini per insegnarci a cogliere quelle lievi, lievissime differenze. È proprio questo esercizio che ci è richiesto nella vita, in ogni tempo ma soprattutto quando l’uomo può sentirsi privato della sua libertà e invaso dal dubbio. La parola profetica è ammutolita nel carcere. La fantasia creativa dello Spirito ha già trovato modo di reinventare l’annuncio stesso del Vangelo perché questi possa proseguire la sua corsa non più con le parole di Giovanni ma con le azioni stesse compiute da Gesù, azioni che ora sono sotto gli occhi di tutti.
Non è un caso che ancora oggi leggiamo diari di grandi uomini e donne che hanno vissuto la stessa esperienza di Giovanni Battista: penso anche solo a uomini come Dietrich Bonhoeffer o a donne come Etty Hillesum che più volte ho citato pubblicando alcuni loro scritti. Sono proprio persone così che ci insegnano a guardare attraverso la lucentezza di un cucchiaino tutto la luce del sole che vi si riflette comunque anche quando tutto attorno ci fosse buio.
Sono giorni di grandi tramonti, dai colori particolarissimi. L’aria è tersa, non c’è nebbia. Le nuvole riflettono a secondo della loro consistenza i colori del sole. Molti spediscono o postano immagini di tramonti. E se fosse davvero un segno: se Qualcuno ci stesse dicendo seriamente di guardare di più al Cielo? Non sarebbe neppure male – come recita il salmo – pensare che i cieli continuino a narrare silenziosamente la gloria di Dio. Un piccolo schermo sta forse diventando il nostro carcere? Tutto e il contrario di tutto… e non sappiamo più cosa, come e dove guardare. Un nuovo mito sta nascendo (o forse è già nato!): tecno-scientismo, lo chiamano. E l’uomo si affida a queste sue creature… piuttosto che al Creatore. Tornassimo anche noi, come Giovanni, a chiederGli: sei tu Colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? Solo così la nostra ricerca sarà un cammino personale, lento ma fecondo e non solo l’attesa di una risposta rapida da ottenersi su un motore di ricerca.
Signore, rendici strumenti della tua pace
Lord, make us instruments of your peace
Dove c’è odio, fa’ che il tuo amore cresca
Where there is hatred, let your love increase
Signore, rendici strumenti della tua pace
Lord, make us instruments of your peace
I muri di orgoglio e pregiudizio cesseranno
Walls of pride and prejudice shall cease
Quando siamo i tuoi strumenti di pace
When we are your instruments of peace
Signore, rendici strumenti della tua pace
Lord, make us instruments of your peace
Dove c’è odio, fa’ che il tuo amore cresca
Where there is hatred, let your love increase
Signore, rendici strumenti della tua pace
Lord, make us instruments of your peace
I muri di orgoglio e pregiudizio cesseranno
Walls of pride and prejudice shall cease
Quando siamo i tuoi strumenti di pace
When we are your instruments of peace
Dove c’è odio, mostreremo il suo amore
Where there is hatred, we will show his love
Dove c’è un infortunio, non giudicheremo mai
Where there is injury, we will never judge
Dove c’è lotta, diremo la sua pace
Where there is striving, we will speak his peace
Ai milioni che piangono per essere liberati
To the millions crying for release
Saremo i suoi strumenti di pace
We will be his instruments of peace
Signore, rendici strumenti della tua pace
Lord, make us instruments of your peace
Dove c’è odio, fa’ che il tuo amore cresca
Where there is hatred, let your love increase
Signore, rendici strumenti della tua pace
Lord, make us instruments of your peace
I muri di orgoglio e pregiudizio cesseranno
Walls of pride and prejudice shall cease
Quando siamo i tuoi strumenti di pace
When we are your instruments of peace
Dove c’è cecità, pregheremo per la vista
Where there is blindness, we will pray for sight
Dove c’è oscurità, risplenderemo la sua luce
Where there is darkness, we will shine his light
Dove c’è tristezza, porteremo il loro dolore
Where there is sadness, we will bear their grief
Ai milioni che piangono per il sollievo
To the millions crying for relief
Saremo i vostri strumenti di pace
We will be your instruments of peace
Signore, rendici strumenti della tua pace
Lord, make us instruments of your peace
Dove c’è odio, fa’ che il tuo amore cresca
Where there is hatred, let your love increase
Signore, rendici strumenti della tua pace
Lord, make us instruments of your peace
I muri di orgoglio e pregiudizio cesseranno
Walls of pride and prejudice shall cease
Quando siamo i tuoi strumenti di pace
When we are your instruments of peace
I muri di orgoglio e pregiudizio cesseranno
Walls of pride and prejudice shall cease
Quando siamo i tuoi strumenti di pace
When we are your instruments of peace
“Sia lode al dubbio!
Oh bello lo scuoter del capo su verità incontestabili!
Oh il coraggioso medico che cura l’ammalato senza speranza!
Ma d’ogni dubbio il più bello è quando coloro che sono senza fede, senza forza, levano il capo…”
(Bertolt Brecht)
Non lo so se Bertolt Brecht pensasse al Cielo, anzi, credo proprio di no!
Eppure la forza meravigliosa dell’alba e del tramonto c’e dalla notte dei tempi.
E penso che ogni uomo, credente o no, levando il capo si chieda: “Cosa mai è l’uomo…?”.