Anche i pesci si fecero dono
Venerdì fra l’ottava di Pasqua
(At 4,1-12 / Sal 117 / Gv 21,1-14)
Dopo le apparizioni a Gerusalemme e dintorni, ci spostiamo al nord, in Galilea dove, per altro, il Risorto aveva chiesto esplicitamente di andare. È dunque un appuntamento. Sono sette i discepoli che si trovano insieme. Quel tornare in Galilea sembra quasi un ritorno al punto di partenza. Unico indizio di novità è il fatto stesso che lo chieda il Risorto. Tornare in un luogo dove si sono vissuti momenti intensi in compagnia di qualcuno doveva essere certamente qualcosa di struggente. Chissà quanti ricordi riaffiorarono strada facendo. Attorno al mare di Galilea i discepoli, prima di incontrare Gesù, non erano che pescatori. E pescatori vogliono tornano ad essere. Di qualcosa avrebbero dovuto pur vivere d’ora in poi. Forse hanno perso un po’ la mano, ma tornare a pescare è sempre meglio che mettersi da capo ad imparare un nuovo mestiere. La notte è simbolicamente infruttuosa: detto qui non è che una conferma. Di tempi bui ce n’erano stati negli ultimi giorni con Gesù.
Occorre la luce del giorno. E pure la fame del mattino, a colazione. La fame di un personaggio non ben definito che attende sulla riva i pescatori. Dev’essere imbarazzante per un pescatore, di ritorno da una notte di lavoro, non aver nulla da mettere sul mercato.
Improvvisamente inizia ad accadere qualcosa: alcune parole, un linguaggio tipico, espressioni già sentite altre volte: figlioli. Poi l’invito a gettare la rete e di nuovo una pesca che ha del miracoloso non fosse altro che per quella poca distanza dalla riva. Ignorante di pesca come sono, non ci vuole molto ad immaginare che il pesce è più abbondante in mare aperto. Sembra che perfino i pesci obbediscano a quel desiderio di radunare i figlioli dispersi. Sembra perfino che tutta la creazione si disponga a fare ciò che dice il Signore. I pesci stessi sembrano aver udito l’invito del Signore e non vogliono mancare all’appuntamento. Saltare nella rete e offrirsi poi in pasto è l’esito felice della pesca e quelle creature che prima nuotavano libere in mare aperto ora sembrano disporsi ad essere, essi stessi, un dono per completare il disegno di quell’Uomo che aveva ancora fame e chiedeva da mangiare: illustrazione di una comunione più grande.
Il dono di sé è necessario per riconoscere il Risorto. Gesù stesso, nell’ultima cena e poi sulla croce, si donò. La fame diventa condivisione come la cattura fu, in realtà, un suo consegnarsi. L’acqua del lago e i monti che gli fanno da cornice, la luce del primo chiarore, i pesci del mare, il fuoco di brace, quel pesce già in cottura e quello che aggiungerà Pietro: tutto sembra far segno e convergere verso questa eucarestia finché Egli disse: «Venite a mangiare».
Nella vita si è introdotti, accompagnati, invitati. Prendere da sé, contare soltanto sulle proprie capacità non è pensiero fecondo o fruttuoso. Raccogliersi e convergere attorno ad una Parola che invita a gesti di comunione ridona vita e strappa l’uomo da quella fame insaziabile di comunione… la morte, non dimentichiamolo, toglie la fame, lascia digiuni.
Se l’ultima cena fu profezia del dono di Sè sulla croce in quell’ora di tenebre, quel pasto mattutino, come l’eucarestia all’inizio del giorno, è segno di una vita nuova che trae il suo inizio attingendo dalla Parola stessa.
Manda su noi il tuo Spirito santo
e da’ alla nostra terra che ci è cara
un nuovo volto.
Fa’ che regni la pace ovunque ci sono uomini,
la pace che non sappiamo creare
e che è più forte di tutta la violenza,
la pace tua come un legame,
un nuovo patto fra tutti noi,
forza vitale di Gesù Cristo qui in mezzo a noi.
Huub Oosterhuis
Dal Vangelo secondo Giovanni (21,1-14)
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Scoprire la Sua presenza nelle piccole cose, nella fedeltà ad un quotidiano che, tanto più ci sembra ordinario alle volte, quanto più è straordinario perché è Lui a renderlo così… Non servirà andare molto lontano allora perché ritroveremo Dio in ogni cosa, in ogni dove, tanto fuori di noi quanto in noi e sarà già forse questo un lieto annuncio, l’inizio di una perenne letizia. I Suoi occhi nei nostri occhi, le Sue mani nelle nostre mani ed il Suo cuore nel nostro cuore per riempire tutto d’Amore.
Signore, non ho nulla da presentarTi. Sono a mani vuote. Dalle mie azioni non ho prodotto i frutti sperati. Tento di amare ma i pesci scappano, sentendo odore di egoismo e superbia. Nel silenzio del mio cuore, sento che Tu mi inviti a non “mollare”,a non dare spazio alla delusione, ma a gettare ancora la rete con fiducia.