Basterebbe poco
Safet Zec, Pane spezzato, 2003
(At 5,34-42 / Sal 26 / Gv 6,1-15)
Giovanni capitolo sesto. Ci terrà compagnia da oggi e per tutta la prossima settimana. Una lunga meditazione attorno a Gesù, che si presenterà come Pane di vita, meditazione che prende spunto proprio dal segno della condivisione di cinque pani d’orzo e due pesci.
La folla lo rincorreva per i segni che faceva sugli infermi. E questi, evidentemente, si rimettevano in sesto. Saltavano in piedi. Lui, Gesù, sembrava il pane quando attira con la sola forza della sua fragranza, del suo profumo. Andavano a Lui come quando da terre povere ci si muove in cerca di pane. Erano affamati delle sue parole. Di quelle folle Lui vide la fame. Nel deserto, come raccontano gli altri Vangeli, resistette alla tentazione di sfamarsi da sé e solo per sé. Chiuse la bocca al Tentatore, affamato e ingordo di quel Pane. Solo nel deserto, Gesù andò oltre la sua fame, pensando in quella solitudine a chi – come Lui – aveva fame.
Il segno del pane è da riconoscere al rovescio. Non cioè a partire dal conteggio finale del grande numero, seppure approssimato, di coloro che mangiarono. Né a partire dal numero delle ceste avanzate. Il segno è da leggere a partire dal dono iniziale: quel così poco per così tanta gente. Si parte da questo poco per comprendere ciò che accadrà.
Basterebbe davvero poco se avessimo colto questo segno. Nessuna volontà di potenza. Soltanto una disponibilità – quasi ingenua – ad offrire il poco che si ha, come un ragazzo che non sa ancora fare calcoli. E ci prova. La fede appartiene ai piccoli, ai semplici, a chi non conta e non vuole contare. A chi non è stato sporcato da altri calcoli strumentalizzanti.
Pregò ringraziando. Ringraziò per quel ragazzo. Ringraziò per i discepoli che già erano riusciti a far accomodare tutta quella folla. Le rivolte, quando si ha fame, sono sempre dietro l’angolo. Certamente ringraziò il Padre per quel segno che stava per compiersi. Chi è abituato a ringraziare non deve temere: presto saprà donare e condividere. Ringraziare significa riconoscere che l’origine è altrove. E noi, sempre all’Eucarestia per noi stessi. Si fa Eucarestia per imparare a condividere con gli altri ciò che siamo, ciò che è nelle nostre possibilità. Ma quel segno fu presto travisato: pensavano di aver finalmente trovato un re che desse da mangiare al suo popolo. Come a togliersi ogni responsabilità se non quella di osannare chi pensavano potesse dispensarli dal far dono di sé. Il segno invece era proprio in quell’esempio che egli stesso, per primo, stava lasciando: «Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13,15)
Spirito santo,
amore puro, sincero e perfetto!
Dammi un cuore per amarTi,
dammi occhi per vederTi,
dammi orecchi per udire la tua voce,
dammi labbra per parlare di Te,
il gusto per assaporarti.
Dammi l’olfatto per sentire il tuo profumo,
dammi mani per toccarti
e piedi per seguirti.
Sulla terra e nel cielo
non desidero che te, mio Dio!
Tu sei il mio solo desiderio,
la mia consolazione,
la fine di ogni angoscia e sofferenza.
Tichon di Zadonsk
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,1-15)
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Chi li aiuterà?
Hanno bisogno di giustizia
e nessuno li difende,
hanno bisogno di una casa
e nessuno gliela costruisce,
hanno bisogno di una terra
e non hanno nulla da coltivarvi.
Hanno bisogno d’amore,
da donare e da ricevere
e non c’è nessuno.
Hanno bisogno di Dio
e non c’è nessuno che glielo annunci.
Hanno bisogno di pane
e nessuno lo spartisce con loro.
Hanno bisogno di coraggio
e nessuno li aiuta a restare saldi
e pieni di dignità.
Hanno bisogno di musica
e non c’è nessuno
che insegni loro a cantare.
Hanno bisogno di noi!
Signore, Tu sei da sempre con loro
e tu ci chiedi di raggiungerti:
«Amici, venite tutti!
Abbiamo bisogno di voi!»
Charles Singer
Il pane quotidiano costa fatica e spesso a qualcuno manca.Tutti cercano il pane quotidiano che sfama, che dà energia, che viene condiviso, che dà calore. E noi che possiamo leggere di Gesù troviamo il pane quotidiano nelle sue parole. Gesù è un dono e una grande ricchezza per la donna per l’uomo per i giovani, ma pochi vogliono avvicinarlo, abbracciarlo ed essere forti grazie a lui
Oggi il Papa emerito Benedetto XVI compie 94 anni è sua questa frase che potrebbe essere un accenno alla piccolezza che vuole Gesù dai suoi discepoli: “SOLO GESÙ È INDISPENSABILE, EGLI CONTINUA A TENERE IL TIMONE DELLA CHIESA! AVANTI CON FIDUCIA”. Auguri e grazie per le tue preghiere nel silenzio e umiltà.
Un altro prezioso regalo, un punto di vista diverso per leggere questo evento: condividere il poco che si ha, riconoscendo il bisogno di molti, senza calcoli, riconoscenti di un dono che ci ha preceduti.
Come non pensare alla nostra cecità e pochezza!? Anche in questo difficile momento di forte incertezza economica, ciascuno vede solo il suo bisogno, strepita rivendicando per sé ciò che gli spetta e, accecato dal proprio disagio, ci si infastidisce del bisogno dell’altro, disconoscendolo. O peggio ancora ci si chiude nel proprio egoismo e si pensa al proprio benessere.
E che dire dell’indifferenza dei pochi, che già ricchi non sentono il disagio alla vista della povertà dei molti e non fanno nulla per ridistribuire il troppo che continuano ad acumulare!?
La riflessione di oggi mi spinge ad indignarmi per le mie piccole paure e per le grandi ingiustizie di questo nostro tempo.
Eppure la nostra vita sarebbe meno complicata e forse più felice se riuscissimo a praticarla seguendo l’esempio di Gesù! Riconoscenza e dono… grazie, don Stefano!
“Come a togliersi ogni responsabilità se non quella di osannare chi pensavano potesse dispensarli dal far dono di se”. Ogni tanto mi chiedo quale è lo scopo dell’esistenza dell’uomo. Il catechismo che tanti anni fa mi hanno fatto imparare a memoria mi diceva che “Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo, seguirlo in questa vita e goderlo nell’altra”. Ma allora avevano ragione loro, era comodo avete il pane e in cambio dover solo lodare Dio. E allora sono molto a posto se ringrazio Dio per ogni dono e lo lodo. Basta così? Non mi ricordo bene che cosa diceva il resto della risposta del catechismo, ma credo che non basti così. Ricordo il comandamento più grande: ama Dio e il prossimo. Dire grazie sì, fondamentale, ma guardarci intorno per far sì che anche gli altri abbiano di che ringraziare Dio. E allora non mi sento più a posto. Come posso fare? Che cosa posso far? Perdonami Dio la mia mancanza di fantasia nel trovare cosa posso fare per gli altri