Antichi fraintendimenti
(At 9,1-20 / Sal 116 / Gv 6,52-59)
Il suo parlare era chiaro. I gesti ancora di più. Le aspre discussioni, quelle, erano tra i suoi uditori. Arrivavano alle loro orecchie parole forti che sembravano letteralmente stravolgere quei comandi che Dio aveva dato al suo popolo per mezzo di Mosé, antiche Leggi legate al culto e alla vita quotidiana, scritte nel libro del Levitico.
Fino ai tempi di Noè, prima del diluvio, non era nemmeno questione di carne e sangue: l’uomo traeva il suo sostentamento dal mondo vegetale. Successivamente imparerà ad essere carnivoro. La carne era cibo destinato a Dio il quale traeva nutrimento dai sacrifici che gli uomini offrivano, e tutto questo fin dai tempi di Caino e Abele. Potremmo dire che le cose iniziarono a guastarsi proprio a quei tempi, quando il sangue di un fratello iniziò a scorrere in terra. Caino aveva ucciso Abele.
Serviva dunque una Legge che sottolineasse una ragione più che plausibile per cui togliere la vita ad una creatura. E l’unica ragione non poteva essere che quella di Dio. Raccogliere il sangue, separandolo dalla carne, era l’unico modo per cui era possibile accertare che l’animale fosse morto. Il sangue che scorre nelle vene è la vita, un movimento circolatorio dentro un corpo.
La mancanza di spargimento di sangue in terra garantiva che quella morte non fosse frutto di ingiustificata violenza. Le operazioni di questa «santa macelleria» dei culti sacrificali, assicurate già ai tempi dal sacerdote Aronne, si dovevano dunque svolgere secondo precise leggi e rituali tali per cui si potesse davvero essere certi che quella morte non era avvenuta per invidia o per collera. Nulla doveva più far ripensare allo spargimento di sangue di Abele, il giusto, e nulla di quella faccenda doveva replicarsi più. Tant’è che il sacrificio animale, certificato dal sacerdote davanti alla Tenda del Convegno (quel luogo che diventerà poi il Tempio una volta che il popolo si stabilirà nella terra promessa) veniva chiamato «sacrificio di comunione». Questo buon fine (la comunione con Dio) giustificava il mezzo (il sacrificio animale). Una parte della carne offerta alla divinità restava a disposizione dei sacerdoti i quali ne potevano mangiare appunto in segno di comunione. Condividere il cibo sarebbe dunque garanzia di pace al contrario del fratricidio. Come che sia, il sacrificio dell’animale era principalmente finalizzato a ristabilire la comunione stessa con Dio.
Si legge nel Libro del Levitico: «Ogni uomo, Israelita o straniero dimorante in mezzo a loro, che mangi di qualsiasi specie di sangue, contro di lui, che ha mangiato il sangue, io volgerò il mio volto e lo eliminerò dal suo popolo. Poiché la vita della carne è nel sangue». (Lv 17,10-11)
Premesso tutto questo, forse ci è più chiaro comprendere l’indignazione dei Giudei. Non è un’epidermica antipatia quella che li spinge a scagliarsi contro e palesarsi nemici di Gesù. È qualcosa di più profondo, che tocca il cuore del loro stesso credere, del loro rapporto con Dio. A rifletterci attentamente si comprenderà bene quanto grande sarà la contraddizione: così preoccupati di vigilare a queste prescrizioni religiose, non si fecero problema alcuno nel condannare a morte un fratello – l’Agnello di Dio – appendendolo ad una croce. Ma trovarono l’escamotage di un’alleanza con l’impero romano che contemplava un tale modo di fare giustizia.
Agli orecchi dei Giudei, il discorso si faceva inaccettabile per questa insistenza di Gesù che parlando di Vita continuava a tenere unito la carne e il sangue. Diceva: «Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita». E per parlare di Vita non poteva che tener uniti carne e sangue. Altrimenti avrebbe parlato solo di morte.
«Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue» disse, tenendoli assieme sul tavolo dell’Ultima cena. Stava donando la sua Vita, affinché noi traessimo sostentamento da Lui. Un sacrificio di comunione ridefinito da una nuova legge: non c’è amore più grande di chi dona la sua vita per i propri amici. La vita tra gli uomini scorre nella pace come il sangue nelle vene quando questi imparano a mangiare assieme. Se c’è comunione tra fratelli è garantita la comunione anche con Dio. Se così non fosse – disse – meglio sarebbe lasciar lì ogni offerta davanti all’altare e andare prima a riconciliarsi col proprio fratello (Mt 5, 23-25)
Signore,
rendici forti nella fede
e limpidi nell’amare.
Scaldi, con il fuoco del tuo Spirito,
i nostri cuori e le nostre parole
per risvegliare la Comunità.
Anche se il nostro sguardo
non penetra nei tuoi piani,
Tu ci conduce dalle tenebre alla Luce.
Amen.
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,52-59)
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Dammi te stesso, mio Dio,
restituiscimi te stesso.
Io ti amo.
Se così è poco,
rendi più forte il mio amore.
So questo soltanto:
che tutto ciò che non è te
per me è male,
non solo al di fuori di me,
ma anche in me stesso;
e ogni mia ricchezza,
se non è il mio Dio
è miseria.
(Agostino d’Ippona, Le Confessioni)
Tutto ci hai donato, il corpo ed il sangue del Tuo amato Figlio per essere tutto in noi e permettere a noi di essere tutto in Te. A volte mi chiedo, con un meraviglioso canto:
“Cosa offrirti o Dio, cosa posso darti,
eccomi son qui davanti a te.
Le gioie ed i dolori,
gli affanni di ogni giorno,
tutto voglio vivere in te”. Che la nostra vita possa davvero diventare una perenne offerta a Te gradita per vivere di eternità già da ora. L’amore e la pace che ogni giorno ci doni, ci sostengano in questo.