Briciole di Cristo (da riconoscere)
(Rm 4,13.16-18 / Sal 104 / Lc 12,8-12)
Non basterà conoscersi. Sarà necessario imparare a riconoscersi.
Conoscere qualcuno è certamente una delle esperienze più esaltanti della vicenda umana. Improvvisamente ci sentiamo meno soli al mondo. Conoscere qualcuno dando poi per scontata quella conoscenza potrebbe però impoverirci improvvisamente. Conoscere qualcuno limitandolo alla nostra personale conoscenza è già costringere l’altro nel mio campo visivo. Conoscere qualcuno potrebbe così limitare l’altro all’interno di un personale giudizio, magari non sempre positivo. Quando si dice: «Conosco quella persona…» è spesso un modo per dire che di quella persona non ne apprezziamo certi aspetti.
Non basta conoscersi. È necessario imparare a riconoscersi. Dopo un torto, dopo un’offesa, dopo una lite, un fraintendimento, non esclamiamo forse: «Non ti riconosco più?!». Cosa succede dunque? È l’altro che è cambiato oppure è il nostro modo di guardare le cose, di vedere le persone, di osservare la realtà? E così ci si può perfino pentire o rattristare di aver conosciuto certa gente.
Non basterà nemmeno sigillare relazioni personali con delle firme, come fossero contratti. Quando si tratta di rapporti umani non basta una firma perché anche dopo aver firmato sappiamo benissimo che c’è un continuo spendersi, donarsi in favore dell’altro. C’è pure un serio lavorio da fare su se stessi per arrivare a maturare una tale fiducia nell’altro che, un giorno, potremmo essere proprio noi a chiedere aiuto, ad avere bisogno.
Nel tempo in cui l’amicizia si conta a suon di like e di follower sarebbe davvero necessaria una riflessione sull’amicizia, sulla simpatia (intesa proprio come capacità di patire con). Ci rallegriamo quando qualcuno ci ha dato l’amicizia su un canale social e probabilmente non abbiamo mai fatto un chilometro di strada insieme, non abbiamo mai condiviso un pasto… e con tanta leggerezza ci sentiamo amici.
Quando Gesù chiamerà amici i suoi discepoli di strada con loro ne avrà fatta. Di tempo insieme ne avrà passato. E soprattutto li chiamerà amici proprio quando alcuni di loro lo avevano appena tradito o stavano per farlo. Ed egli sapeva. Nonostante questa scoperta umiliante del Figlio dell’uomo egli non rifiuterà di chiamare amici proprio coloro dai quali sarà tradito o rinnegato.
Noi che quando non vogliamo vedere qualcuno per strada siamo pure capaci di fingere di non aver visto. Aveva raccontato anche una parabola a riguardo. Persone che professavano di conoscere Dio non lo riconoscono presente in un malcapitato eppure si spacciavano per i professionisti della relazione più alta che ci possa essere, quella che lega la Terra al Cielo. Poi passa un samaritano… e lo si scopre più umano e più credente di quanto si poteva immaginare!
E mentre Pietro rinnegherà di conoscere quell’Uomo condannato a morte (solo ed unicamente per paura di fare la stessa fine), Lui non farà altro che continuare a fissare il suo discepolo negli occhi, senza girargli la faccia. Solo ed unicamente per continuare ad amarlo. Per dirgli la sua amicizia. Solo per riconoscere in lui i tratti di un fratello e non di un nemico.
È solo riconoscendo un fratello nel volto dell’altro che potremo proseguire questo cammino. Se tutti diventano ostili, nemici o avversari, che ne sarà del nostro cammino per comparire davanti al Figlio dell’uomo? E soprattutto che ne è già qui ed ora dello Spirito santo che è stato riversato nei nostri cuori per compiere l’opera più grande che ci sia, l’opera stessa del Padre: fare di Cristo il cuore del mondo e sentirci più fratelli in umanità? Per riconoscere Cristo tutto in tutti e se non ancora tutto, almeno un frammento.
