Braille
(2Cor 3,4-11 / Sal 98 / Mt 5,17-19)
Abolire può essere sinonimo di impoverire. Abolire dal linguaggio alcuni vocaboli è impoverire il nostro modo di parlare, di raccontare. Una lingua, seppur viva, quando perde le parole faticherà a raccontare, ad esprimere ciò che passa nella testa o nel cuore di una persona. Forse è proprio ciò che ci sta accadendo: riducendo al minimo il nostro lessico, diventa difficile comprendersi. Ci sono piccoli segni di punteggiatura che se non li utilizziamo rischiano di alterare il significato di una frase. Conosciamo meno parole. Per alcune parole nuove che abbiamo dovuto imparare, quante altre ne abbiamo perse? Se perdiamo parole perdiamo confidenza con la Vita, rischiamo di non riuscire a raccontarla e rischiamo di perdere certe battaglie che sono vitali.
Immaginiamo ora un discorso o un pensiero scritto in linguaggio Braille al quale dovessimo togliere casualmente dei punti. Il rischio evidente sarebbe proprio quello di non comprendere o di alterare il senso del contenuto. Il cieco non troverebbe più il filo del discorso e perderebbe la strada. La Parola di Dio, fatta dai libri della Legge e dai libri profetici, è lampada per i passi dell’uomo che crede, che sceglie di camminare su quella strada senza necessariamente vedere la meta ma fidandosi ciecamente di quei comandi, di quei precetti che lo porteranno a vedere Dio.
Corriamo il rischio di pensare che il primo testamento (quello della Legge e dei Profeti appunto) decada con l’avvento del Nuovo. Come se ci fosse un Dio della Legge e dei Profeti, e un Dio di cui ora è Gesù a rivelarne il volto. Ma questo pensiero sarebbe già una contraddizione all’affermazione dell’unicità di Dio. A questo punto ci sarebbero già due dèi. Non si tratta di abolire l’antico per rimpiazzare col nuovo. Si tratta di compiere, di portare cioè a termine, di concludere, di finire. Tutte le strade portano a Roma, si dice. Parafrasando potremmo dire che tutte le parole scritte nella Legge e nei Profeti portano a Gesù. Ed è esattamente quel fine lavorio che farà il risorto, affiancandosi ai due discepoli in cammino verso Emmaus, quando spiegherà loro, a partire da Mosé e da tutti i profeti, ciò che si riferiva a Lui. Anche sul monte Tabor, nell’ora della trasfigurazione, apparvero Mosé ed Elia a conversare con Gesù.
Abolire Legge e Profeti, lasciar perdere le parole scritte prima della venuta di Gesù, significherebbe per noi faticare ancora di più a comprendere il valore di quel dono che il Padre ci ha fatto mandando suo Figlio in mezzo a noi
Cosa desiderare se niente e nessuno ti fa sentire cos’è l’attesa? La creazione tutta, a ben guardarla, attende con impazienza la rivelazione di ciò che sarà e noi stessi ci portiamo addosso il segno che attendiamo un compimento, una realizzazione. La morte non può essere l’ultima parola: lo dicono i comandi che sono dati per far camminare l’uomo verso la vita; lo dicono i profeti quando annunciano tempi di misericordia e di giustizia. La morte non può essere l’ultima parola poiché Gesù è venuto a dare compimento a questa promessa che Dio da all’uomo di tutti i tempi.
Il fatto è che spesso confondiamo i precetti con qualcosa di opprimente, di pesante, che schiaccia mentre la legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice. Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi.… per chi li osserva è grande il profitto (salmo 18, 8-9.12)
Abolire è camminare da ciechi in un vicolo cieco a sua volta. Dare compimento è camminare su una strada già percorsa da Colui che noi seguiamo.
È per lo Spirito santo,
lo stesso spirito di Cristo,
che possiamo ricordarci delle sue parole:
Padre, mandaci sempre questo Spirito
che orna il creato,
che rivela il senso delle cose
e scruta gli abissi del cuore.
Amen.
Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Non sono per te i comandamenti, Signore.
Essi sono il fondamento di una possibile umanità:
senza, ci distruggeremmo
come avviene ogni giorno.
Non sono per te la religione e il culto,
sono per noi;
ma non riusciamo a osservarli da soli,
perciò la morte è inevitabile:
Signore, realizziamo insieme
la nostra quotidiana umanità.
Non basta studiare e recitare le Sacre Scritture, bisogna esserne parte. Solo Gesù,quale figlio di Dio, può dare al Vecchio Testamento pieno compimento perché è lui stesso il compimento.