Alimentare una buona relazione

«Io crescerò, sicuro per il mondo andrò / e coi biscotti […] il mio amore avrai». era la colonna sonora di un vecchio slogan pubblicitario di biscotti per bambini. Niente di più azzeccato di una piccola filastrocca: un figlio canta il suo desiderio di andarsene presto a fare due passi per il mondo, mentre la madre gli ricordava dove fosse la sorgente di quella sicurezza necessaria per crescere.. Penso di non essere l’unico ad avere ancora impressi nella mente queste parole e la melodia che le portava a noi. In un certo senso è impressionante che certi concetti educativi vengano a noi tramite degli slogan pubblicitari. 

Perdonerete la banalità del paragone ma cercavo un’immagine per parlare di quanto il Vangelo dice a noi oggi. C’è sempre un donatore all’inizio. La mamma che nutre il figlio. Un padre che infonde sicurezza. Col latte, primo alimento, viene così a costruirsi una relazione. Si succhia latte e si riceve non solo il nutrimento per far crescere il corpo, ma anche fiducia e amore. Presto anche quel figlio comincerà a chiedere «Cos’è? Perchè?»: domande lecite, necessarie per conoscere il mondo. Quell’incondizionata fiducia, quella fede cieca del bambino che prende per buono il latte senza farsi troppe domande è davvero un emblema di quella relazione che perfino il Padre del cielo vuole alimentare nei suoi figli in terra. 

Il popolo camminava nel deserto. Sentiva il peso di quel trasloco in corso: dalla schiavitù (apparentemente più rassicurante, non fosse che per il cibo garantito) alla libertà, dono che ancora oggi stiamo cercando di comprendere. Per nutrire quella relazione e farsi credibile, il Padre prodigo da sempre provvede. Si svegliavano al mattino e trovavano un cibo leggero, simile al pane. «Cos’è?» (che nella loro lingua si diceva più o meno «man hu?») domandarono a Mosè.

Domanda più che legittima in pieno deserto, svegliandosi al mattino senza aver fatto nulla per guadagnare quella sostanza, senza sapere chi avesse preparato quel cibo, senza averlo guadagnato col sudore della fronte. È il dono. È il pane che viene dal cielo che Dio diede ai suoi figli. Ma poiché Dio non lo vedevano, fu normale attribuire quel dono ad un generoso Mosé che, per umiltà, non si sarebbe mai attribuito quell’opera. Eppure quell’uomo con Dio ci parlava faccia a faccia senza per altro morire! Anzi, in quel colloquiare con Dio, faticoso come salire ogni volta su una montagna; in quel colloquio che traduceva umani bisogno e divini desideri, Mosé alimentava la sua vita di fede e ne dava poi al suo popolo perché procedesse la traversata nel deserto. Indiscutibile grandezza di Mosé. Che fede ci vuole per stare a colloquio in Dio e muovere passi verso la libertà?

Si comprende dunque quanto grande doveva essere il riferimento a Mosè sia per chi durante il cammino lo contestava o lo supplicava di fare qualcosa, sia per chi, molti secoli dopo, trovandosi già liberato, ne conservava una tale venerazione da non ammettere concorrenti. 

Gesù stesso donò del pane in abbondanza, condividendo fino a sazietà dei presenti. E il rimando, nella mente dei credenti, fu immediato. C’è forse qui un nuovo Mosè? Ma se così fosse… chi è più grande dunque? Mosè o Gesù? A chi dovranno credere? Si capisce dunque il dibattito in corso tra Gesù e la folla.

Il segno è nel pane. Ma l’opera? Chi è l’autore? Chi ha mandato quel pane? 
Il segno è nel dono. L’opera è credere che la vita si può donare e donandola si fa nutriente. Buone relazioni sono garantite. È questo che dobbiamo credere. Credere in Gesù è esattamente accoglierlo come l’opera che Dio ho fatto in mezzo a noi. Un capolavoro, una meraviglia ai nostri occhi. Gesù è stato donato a noi come pane (perché solo Dio sa quanto gli uomini lo cerchino!) perché da questa relazione potessimo alimentare una fede che ci faccia sentire figli di Dio e fratelli tra noi. 

Cristo risorto, vivente per sempre,
noi ti adoriamo.
Tu sei sceso nel punto più basso
per rivelare l’amore del Padre
per ogni creatura.
Lodato sii Tu, Signore risorto!
Come la sera della tua risurrezione
soffi su ognuno di noi lo Spirito santo.
Lodato sii tu, Signore risorto!
Ci doni di diventare
testimoni della tua presenza.
Lodato sii tu, Signore risorto!

(dalla preghiera di Taizé)

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,30-35)

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Tutti voi che amate
e che attingete alle sorgenti
della tenerezza quotidiana:
donate
a coloro che attraversano i deserti
dell’abbandono e della solitudine.

Tutti voi che mangiate
ogni giorno a sazietà
non mandate indietro nessuno:
donate
a coloro che gridano alla vostra porta
e al vostro cuore, a causa della miseria.

Tutti voi che resistete
in mezzo alle tempeste e alle tenebre:
lasciatevi afferrare dalla compassione,
donate
a coloro che sono sempre esitanti,
nell’indecisione e nello scoraggiamento.

Tutti voi che partecipate all’eucarestia
e comunicate con Cristo,
donate voi stessi!
Senza misura!
Spezzate e moltiplicate
il vostro amore e la vostra presenza,
il vostro cibo e la vostra consolazione
a tutti quelli che attendono,
affamati di Vita.

(Charles Singer)

Safet Zec, Il pane della carità, cattedrale di Treviso (2019)

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Piccoli Pensieri (2)

... Alba

Nella storia del popolo ebraico, c’era stato un segno dal cielo, lungo il cammino verso la terra promessa:
la manna.
Oggi Gesù, risponde con l’unico segno che porta verso la vita eterna:
Lui stesso, il vero ” pane della vita”. Grazie Gesù, senza di Te sarei persa, solo Tu puoi darmi ciò che il mondo non potrà mai donarmi. Con un pezzetto di Pane,la fede in Te con i miei fratelli, mi fa scoprire la gratuità e la totalità del Tuo dono e della Tua presenza.

20 Aprile 2021
Emanuela

In questi tempi di fame di pane condiviso, a causa delle restrizioni per la pandemia, il dono più bello è stato il ritorno alla Messa in comunità.
E il laboratorio della parola: entrare la domenica in chiesa, con il suono degli accordi delle chitarre, e i bambini composti, in attesa del loro ‘pane’… ogni volta mi sembra una benedizione. Ci stanno mostrando quanta fame hanno di parole belle… e ci stiamo accorgendo che ne abbiamo bisogno anche noi.

20 Aprile 2021

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