Giovedì sera, guidando una serata di riflessione in una parrocchia, rileggevo il brano della moltiplicazione dei pani, sottolineando che a segno compiuto e a pance piene, Gesù da ancora un ordine. E proprio su quell’ordine mi sono soffermato. Perché avremmo potuto rallegrarci del miracolo, avremmo potuto fermarci a contemplare con stupore che quei cinque pani e due pesci saziarono a sufficienza. Ho spinto ad andare oltre e ad ascoltare quell’invito che Gesù ordina: «Raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto» (Gv 6,1-15).
Se quel segno della moltiplicazione dei pani ci porta a fare grandi riflessioni sull’Eucarestia e sul Corpo di Cristo, davvero non possiamo trascurare neppure quei frammenti del Corpo di Cristo che sono in noi o attorno a noi. Non possiamo fingere di non vederli e questo risulterebbe essere più offensivo verso lo Spirito santo che dimenticare una briciola sull’altare per le quali prestiamo molta cura quando dobbiamo purificare gli oggetti che sono serviti per la celebrazione. Riconoscere un frammento di Cristo anche nella persona più lontana, più estranea, apparentemente più indifferente… è riconoscere lo Spirito santo all’opera in noi e in colui che guardiamo per scorgerne gli stessi tratti di Cristo. Nel pane sull’altare riconosciamo il passaggio dello Spirito santo che invochiamo nel rito… ma nei frammenti di umanità sparsi per il mondo, quanta fatica!!
C’è qualcosa di Cristo in me. C’è qualcosa di Cristo nelle persone che incontro. Il suo santo Spirito indubbiamente.
Signore,
aiutaci a seguire la tua strada,
lungo le vie della nostra vita,
per incontrarti in quanti
hanno fame e sete,
bisogno di aiuto.
Donaci il tuo Spirito di verità,
per illuminare i nostri passi
e sostenerci lungo il cammino
verso la fraternità.
Dal Vangelo secondo Luca (12,8-12)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
Per chi è senza voce,
senza portavoce,
senza amplificatori,
senza niente…
Per chi non ha
neppure il coraggio di chiedere,
la forza di venire qui,
l’ardire di alzare la mano…
Per chi non sa
a che Santo rivolgersi…
quale stella guardare,
alzare gli occhi…
Per te, per tutti voi,
io prego, almeno prego,
anzitutto prego…
Perdonami.
Per carità.
Per Carità.
Quanto è facile a parole riconoscere i “frammenti” di Gesù nelle persone e quanto è difficile riconoscerne il volto nella quotidianità… Abbiamo veramente bisogno di essere docili allo Spirito Santo.
Recita un proverbio dei nativi indiani americani “per conoscere una persona devi camminare per diversi chilometri con i suoi mocassini”…
Camminare con le scarpe di un altro… che fatica!
Per farlo devi attivare tutti quegli stati d’animo che aiutano ad avvicinare un “altro”: simpatia, empatia, compassione (in senso buono) cioè condividere qualcosa dell’altro, mettersi nei suoi panni.
Non aiuta la società, visto che siamo divisi in ‘classi sociali”
Tempo fa, in un corso di formazione, ci è stato raccontato questo esperimento.
A degli studenti universitari sono state date delle magliette, o bianca o nera, da indossare prima di entrare in aula e poi di andare a sedersi senza spiegare il motivo.
Ebbene, i ragazzi si sono raggruppati per colore di maglietta, come a dire “io sono uguale a te e sono accettato nel gruppo”.
Così purtroppo agisce la mente.
Ecco dunque che l’agire di Gesù è volto a farci superare i meccanismi di difesa. Lui incontrava e parlava con tutti lasciando agire la simpatia, l’empatia, la compassione… e naturalmente lo Spirito.
Mentre scrivo, mi ritrovo con la mente in una composizione di luogo.
Chiedo a Gesù di darmi i suoi sandali e provo a camminare per conoscerlo meglio…. che fatica.
Per fortuna c’è l’azione del suo Spirito