Ascoltare è amare
(Tb 6,10-11; 7,1.9-17; 8,4-9 / Sal 127 / Mc 12,28-34)
In mezzo alle dispute dei vari gruppi religiosi contro Gesù, si avvicina uno degli scribi. Il rischio è quello di fare di tutta l’erba un fascio. Anche lo scriba poteva dunque essere identificato ai gruppi precedenti. Gesù avrebbe potuto già starsene sul chi vive. È dunque Gesù stesso che mantiene per primo un atteggiamento di ascolto. La domanda dello scriba è priva di fronzoli lusinghieri, è diretta. A questo punto possiamo dire che è piuttosto un buon segno.
Gesù risponde citando il celebre testo che costituisce una delle preghiere più care alla tradizione ebraica: lo Shema’. Leggiamo nel libro del Deuteronomio: Questi sono i comandi, le leggi e le norme che il Signore, vostro Dio, ha ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso; perché tu tema il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni. Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. (Dt 6,2-6)
A questo comando-preghiera Gesù aggiunge un comando che sta alla dine di una lunga serie di precetti altruisti contenuti nel libro del Levitico: amerai il tuo prossimo come te stesso. (Lv 19,18). I versetti precedenti entravano nel dettaglio, facendosi esempi concreti per la vita qutodiana. Forse, per una volta, è bene leggerli: Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio. Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo. Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo. Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo. (Lv 19,9-18)
L’amore di Dio, che per Gesù è sempre e solo Padre, si intreccia e si incarna così concretamente nel quotidiano da diventare amore stesso per i suoi figli, nostri fratelli. Perfino chi ha lavoro, mentre lo svolge per il proprio profitto e per amore di sé, può mettersi in ascolto di chi lavoro non ne ha. Un campo non mietuto fino ai margini è già ascolto della fame altrui. Un campo da spigolare è lasciare che l’altro si avvicini per cercarvi il pane.
Allo scriba, che ben conosceva la Torah, saranno certamente venuti in mente anche tutti i versetti precedenti, propio questi che abbiamo appena letto. ripete citando a sua volta un altro passo nel quale amore di Dio e amore del prossimo coesistono. La loro somma vale più di tutte le offerte rituali di olocausti e sacrifici. Troppo facile sarebbe credere in Dio mettendoci sangue altrui. Verrà l’ora – disse – in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio (Gv 16,2). Lo scriba, citando il comando del Levitico, ad ascoltarlo attentamente, sembra suggerire a Gesù stesso che non parteciperà alla condanna.
Improvvisamente lo scriba si sente dire di non essere lontano dal regno di Dio. Gesù stesso è il regno di Dio. In Lui l’amore si fa ascolto di Dio e ascolto del prossimo; quello che era immaginato come un luogo fisico in Lui si fa persona.
Sì, è vero: non c’è altra legge che ci salvi, Signore:
se non ci amiamo ci uccideremo.
Ma è difficile, senza di te
perché tu sei la fonte stessa dell’amore:
e poi, amarti con tutta la mente,
amarti con tutto il cuore e con tutte le forze!
questo è il prodigio in cui vogliamo sperare
e che ti chiediamo di compiere, Signore.
Amen.
Dal Vangelo secondo Marco (12,28-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Ascolta uomo, chiunque tu sia:
il Signore è il nostro Dio, ascolta:
il Signore è uno solo.
Amerai il Signore tuo Dio:
ascolta in silenzio
questo mendicante d’amore!
Perché Dio è amore
e non può non amare l’amore
e tu sarai il suo amante.
Ascolta Dio che ti parla:
uomo, chiunque tu sia,
è lui tuo Padre, è l’amico.
Ascoltatate tutti, uomini, o genti,
voi, tutte sue creature,
cielo e terra e foreste e oceani.
È Dio che ti parla in silenzio:
questo infinito silenzio
voce del rabbrividente silenzio.
Respiro del tuo respiro,
battito del tuo cuore,
rombo del sangue alle tempie.
È Lui che ti cerca:
Dio ama per primo,
Dio ha bisogno di amare.
È l’amore che chiede amore,
chiede di essere amato l’Amore,
questo soltanto chiede.
E ciò che chiede, assolutamente vuole,
e non perdona l’Amore,
esso stesso è dono e perdono.
Non può finire mai l’Amore,
se l’Amore ha una fine
non era Amore.
Per questo solo Dio è Amore:
questa è la sua legge,
la sola legge per una vita possibile.
Dio aveva bisogno di sentirsi umano,
Per questo ha preso carne
e si farà ciascuno di noi.
Dio-uomo, ultimo di tutti,
schiavo dell’uomo per amore,
e prenderà su di sé il suo stesso peccato.
Morirà per te, si farà uccidere:
il nostro non è un Dio sanguinario,
e un Dio che dona il suo sangue.
È un Dio umano,
di lui solo puoi dire:
è misericordia vivente e infinita.
Misericordia: amore che trabocca
di progenie in progenie
su quanti lo temono.
(David Maria Turoldo)